Bagnasco: "Il voto a chi difende vita e famiglia"

Il presidente Cei sprona i cattolici e indirettamente appoggia il Pdl: alle elezioni contano i «valori non negoziabili». L’appello alle imprese perché non licenzino. E sulla questione pedofilia: «La Chiesa italiana è vigile nel prevenire»

Roma Il presidente della Cei Angelo Bagnasco scende in campo e precisa che alle prossime elezioni regionali a fare da discrimine devono essere i «valori non negoziabili», come la difesa della vita, del matrimonio tra uomo e donna, della libertà di educazione. Altri «indispensabili valori», come il diritto al lavoro o l’accoglienza verso gli immigrati «si impiantano» sui primi, dai quali non possono essere disgiunti.
È un invito preciso e chiaro, quello che il cardinale pronuncia aprendo i lavori del Consiglio permanente dei vescovi italiani, che si traduce senza difficoltà - per il Lazio - in un implicito appoggio alla candidata del Pdl e che suona al contempo come una presa di distanze da quanti tendono ad allungare l’elenco dei valori «non negoziabili» senza distinzioni e gerarchie. «L’evento del voto - ha detto Bagnasco - è un fatto qualitativamente importante che in nessun caso converrà trascurare», che avviene sulla base di programmi «sempre più chiaramente dichiarati». Il presidente della Cei elenca quindi i valori irrinunciabili per un cattolico: «La dignità della persona umana; l’indisponibilità della vita, dal concepimento fino alla morte naturale; la libertà religiosa e la libertà educativa e scolastica; la famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna». Solo su questo fondamento vengono garantiti altri valori come «il diritto al lavoro e alla casa, la libertà di impresa finalizzata al bene comune; l’accoglienza verso gli immigrati, rispettosa delle leggi e volta a favorire l’integrazione; il rispetto del creato, la libertà dalla malavita». Quale solidarietà sociale sarà infatti possibile, si chiede il cardinale, «se si rifiuta o si sopprime la vita, specialmente la più debole?».
Bagnasco aveva inquadrato la tornata elettorale alla fine di un ampio paragrafo dedicato al tema dell’aborto, citando un rapporto che registrava «quasi tre milioni di bimbi non nati solo nel 2008» e «venti milioni negli ultimi quindici anni». Il presidente della Cei spiegando che ormai l’aborto è diventato «un metodo normale di controllo delle nascite» ha lamentato la diffusione dei nuovi metodi abortivi sempre più precoci, come la pillola «dei cinque giorni», che nel caso di gravidanza impedisce all’embrione di annidarsi.
Ampi anche i passi dedicati alla crisi economica. Bagnasco, di fronte alle «troppe famiglie in ansia» e alle «imprese industriali più consistenti» che «ricorrono massicciamente alla cassa integrazione», ipotizzano ristrutturazioni o «avviano chiusure», ricorda l’importanza della «responsabilità sociale», chiedendo di evitare l’illusione di soluzioni «unilaterali e drastiche»: «Le crisi - ha detto - non si superano tagliando semplicemente i posti di lavoro e arrendendosi alla logica della remunerazione di breve periodo», ma sforzandosi di «immaginare il nuovo». «Resistiamo insieme, pensiamo insieme, industriamoci insieme», è l’invito del cardinale, che invita a smetterla di «rimestare sistematicamente nel fango» per far apparire l’Italia peggiore di quanto sia. E si chiede che fine abbia fatto «quella energia morale» che nel dopoguerra ha permesso alla nostra nazione «di ritrovarsi in qualche decennio tra le prime al mondo». Il cardinale ha anche citato le inchieste che stanno facendo emergere il malcostume politico, le mazzette, la corruzione: «Ci sentiamo di dover chiedere a tutti di uscire dalla ricerca esaperata del tornaconto e innalzarsi sul piano della politica vera», recuperando il senso «di quello che è pubblico», di cui «nessuno deve approfittare».
Sull’immigrazione Bagnasco è tornato a chiedere che non si permetta la costituzione nelle città delle «isole etniche», per mantenere «ragionevolmente miscelate le provenienze e sufficientemente coesa la cittadinanza». Ma per questo «è indispensabile una presenza sul territorio di figure di riferimento, educatori e assistenti sociali che, insieme a forze dell'ordine, garantiscano interventi preventivi». Il presidente dei vescovi si è anche appellato alle Regioni chiedendo di non dimenticare le difficoltà in cui si trovano «strutture sociali e sanitarie di ispirazione cristiana».
Parte della prolusione è stata dedicata al tema degli abusi sui minori. Il cardinale ha detto che con la sua lettera il Papa «ha posto un limite invalicabile alla perniciosa tendenza a cercare scuse in attenuanti e condizionamenti».

Ma anche aggiunto che i vescovi italiani hanno prontamente applicato le direttive impartite già da anni dalla Santa Sede, e «hanno intensificato lo sforzo educativo dei candidati al sacerdozio, il rigore del discernimento, la vigilanza nel prevenire». Bagnasco ha inserito il fenomeno degli abusi nel contesto di una cultura diffusa che esaspera la sessualità «e veicola come buoni e seducenti i comportamenti ritagliati anche su istinti magari sfrenati».

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