Il direttore d'orchestra Riccardo Chailly che ha pregato gli spettatori di non applaudire alla fine di ogni aria (come voleva Umberto Giordano), i costumi austeri che, anticipa Raffaella Curiel assidua frequentatrice della Prima fin da ragazzina «saranno più in stile '700 che '800». Quest'anno tutto fa pensare che si possa tornare all'eleganza delle Prime di un tempo. Forse «non si potrà mai ritornare agli anni d'oro del dopoguerra», anche se a volte i diktat del buon gusto finiscono nel dimenticatoio. L'eleganza è fatta (soprattutto) di dettagli, chi entra nel tempio della lirica deve rispettarne le regole, dall'applauso al look. Abito lungo per le signore, smoking per gli uomini, come da manuale. Tutto è già pronto da settimane per il ritorno dell'Andrea Chénier. Ma nei palchi non ci sarà il presidente del Senato Pietro Grasso, che ha declinato all'ultimo minuto, né il premier Gentiloni né il presidente della Repubblica Mattarella. Previsti, invece, il sottosegretario Maria Elena Boschi, il ministro Dario Franceschini, il ministro Padoan, il sindaco Sala e il presidente della Lombardia Maroni. Non mancherà Daniela De Sousa, elegante moglie del soprintendente Alexander Pereira e sui tanti habitué scaligeri (con qualche defezione): Laura Morino (in azzurro Curiel) con Adriano Teso, Renato Balestra, Marinella di Capua, Giovanna Salza con Corrado Passera, Lavinia Biagiotti, Raffaella Curiel, Livia Pomodoro, Carla Fracci, Emma Marcegaglia, Diana Bracco, Daniela Javarone, Roberto Bolle.
La Prima? «È sempre un avvenimento mondiale, bisogna celebrarla con eleganza» dice Renato Balestra che da oltre 20 anni non se ne perde una. «A me piacciono i bei colori, che stanno bene assieme se armonizzati. Speriamo non siano tutte in nero, non è un funerale...». Colori sì, ma la Scala non perdona. Da evitare il viola, «come i paramenti della Quaresima e un tempo gli spettacoli erano vietati», spiega Curiel. E il rosso «perché si fa tutt'uno con le poltrone», regola banale, eppure l'anno scorso molte sciure hanno scelto di mimetizzarsi con il velluto delle poltrone. Allora, piuttosto, ben venga il classico nero, da abbinare «a scarpe con il tacco o il mezzo tacco, a seconda dell'età, ma non ai sandali, sono di cattivo gusto», sentenzia Curiel. E con i gioielli «strepitosi, quelli che si ha timore a indossare. Questa è l'occasione giusta per sfoggiarli. A eccezione dei personaggi dello spettacolo che possono stare sopra le righe, vanno messi con un abito sobrio. Ma diamoci dentro: questa è una festa», incoraggia Balestra. Attenzione però a non esagerare, avverte Curiel, «con pellicce e gioielli: il milanese è un signore, non ostenta mai». Sì alla pelliccia, senza scadere però nei look circensi: sotto, «piuttosto che un brutto abito lungo, è meglio fare uno strappo alla regola e mettere un bel tubino», consiglia Lorenzo Riva. La regola delle regole? Per lo stilista Federico Sangalli è «rispettare la Scala. L'errore più comune è l'eccesso: evitiamo le troppe nudità o, al contrario, la troppa austerità: siamo in un tempio, dobbiamo onorare gli dei a cui è dedicato. Evitiamo anche gli eccessi modaioli: alla Prima seguire troppo le tendenze è quasi blasfemo». E poi, no alle acconciature strane che impediscono la visuale e agli abiti troppo voluminosi che portano via spazio ai vicini.
Come a ogni Prima, le mise raffinate si alterneranno agli scivoloni: «I vestiti stile tenda, ma le donne alla fine si salvano, il vero disastro sono gli uomini, sbagliano sempre le scarpe», dice Riva.
O, peggio, «il piumino sopra l'abito da sera», aggiunge Sangalli. Che conclude: «Una volta nel foyer, ricordiamoci di spegnere lo smartphone. E niente selfie. Per una sera smettiamola di credere che i nostri gesti quotidiani siano interessanti».
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