In barca E adesso prendiamo il largo

«Io prendo il largo», come disse la moglie di Giampiero Galeazzi prima del matrimonio. E anche noi, con questa iniziativa, prendiamo il largo. Ma non temete: la stabilità della nave è assicurata, e comunque a bordo Galeazzi non ci sarà. Il presidente Biazzi Vergani ci ricorda che i viaggi del «Giornale» cominciarono proprio con una crociera: nel riprendere la tradizione non poteva mancare dunque l’appuntamento con l’acqua. Del resto, si sa, siamo sempre sulla cresta dell’onda. E preferiamo andare in nave che andare in barca.
In effetti, di questi tempi in cui abbondano dappertutto volti grigi e sguardi malinconici, fa quasi piacere (esagero) incontrare per i corridoi il nostro Stefano Passaquindici. Ogni volta il suo sorriso mostra un paio di denti in più. Siamo a 365, siamo a 400, siamo a 550 (iscritti, non denti): recita i numeri delle adesioni manco fossero le vincite al lotto. Se Wall Street funzionasse come i suoi numeretti avremmo già risolto la crisi.
Io, ve lo confesso, non ho mai fatto una crociera in vita mia. Il grande Mario Cervi, che vi guiderà, mi dice che fra le cose migliori sulle navi ci sono sempre il cibo e le partite a bridge.

Purtroppo non gioco a bridge, ma il cibo, ecco, il cibo potrebbe essere un altro buon motivo per partecipare a questo viaggio (oltre a tutti gli altri). Che dite? Che con il cibo s’ingrassa? Eh sì, ma io ve l’avevo detto che stavolta per divertirsi bisogna prendere il largo...

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