Il basket inventa il caso Chiacig: friulano ma straniero

Diceva un pensatore francese che il ridicolo disonora più del disonore. Non lo sanno nella federazione di basket dove, per inchinarsi troppo a leccare i piedi a chi finge, come il Coni o le associazioni giocatori che dovevano conoscere certi fatti, di voler proteggere davvero i vivai italiani, ha varato un regolamento protezionista che, alla fine, ha fatto diventare friulano-comunitario, come ha detto spiritosamente lui stesso, il trentatreenne Roberto Chiacig, uno che ha dato davvero tutto alla patria dei canestri.
Noi lo consideravamo il soldato che fa la guardia al Vittoriano, quello che resiste sul Piave, il nostro colosso di 2 metri e 10 per 115 chili nato nel dicembre del 1974 a Cividale del Friuli, Italia fino a prova contraria, esordiente in serie A con Treviso per due partite nella stagione 1993-94, uno di quelli tosti che ha vinto abbastanza per sentirsi un giocatore affermato, che ha fatto abbastanza gavetta per sentirsi campione a tutti gli effetti.
Non sapeva il nostro Boccafresca che aver cominciato tardi la carriera poteva portarlo a scoprire, dopo un oro ed un bronzo europeo, l’argento olimpico, dopo una carriera onoratissima in nazionale, di essere entrato nella categoria dei comunitari perché aveva fatto soltanto 3 anni nel settore giovanile in un Paese dove ne vogliono quattro per essere considerati davvero italiani e se metti in campo un quindicenne convocato nelle nazionali giovanili ti danno 50mila euro di multa.
Ieri guardavamo Ghiaccione battersi sul campo del Cska di Mosca dove la Virtus Bologna, la sua squadra di oggi, ha retto tre tempi contro l’Armata di Messina senza giocatori importanti, ma sempre colosso a cui non puoi regalare un Giovannoni, a cui non puoi cedere niente anche se per 3 tempi c’era stato equilibrio e il 22-7 finale (79-53 il verdetto) è stato castigo fin troppo duro. Cercavamo di capire il suo stato d’animo, soprattutto adesso che ha scoperto di dover andare addirittura in tribunale per avere la giustizia che lo sport a cui ha dedicato una vita, ricevendone compensi ed onori questo sì, non gli riconoscerà di essere italiano a tutti gli effetti.


Dicono che l’anno prossimo tutto sarà sistemato, ma, per adesso, siamo alle comiche e la confusione che regna è stata scatenata per la paura solita delle società, le stesse che hanno tagliato sui vivai appena si sono accorte che non erano un affare, spaventate all’idea, ad esempio, che un Gregor Fucka ormai sul viale del tramonto, giocatore nato in Slovenia, ma cresciuto in Italia, a Trieste, e pure lui con medaglie europee al collo, addirittura scelto come miglior giocatore europeo nella vittoria azzurra del 1999, potesse essere considerato italiano a favore di Roma. Una guerra nel fanatismo che fa piangere, ma del resto questo basket italiano che assiste silente a certe stragi, tipo quella di Milano, ha da tempo la vocazione a farsi ridere dietro.

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