Wembanyama contro Holmgren, chi sarà il futuro della Nba?

I due giovanissimi pivot stanno avendo un inizio di stagione memorabile, tanto da scomodare paragoni con i grandissimi del passato. Chi tra l'americano e il francese saprà prendersi la Nba e dominare il basket del futuro?

Wembanyama contro Holmgren, chi sarà il futuro della Nba?

Ora che la stagione della Nba è iniziata sul serio, gli amanti della pallacanestro possono prepararsi psicologicamente alla massacrante corsa ad ostacoli che porterà al tripudio delle Finals la prossima estate. Il problema dei problemi sia per la Nba che per chi vive raccontandone le imprese è quello di trovare storie intriganti per tenere viva l’attenzione dei tifosi anche quando in palio non c’è quasi nulla. Alle volte, fortunatamente, gli dei del basket scendono dal letto dalla parte giusta e ci regalano una rivalità che potrebbe animare la Nba per anni.

Dopo esser stati pompati in maniera indecente per mesi e mesi, le due superstar del futuro, prima e seconda scelta del draft, non solo hanno confermato le aspettative ma stanno addirittura facendo stropicciare gli occhi a colleghi con metri di pelo sullo stomaco. Dopo meno di dieci partite è forse troppo presto per parlare di questi due ventenni come i mattatori del futuro? Probabilmente sì, ma stavolta l’hype c’entra davvero poco. Questi due spilungoni a pallacanestro sanno giocare davvero e hanno già fatto vedere cose incredibili. Ecco perché questa settimana “Solo in America” vi riporta nella lega di basket più bella del mondo per raccontarvi la rivalità del futuro: Victor Wembanyama contro Chet Holmgren.

Il sogno proibito della Nba

In una lega che vive e muore con le sue superstar, l’apparizione di due veri e propri fenomeni non sarebbe potuta arrivare in un momento migliore. Con grossi problemi in termini di audience e parecchi broadcasters che sono vicini al fallimento, al commissioner Adam Silver servivano campioni nuovi in grado di attirare l’attenzione dei cosiddetti casuals, gli spettatori occasionali che sintonizzano il televisore una volta ogni tanto. Inutile nascondersi dietro un dito: LeBron e Steph hanno quasi finito la benzina e Jokic ha la mediaticità di un sasso di fiume. I media che seguono il basket professionistico si erano già sdilinquiti a raccontare le meravigliose sorti dei due giovani leoni pronti ad azzannare la lega ma i tifosi non sembravano molto convinti. Quante volte in passato abbiamo visto giocatori talentuosi, accompagnati da recensioni entusiastiche, squagliarsi sul parquet una volta che devono affrontare le arcigne difese dell’Nba?

Wembanyama Mavs Spurs

Si è capito che le cose sarebbero andate in maniera diversa lo scorso 10 ottobre, quando i San Antonio Spurs e gli Oklahoma City Thunder si sono affrontati nella pre-season. Quando il 19enne francese ed il 21enne americano si sono affrontati, sono volate subito fior di scintille. I due, che insieme fanno più di cinque metri di cestista, hanno decisamente brillato ma è stato Wembanyama a portarsi a casa gli highlights migliori e la vittoria, anche se per un solo punto. I numeri sono stati interessanti; 20 punti, 5 rimbalzi, 2 rubate in soli 19 minuti per Victor, 21 punti, 9 rimbalzi in 16 minuti per Chet, ma ad impressionare è stato il fatto che non si siano affatto risparmiati.

Ci vorrà tempo per abituarsi agli scontri sotto il tabellone, visto che Wemby non ha certo l’ignoranza di uno Shaquille O’Neal: gli appassionati stagionati rimpiangono la fisicità dei centri di una volta, ma la capacità del francese di trovare comunque il canestro è impressionante. Come si fa a marcare uno del genere? La cosa più assurda è come entrambi siano in grado di sfruttare le loro lunghissime leve per rubare palloni ai malcapitati che devono condividere con loro il parquet. Il sogno proibito della Nba sembra vicino a realizzarsi: abbiamo una rivalità bella calda, pronta a dividere gli appassionati per i prossimi 15 anni.

Iniziò tutto in nazionale

Se la faida tra Magic Johnson e Larry Bird era iniziata ai tempi del college, come vi ho raccontato qualche settimana fa, le due stelle del futuro della Nba si erano già incontrate nel 2021 ma su un campo molto lontano dall’America, le finali del mondiale under 19 che si stavano tenendo a Riga, in Lettonia. Quell’11 luglio gli appassionati del paese baltico, malati di basket, avevano subito notato come i pivot di Team Usa e Francia fossero di un’altra categoria. Quella volta la spuntò Holmgren, fondamentale nel condurre gli americani all’83-81 finale: il titolo di Mvp del torneo tornò a casa con lui ma il 17enne francese mise una partita clamorosa. Dopo aver segnato 22 punti, 8 rimbalzi ed 8 stoppate, Victor si rivelò troppo falloso, lasciando i Bleus da soli a 2’42” dalla sirena finale. Non sappiamo se Wemby se la sia legata al dito o meno, dobbiamo ancora capire di che pasta sia fatto davvero, ma Holmgren lo notò subito: “Non mi capita spesso di guardare dal basso all’alto qualcuno. Ha un fisico pazzesco ma sa anche giocare a basket”.

Due anni dopo le cose non sono cambiate molto: alla fine della partita, il centro di Oklahoma City ha provato a schermirsi, dicendo che le partite non si vincono battendo solo il rivale, ma i riflettori erano puntati su di loro. Wemby non si è tirato indietro: nel primo quarto, quando si è trovato di fronte Chet, il francese ha messo una ripartenza, schiacciandogli in faccia e battendosi i pugni sul petto. “Gioco meglio quando ci metto grinta ed energia”, ha detto nel post-partita, cosa che certo non è dispiaciuta a coach Popovich. “Si sono scontrati un paio di volte, dimostra che hanno carattere e spirito competitivo ma senza esagerare, senza provare a fare scorrettezze. Basket semplice, roba che farà sorridere gli dei del basket”. Da quella finale a Riga, Wemby e Chet ne hanno fatta parecchia di strada ma sanno bene che la parte importante del cammino è appena iniziata. Per vincere, però, dovranno battere il rivale: come dice Holmgren, “non abbiamo altra scelta, dobbiamo provare a superarci. Sono carico per il futuro, ne vedremo delle belle”.

Chi sarà il futuro del basket?

Prima che nella Nba arrivasse il ciclone Victor, gli osservatori del basket universitario avevano definito Holmgren un talento in grado di fare le fortune di ogni squadra. Quando vestiva la maglia dell’Università di Gonzaga, pochi avevano visto uno alto come lui capace di fare giocate incredibili sia in attacco che in difesa. I capricciosi dei del basket si sono messi di traverso, con lo stupido infortunio in un amichevole che lo ha tenuto lontano dal parquet per la sua prima stagione coi Thunder. Ora che è finalmente pronto, si trova di fronte il rivale di una volta, quel francese troppo alto che è stato circondato da un livello di hype che nella Nba non si vedeva dai tempi del debutto di un giovanissimo LeBron James.

I media si sono fregati le mani pensando alle prime pagine, allo scontro tra due giocatori più unici che rari e, almeno a giudicare da quello che hanno fatto vedere in queste prime giornate nel campionato più duro del mondo, l’enfasi della vigilia impallidisce di fronte alle loro giocate. Questi “unicorni” sono in grado di giocare da guardia, ala grande e pivot nel giro della stessa partita, forniscono ai loro allenatori una serie di opzioni quasi infinite: fanno assist, blocchi, si muovono bene con e senza il pallone ma, allo stesso tempo, sono capaci di proteggere il canestro come pochi. Anche quando sembrano superati, la loro inumana apertura alare gli consente di fare stoppate impensabili per chiunque altro. I commentatori si sono scatenati nel pompare come se non ci fosse un domani questa rivalità che potrebbe fare la storia della Nba, azzardando paragoni indecenti con i grandissimi del passato ma ci può stare. Dopo anni di basket noiosissimo, tutto triple e giocate buone solo per gli highlights, avere di fronte talenti che capitano forse una volta ogni generazione è una manna venuta dal Cielo.

Nonostante abbiano già lavorato parecchio sul loro fisico, rimangono un po’ mingherlini ma tra qualche mese metteranno su di sicuro qualche muscolo, così da renderli ancora più ingiocabili. I tifosi si iniziano già a schierare da una parte o dall’altra della barricata: Team Chet contro Team Wemby, scegliete ora che ne sentiremo parlare ancora per anni. A sorridere, ovviamente, i tifosi dell’Oklahoma e di San Antonio, due grandi decadute che, grazie al loro talento, potrebbero puntare a dominare la Western Conference per chissà quanto. Sarà questo il futuro della Nba? Troppo presto per dirlo, ma al sottoscritto non dispiacerebbe per niente.

Un impatto devastante

Prima che la nuovissima Nba Cup attiri l’attenzione degli amanti della palla nel canestro, queste prime giornate della regular season hanno confermato che questi due giovani centri sono più che capaci di portare sulle spalle le rispettive squadre. A testimoniare l’impatto devastante del transalpino nella Nba, niente meglio delle parole dei suoi rivali. Devin Booker, dopo che i suoi Suns sono stati battuti 132-121, sembrava quasi sotto choc: “Victor è un talento incredibile, stiamo cercando di capire come prendergli le misure perché non lo conosciamo ancora”. A giudicare dai 38 punti, 10 rimbalzi in 34 minuti, diciamo che il piano di Phoenix non è andato come sperato. D’altro canto, come fai a fermare uno che prende un rimbalzo anche quando è raddoppiato o ti pianta due stoppate nello stesso possesso?

Per trovare un inizio del genere bisogna tornare indietro fino al 1992, quando un certo Shaquille O’Neal fu il primo rookie (giocatore al primo anno da professionista) a realizzare 100 punti, 40 rimbalzi e 10 schiacciate nelle prime cinque partite nella Nba. Victor non sembra aver intenzione di fermarsi: anche se domenica i suoi Spurs hanno perso all’overtime per 123-116 contro i Toronto Raptors, il francese ha sfiorato il double-double, aggiungendo cinque stoppate e quattro assist tanto per vedere l’effetto che fa. Come se la cava Chet? Più che discretamente, considerato che ha perso l’intera stagione 2022/23 per una frattura al piede destro, infortunio mai semplice da recuperare in pieno.

Grazie alla sua partenza a razzo, Oklahoma City sembra pronta a tornare ad insidiare le grandi della Western, ma per ora i due giovani terribili si accontentano di aver fatto la storia: prima di loro nessuno aveva mai fatto registrare 10 triple e 10 stoppate nelle prime sei partite da professionisti. Se Wemby faceva scintille contro i Suns, Holmgren si è scatenato contro i Warriors di Stephen Curry, battuti in volata venerdì per 141-139. Ancora più dei suoi numeri niente affatto disprezzabili, 24 punti, 8 rimbalzi e 5 assist, l’ex Gonzaga ha fatto vedere come sia efficace sotto il tabellone, nelle stoppate ma anche nel rubare palloni, cosa mai semplice per un lungo. Come il rivale, se la cava pure nel palleggio, quello che una volta era considerato la kriptonite del pivot. Insomma, il resto della lega dovrà faticare parecchio per capire come limitare questi due talenti ed evitare brutte figure.

Per ora meglio Wembanyama

Agli appassionati, in realtà, interessa sapere chi se la stia cavando meglio e, almeno a giudicare dalle statistiche, i tifosi di Wemby sono giustificati nel loro entusiasmo. Il francese è il migliore dei debuttanti nella Nba per punti a partita, tiri liberi tentati e palle rubate, ben otto. Gli Spurs, reduci da una stagione da 22 vittorie e 60 sconfitte, sembrano lanciatissimi mentre i rivali si domandano ancora come limitare uno che può giocare in ogni posizione, che guida la ripartenza, mette triple in fade-away o massacra la retina con schiacciate fin troppo facili. Impressionante il fatto che tutto gli riesca facile e che, nonostante i 19 anni, pretenda di avere il pallone in mano quando pesa una tonnellata. Aspettarsi tiri a fil di sirena come quello visto contro i Rockets che ha portato la gara all’overtime non è davvero da tutti.

Più che per i suoi 21 punti e 12 rimbalzi, Wemby sembrava contento per la vittoria degli Spurs, facendo capire a tutti come lo spirito competitivo non gli manchi affatto: “Nell’Nba devi fare le giocate decisive. Non avrai possibilità di farcela se non provi ad ammazzare le partite fin da subito”. Se riuscirà ad evitare infortuni importanti, difficile che qualcun altro possa togliergli il titolo di rookie dell’anno. Nonostante siano già molti a giudicare chiusa la competizione, tra i sostenitori di Holmgren c’è un personaggio che di basket ne sa a pacchi, Stephen Curry. La stella dei Warriors ha avuto occasione di osservare Chet molto da vicino e si è detto impressionato dalla sua maturità e dalla capacità di sparigliare le carte con una sola giocata. Durante la partita coi Thunder, Holmgren ha mostrato la sua capacità di palleggio battendo il pressing di Chris Paul per trovare con un passaggio millimetrico il liberissimo Lu Dort, che ha messo una tripla. Giocate del genere sarebbero già notevoli per un play ma vedere un centro che legge così bene la difesa e guida l’attacco con sicurezza è roba da far venire gli incubi ai rivali.

Non è la prima volta che Curry ha modo di osservare il talento di Oklahoma, visto che nel 2019 aveva partecipato al suo camp estivo, quando giocava ancora alle superiori. Il due volte Mvp sembra felice del successo del suo ex pupillo: “Ci siamo scambiati la maglia perché ci conosciamo da quando è venuto al mio camp. È bello vederlo recuperato in pieno, giocare così bene”.

Sono sicuro che molti altri nella Nba non la vedranno così: essere scherzato da uno spilungone del genere è un rischio da prendere molto sul serio. La speranza di tutti è che questi due grandi talenti continuino a fare faville senza montarsi la testa, facendoci divertire con le loro grandi giocate. Il basket ne avrebbe un gran bisogno.

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