C'è tutto. C'è la spada, il mantello, il giuramento. la croce rossa sulla spalla. Ma il templare del 2010 non combatte più con le armi e non attraversa l'Europa a cavallo. Al massimo, viagga si internet e si connette on-line con i confratelli. Una cosa è rimasta intatta, l'antico grido: «Non nobis Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam».
Sono cinquecento, hanno sede a Trieste e si riconoscono nell'Ordine Sovrano e Militare del Tempio di Gerusalemme. A rivelare qual è la loro missione nel Terzo Millennio è il Gran Priore Walter Grandis in un volume dal titolo «Templari: il vero segreto» (WGE edizioni, Trieste, pp. 115). Reperti archeologici? Maschere di Carnevale? Macchè, il mito è vivo: la prima edizione del libro si è esaurita in poche settimane. «La verità è che i templari sono attuali nel loro progetto di ricerca e di vita - spiega Grandis, citando il saggio di Franco Cuomo, lo scrittore scomparso nel 2007, pubblicato come introduzione al suo libro - . Incarnano un modo di essere che si comprende solo da iniziati, una regola di vita che ha nel volto dell'altro la ragione di una storia che dura da millenni». Quantoi alla spada, «c'è una sola parola e azione: quella di proteggere i pellegrini e coloro che cercano. Il messaggio è stare insieme per custodire e costruire».
Ma ovviamente non mancano le imitazioni. Così Grandis attraverso le sue pagine, per combattere i templari tarocchi, conduce per mano il lettore guidandolo tra antichi e nuovi Cavalieri del Tempio, puntando il dito contro «piccoli gruppi pseudo-templari che nascono come funghi minando la credibilità' di ricerche più serie». Certo non esiste un copyright e chiunque la mattina può svegliarsi decidendo di dar vita a un nuovo ordine, magari per lucrarci su con la richiesta di salatissime quote d'ingresso. «Questi sono mercanti del tempio, non Cavalieri». Niente a che vedere con il segreto che scorre sotto l'aquila bianconera che ha due insegne: una per scrutare il futuro, l'altra il passato. «Un segreto per scoprire il quale occorre avere un cuore puro».
Dunque templari doc poco più di 500, da Nord a Sud dell'Italia, e altrettante sono le dame e gli scudieri. Riuniti in commende, l'equivalente delle officine massoniche, nell'era di internet, oltre alla spada i neo-templari hanno un sito di riferimento: Templariditalia.it. Tramontata l'epoca delle pergamene, l'Ordine pubblica periodicamente un Annual Report e dei bollettini News che vengono inviati a iscritti e simpatizzanti. I cavalieri si riuniscono spesso in castelli o chiese, ma non adottano coreografie da figuranti storici: indossano un mantello simbolico (bianco per i cavalieri e nero per le dame), con la tradizionale croce rossa.
La vera leggenda è quella che avvolge la loro nascita, dopo la conquista di Gerusalemme. «Nove Cavalieri - spiega il priore - si trovano sotto un Tempio e cambiano il mondo. A loro viene affidata una scuderia capace di contenere novemila cavalli. Poi la scoperta di cose indicibili per quei tempi. Da lì in poi, Cavalieri inattuali lo saranno sempre...». Erano uomini forti e ''costruttori di senso, come gli antichi massoni. . Nel libro si scopre anche come vivevano i monaci guerrieri, che cosa mangiavano e il perché dell'espistassi da cui erano afflitti. E non manca neache una stoccata indirizzata oltre Tevere, quando si spiega che per il «Processus contra Templarios», progetto editoriale dell'Archivio segreto vaticano, verranno riprodotte quattro pergamene con annotati 38 verbali di interrogatori.
Una storia mai chiusa, dunque, perché «i Templari esistono anche oggi. E' un Ordine che si cercò di sopprimere con la forza ma non fu mai sciolto» dice ricordando il rogo di Jacques de Molay a Parigi nel marzo del 1314. E qual è il compito del templare di oggi? «Quello di ribadire che si può essere veramente accomunati dalla fratellanza. E non rinunciare alla battaglia che è quella della speranza contro la spada dell'intolleranza». Un templare infatti non è legato a nessuno, se ne va senza salutare. La sua forza è nella solitudine, si dirige dove gli viene detto e dove il Tempio lo chiama.
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