«Basta cemento» e Genova va in tilt

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«Basta cemento» e Genova va in tilt

Francesco Gambaro

Per il comitato Forte San Martino quello di ieri è stato solo un «assaggio». Per i genovesi che tra le 11 e le 12 transitavano dalle parti di Corso Europa, invece, una spiacevole sorpresa: traffico in tilt, code chilometriche, autobus deviati sulla «pedemontana» e, naturalmente, cittadini imbufaliti. All'origine di un sabato da dimenticare l'appuntamento concordato dagli abitanti di via Sacchi in via Papigliano, angolo via San Martino. Per protestare contro le due palazzine di sette e cinque piani che le Fiamme gialle vorrebbero costruire lungo la strada che conduce al forte: in totale 32 alloggi e una cinquantina di box riservati alle famiglie della Guardia di Finanza.
Un progetto scoperto dagli abitanti, quasi per caso, dopo che in via Sacchi nei mesi scorsi le ruspe avevano iniziato a sbancare la montagna e a buttare giù gli alberi. Al grido di «basta cemento!», un centinaio di persone ieri hanno pacificamente occupato la strada, andando avanti e indietro sulle strisce pedonali. Inevitabili e pesanti i disagi su tutta la circolazione. E non sono mancati momenti di tensione, allorchè un automobilista, imbottigliato nel traffico, è sceso dalla macchina per urlare di tutto in faccia ai manifestanti. Poco mancava che si venisse alle mani. Alla fine ha prevalso il buon senso. E nel frattempo sono arrivati carabinieri e polizia municipale. Ma, come sottolineano i rappresentanti del comitato, «quella di oggi è la dimostrazione delle conseguenze che presto dovranno sopportare gli abitanti di San Martino, se il progetto edilizio andrà in porto». A dar manforte ai residenti, ieri sono intervenuti anche un paio di consiglieri comunali: Roberto Delogu (Rifondazione comunista) e Giuseppe Murolo di Alleanza Nazionale. Quest'ultimo ha ricordato che «il Puc (piano urbanistico comunale) in via Sacchi non prevede abitazioni, e il degrado del quartiere è sotto gli occhi di tutti». Non basta. Perché a mandare su tutte le furie il comitato è anche una lettera scritta il 25/5/2005 dal sindaco Pericu all'ingegnere Merli della Regione. In sintesi: per Pericu «la nuova formulazione del progetto ridotto da 45 a 32 alloggi non determina un aggravio sensibile sulla situazione infrastrutturale della zona».
Ragion per cui il Comipa (comitato misto paritetico Regione Liguria) nove mesi fa ha approvato il progetto, pur «invitando le parti interessate, cioè Comune, Guardia di Finanza, Soprintendenza e Ufficio del Demanio a trovare soluzioni specifiche coordinate». Il problema è che l'area individuata dalle Fiamme Gialle per costruire le due palazzine è demaniale. E su questo fazzoletto di terra esiste già un'intesa Stato -Regione, la cui approvazione costituisce variante al Puc. Tursi e parlamentino, quindi, sono tagliati fuori. Ma il consigliere di An, Murolo, sostiene che «una lettera aperta del Comune a Ministero e Guardia di finanzia avrebbe avuto un suo peso nelle valutazioni del progetto». È quanto ribadiscono a gran voce anche gli abitanti: «Ciò che rimproveriamo a Pericu è di aver espresso il suo parere senza sentire cittadini e circoscrizione». Pollice verso, dunque, ai 32 alloggi destinati alle Fiamme gialle che provocheranno un impatto pesante sulla mobilità e la vivibilità del quartiere.


Ma il comitato non demorde e invita gli abitanti di San Martino a partecipare il 28 febbraio (ore 18) all'assemblea pubblica nella parrocchia di via Padre Semeria. Lo scopo? Raccogliere i fondi per la battaglia legale al Tar.

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