Basta cittadinanza facile A Londra fa paura il kamikaze nato in casa

Vuoi studiare qui? Dicci se sei un terrorista. È questo il senso del questionario che dalla scorsa estate, in base a nuove disposizioni dell’agenzia per l’Immigrazione, i bimbi stranieri che vogliono frequentare le scuole private del Regno Unito devono compilare per dimostrare di non essere baby-estremisti pronti a immolarsi sul suolo inglese. L’ansia di combattere il terrorismo, il timore che possa annidarsi anche tra i più insospettabili è così alto in Gran Bretagna dopo gli attentati del 7 luglio 2005 e i falliti attacchi del 2007, da aver generato provvedimenti tanto bizzarri. Eppure da qualche giorno, da quando il nigeriano Umar Farouk Abdul Muttalab ha tentato di farsi esplodere sul volo Amsterdam-Detroit, Londra rivive un altro incubo, per nulla infondato a giudicare dall’allarme lanciato da Scotland Yard: è lo spettro del terrorista della porta accanto, dell’estremista British-born, con tanto di stemma reale sulla copertina del passaporto, e magari con la passione del cricket, come i ragazzi entrati in azione il 7/7, gli stessi che provocando la propria morte hanno costretto il Paese a piangere 52 vittime e a riaprire il dibattito sul melting pot, sul multiculturalismo da sempre bandiera del Regno Unito. L’intelligence ha avvisato: 25 cittadini inglesi sono pronti a ripetere l’azione dell’estremista nigeriano. Tutti ragazzi con passaporto britannico. Tutti nati e cresciuti in città come Londra, Bradford, Luton, Leytonstone. Qui si formano oggi i nuovi terroristi, cittadini britannici di seconda e terza generazione. Origini yemenite, dice l’MI5. E dal Regno Unito sono volati per tornare nel Paese d’origine ed essere addestrati all’odio nei campi di Al Qaida. I loro spostamenti facilitati proprio da quel passaporto. Come è già successo con Ahmed Omar Sheikh, nato a Londra nel 1973, origine pachistane, un brillante corso di studi alla London School of Economics, poi il tragico finale in Pakistan e l’accusa di essere responsabile del rapimento e della decapitazione del giornalista Daniel Pearl.
L’allarme di Scotland Yard diventa così un mix esplosivo per la multietnica e accogliente Gran Bretagna. Il sistema si scopre fragile. Il punto di forza di quella civiltà diventa improvvisamente tallone d’Achille. Così anche il suo sistema universitario, calamita per i cervelli di tutto il mondo e fonte di business per il Paese. Allo University College di Londra ha studiato l’attentatore nigeriano del volo Amsterdam-Detroit proprio negli anni in cui le sue convinzioni politico-religiose si sono estremizzate. Ma anche i dieci pachistani arrestati quest’anno con l’accusa di programmare una strage erano studenti entrati nel Paese con un permesso di studio. Così gli student visa si scoprono un sistema troppo permeabile per chi vuole mettere piede nel Regno Unito e dedicarsi poi al terrorismo. Ogni anno sono circa 400mila i visti rilasciati (un numero pari alla popolazione di Bristol e Manchester messe insieme). E la loro concessione - ha ammesso in questi giorni Andrew Green, presidente di Migrationwatch - è diventata un puro automatismo, «completamente fuori controllo». Molti college sono diventati una preda ghiotta per predicatori radicali dell’islam. Il sistema è talmente perverso da aver trasformato la richiesta di studio nel modo più facile per entrare in Gran Bretagna, specie se si è giovani estremisti. Da una parte infatti le università accettano senza mettere grandi filtri le richieste di studenti stranieri, che pagano circa 20mila euro l’anno di tasse (cinque volte più di uno studente inglese), una somma sulla quale ormai molti college fanno affidamento e senza la quale probabilmente farebbero fatica a sopravvivere. Dall’altra parte ci sono poi gli speculatori, che hanno gustato il bottino e si sono buttati a capofitto sull’affare. Il sistema dei visti per studenti è diventato il modo più facile per far arrivare nel Paese immigrati illegali. Secondo un rapporto della Commissione parlamentare per gli affari interni sarebbero oltre duemila i college fasulli, istituti fantasma nati semplicemente per procurare agli immigrati i documenti necessari per vivere e lavorare nel Regno Unito. Lo scorso maggio il Times ha raccontato dell’esistenza di una rete di finte università - gestita e utilizzata da pachistani - che forniva lettere di ammissione e false lauree dietro grosse somme di denaro.
Il premier Gordon Brown, dopo dieci anni di politica di porte aperte del partito laburista, ha imposto una stretta sulla concessione della cittadinanza agli stranieri: un sistema a punti che punisce i cattivi comportamenti contro la nazione.

Intanto, però, la modella Fatou Cham, originaria del Gambia, scelta come testimonial dai supermercati Tesco, ha dovuto abbandonare il sogno di finire in copertina. Il suo visto di studio è scaduto dal 2001. Anche lei clandestina.

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