di Anton Francesco Albertoni*
La querelle che si trascina ormai da un mese, relativa al cosiddetto Salone-bis, rischia di diventare strumentale e quindi noiosa. E la stampa ha fatto la sua parte avallando ipotesi inesatte o accordi che non esistono. Io penso che la soluzione a breve, considerata l’imminenza del Nautico, passi per le mani delle Istituzioni. Si tratta, però, di uno strumento a breve per risolvere un problema incombente.
Al di là delle trattative in corso per scongiurare la «scissione», io vorrei portare al centro dell’attenzione il problema delle aziende: se non avranno risposte adeguate non avranno comunque capitali sufficienti per andare né a Ponente né a Levante. Secondo me il nocciolo della questione non è mettere d’accordo le due aziende, Fiera di Genova e Marina Aeroporto, quanto trovare soluzioni per le imprese. Per meglio comprendere quanto affermo, come sempre, bisogna partire da lontano. Il quartiere fieristico, negli anni, è cresciuto in modo disordinato, in funzione delle esigenze del momento. Alla grande crescita infrastrutturale, motivata dalla grande crescita del settore, in un periodo storico ormai economicamente molto lontano, ora dovrà seguire una crescita nell’offerta di servizi e nella qualità del prodotto fieristico.
Apprezzo gli obiettivi annunciati nei giorni scorsi da Fiera di Genova: portare qui nuove manifestazioni fieristiche. Un obiettivo concreto. La Fiera non potrà continuare a essere monoprodotto. D’altronde nessuna azienda può crescere facendo affidamento su un solo cliente. Purtroppo è stato così per tanti anni e tutt’oggi è ancora così. Se Genova avesse più manifestazioni importanti, avrebbe più possibilità – come accade in altri quartieri fieristici – di offrire anche al Salone Nautico dei servizi diversi e una piattaforma più efficiente e di maggiore qualità. In chiave di prospettiva a medio e lungo termine, Fiera di Genova deve affrontare un piano industriale per i prossimi anni. Se i nostri partner vorranno, noi siamo pronti a dare il nostro contributo, consapevoli che gli errori del passato non si debbano ripetere.
Faccio un esempio: c’è un padiglione che è costato 50 milioni di euro, ma non ha un suo accesso. È assurdo. Il padiglione Blu è sì un investimento importante, ma andava completato con un varco a ponente, con dei parcheggi, con una biglietteria, con un centro congressuale e con un albergo a supporto. Ho sentito addirittura dire: «Portiamo a Genova il Mets, il salone degli accessori che si svolge ad Amsterdam...». Ma di che cosa parliamo? Si va ad Amsterdam perché lassù esiste una importante realtà fieristica e congressuale. Ripeto, Genova deve riorganizzare il quartiere per utilizzarlo anche in maniera parziale facendo importanti investimenti. Prendiamo il Palasport (padiglione S). Bene, durante il Nautico gli espositori spendono milioni di euro per renderlo decoroso. Essendo poi rotondo, gli allestimenti costano il doppio. Riflessione: Genova non pensi a un nuovo Palasport da un’altra parte. Usi quello che c’è, è straordinario. Lo ristrutturi adeguatamente e lo usi come Palazzetto dello Sport per 11 mesi l’anno. Un quartiere rigido, non parzialmente utilizzabile - o tutto aperto o tutto chiuso – non gioca certo a favore della qualità delle rassegne. Non è tutto da rifare, ma occorre una nuova progettazione ragionata.
L’anno nautico 2011-2012, tuttora in corso, nei primi mesi si è rivelato drammaticamente peggiore delle previsioni già negative registrate alla chiusura dell’esercizio precedente. La partita del Salone 2012, tuttavia, si chiuderà per forza di cose solo a ottobre. Tutte le aziende hanno budget ridotti e sono comunque certo che gli sforzi per partecipare a Genova saranno comunque importanti. Purtroppo i dati reali ci dicono che dobbiamo fare i conti con un settore della nautica che sul mercato nazionale ha perso oltre l’80% negli ultimi 4 anni e questo dato drammatico non potrà che ripercuotersi anche sul Salone 2012.
Voglio comunque pensare con fiducia a un Nautico che ricominci a crescere, con le idee e con un piano industriale importante. L’Associazione di categoria, se sarà consultata, è a disposizione per dare il proprio contributo di esperienza maturata in tutti questi anni.*Presidente Ucina-Confindustria Nautica
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