L'ha imparato tra i banchi di scuola e lo cantava seduta in classe dove tutti erano alla stessa altezza. Poi, invece, lo ha cantato sul podio, in alto, da sola, per aver vinto in altezza un salto di 2,01 metri. Non scorda l'emozione Sara Simeoni, campionessa olimpica di salto in alto alle Olimpiadi di Mosca nel 1980 e 14 volte campionessa italiana con un primato che ha detenuto per ben 36 anni, dal 17 agosto 1971 all'8 giugno 2007. Tanti musicologi concordano su un fatto: se l'Inno di Mameli è diventato popolare uno dei meriti fondamentali spetta ai personaggi dello sport, perché da essi arriva quel connubio tra la vittoria di una competizione e il senso di appartenere tutti, attraverso una canzone, a quella meta.
Secondo lei Fratelli d'Italia è un bell'inno?
«Dipende da come lo si suona. Ho ascoltato versioni orchestrali molto affascinanti».
Cantarlo alla fine di una gara cosa significava?
«Intanto vorrei specificare una cosa. Ora tutti cantano l'inno perché è diventata una consuetudine, ai miei tempi invece non era tanto scontato cantarlo. Alla fine di una gara significava soprattutto un sentimento: orgoglio. Nell'intonarlo, una volta salita sul podio, sentivi che avevi fatto una cosa bella non solo per te, ma per tutti gli italiani, che diventavano fratelli, appunto».
Cosa pensava rispetto agli altri inni?
«Non stavo lì a riflettere se il nostro fosse più bello o più brutto. Quando suonava esultavo: finalmente si sente anche l'inno di Mameli, in mezzo a tutte le volte che risuonava quello degli Stati Uniti e quello tedesco».
Conosce tutte le parole o solo la prima strofa?
«Lo conosco tutto, perché faccio parte di quella generazione che lo ha imparato a scuola».
Quale parte ama di più?
«Mi piace tutto. Mi piace il senso della lotta che contiene per raggiungere un ideale, il fatto che cadono i confini e la terra si allarga fino a diventare la nostra terra, mi piace immaginare i volti dei nostri avi che hanno voluto l'Italia».
Lo cambierebbe?
«No. Sono anni che se ne parla, che lo si confronta con brani musicali di indubbia bellezza, ma per me l'Inno d'Italia è l'Inno di Mameli».
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