La fibrillazione atriale è un'aritmia ectopica sopraventricolare, ovvero una profonda alterazione del ritmo cardiaco che si origina negli atri, le cavità superiori del cuore. Si stima che nel mondo colpisca circa 33 milioni di individui, in particolare anziani di sesso maschile. Di questi 2,2 milioni negli Stati Uniti e 4,5 milioni in Europa. In Italia annualmente si registrano 600-700 mila casi.
La fibrillazione atriale comporta una compromissione della capacità contrattile del miocardio poiché, quando è in atto, il battito diventa irregolare (la frequenza si attesta su valori compresi tra 100 e 175 battiti al minuto) e le stesse contrazioni del muscolo si fanno più rapide. Di conseguenza viene meno la capacità del cuore di pompare in maniera corretta il sangue nei vari distretti corporei.
Le tipologie
In base alla durata e alla modalità di insorgenza si distinguono tre tipologie di fibrillazione atriale:
- Parossistica: è caratterizzata dalla comparsa improvvisa e da una frequenza dei battiti molto elevata (superiore ai 140 al minuto). Può durare da poche ore a qualche giorno e non è necessariamente collegata ad altre patologie;
- Persistente: come suggerisce il termine stesso essa non si risolve in tempi brevi e necessita di un trattamento specifico;
- Permanente: nonostante un'eventuale cura antiaritmica, questo tipo è sempre presente. Nella maggior parte dei casi è l'esito di determinate malattie cardiache.
Le cause della fibrillazione atriale
Quasi sempre la fibrillazione atriale è la conseguenza di cardiopatie che compromettono la funzionalità del cuore. Tra queste figurano: l'infarto, la pericardite, le coronopatie, il muscolo cardiaco ingrossato, l'ipertensione, le valvulopatie (stenosi, rigurgito mitralico), la cardiomiopatia ipertrofica e reumatica.
Non devono poi essere trascurate altre condizioni mediche come l'ipertiroidismo, le apnee ostruttive del sonno, il diabete di tipo 2, l'avvelenamento da monossido di carbonio e alcune patologie polmonari (polmonite, sarcoidosi, cancro, embolia, broncopneumopatia cronico ostruttiva). Attenzione, infine, ai fattori di rischio:
- Sedentarietà;
- Obesità;
- Fumo di sigaretta;
- Alcolismo;
- Chemioterapia;
- Assunzione di droghe (amfetamine, cocaina).
I sintomi e le conseguenze
La fibrillazione atriale si manifesta con una sintomatologia facilmente riconoscibile:
- Dolore toracico;
- Palpitazioni;
- Vertigini;
- Senso di svenimento;
- Ansietà;
- Astenia;
- Sincope;
- Dispnea.
Dopo ripetuti episodi le complicanze che sopraggiungono possono anche essere gravi. Tra queste figura innanzitutto l'ictus a causa degli effetti negativi che l'aritmia esercita sulla gittata cardiaca e sul flusso ematico. Se non trattata in maniera adeguata, la fibrillazione atriale può altresì sfociare in insufficienza cardiaca.
La terapia della fibrillazione atriale
Il trattamento della fibrillazione atriale varia a seconda delle cause scatenanti, dei sintomi e della storia clinica del paziente. Tuttavia le finalità sono sempre le stesse e consistono nel ripristinare, nel mantenere costante il normale battito cardiaco e nel prevenire la formazione di trombi che potrebbero provocare l'ictus.
Da un punto di vista farmacologico le molecole indicate sono gli antiaritmici, i beta-bloccanti e gli anticoagulanti. Nel momento in cui i primi si rivelano inefficaci si opta per la cardioversione elettrica, una procedura che, mediante l'uso di un defibrillatore in anestesia generale, permette di resettare il battito cardiaco e di ricondurlo alla normalità.
Sempre in sala operatoria è possibile eseguire la cosiddetta
ablazione transcatetere che ha la finalità di distruggere l'area del tessuto cardiaco responsabile della fibrillazione atriale tramite onde a radiofrequenza. Anche in questo caso è necessaria l'anestesia generale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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