Secondo il rapporto InfluNet, il Sistema di Sorveglianza Integrata curato dall'Istituto Superiore di Sanità (Iss), nell'ottava settimana del 2023 la sua incidenza è ancora stabile e pari a 8,1 casi per mille assistiti. Ad esserne colpiti sono soprattutto i bambini con meno di cinque anni. Stiamo parlando dell'influenza, una malattia respiratoria stagionale provocata da virus a RNA appartenenti al genere Orthomixovirus che, a sua volta, comprende tre generi: A, B e C. La caratteristica principale dei patogeni è la frequenza con cui subiscono mutazioni.
Ciò determina l'alterazione della loro antigenicità e delle proprietà infettive e spiega il perché ogni anno il sistema immunitario si ritrova a dover combattere con un diverso tipo di influenza. La trasmissibilità della stessa è molto semplice ed elevata. Avviene infatti attraverso le goccioline di saliva e/o di muco emesse con starnuti, colpi di tosse oppure parlando in maniera ravvicinata con un'altra persona. Il contagio, tuttavia, può avvenire anche in maniera indiretta ovvero toccando superfici e oggetti contaminati. Il tempo di incubazione è breve, uno o due giorni al massimo.
I sintomi dell'influenza
La peculiarità delle manifestazioni influenzali consiste nell'esordio brusco. Il primo sintomo è sicuramente la febbre elevata e della durata di almeno tre-quattro giorni. Il rialzo termico è sempre accompagnato da mal di testa, brividi di freddo e sudorazione. La sintomatologia respiratoria include tosse secca, mal di gola, algia al petto durante la respirazione, naso chiuso o che cola. Il paziente si sente spossato, inoltre lamenta sonnolenza e dolori ossei e muscolari diffusi in tutto il corpo. Talvolta il disturbo può provocare altresì: crampi addominali, nausea, vomito, diarrea, fotofobia e congiuntivite.
Negli ultimi tempi, complice la pandemia di Covid, sono aumentati sempre di più i casi di "Flurona", ossia una malattia caratterizzata dalla sovrapposizione dei due virus, quello di SARS-CoV-2 e quello dell'influenza. Il doppio contagio si presenta con uno stato infiammatorio maggiormente intenso. La febbre può durare per una settimana. Anche il mal di gola è più forte e non mancano le algie, la difficoltà a deglutire e la stanchezza estrema. La diagnosi si basa sull'esecuzione di un tampone antigenico.
Le conseguenze dell'influenza
In generale un sistema immunitario in buona salute è in grado di contrastare efficacemente l'influenza e le sue conseguenze. Tuttavia esistono categorie di persone a rischio per le quali le complicanze, anche gravi, non sono affatto rare. I virus influenzali possono essere percolosi per gli anziani, per le donne in gravidanza, per i soggetti sottoposti a cure che indeboliscono le difese immunitarie, per i bambini di età compresa fra i sei mesi e i cinque anni e per gli individui affetti da patologie croniche (asma, diabete, malattie immunitarie, cardiovascolari e respiratorie). Sono purtroppo complicazioni frequenti:
- La bronchite;
- La polmonite;
- La disidratazione;
- L'otite;
- La sinusite;
- L'insufficienza respiratoria;
- Lo scompenso cardiaco;
- La miocardite;
- L'encefalite.
Per prevenire questo questo quadro fosco il miglior alleato è il vaccino antinfluenzale, un preparato che sollecita la formazione dei linfociti B, indispensabili per la creazione della memoria immunitaria che serve a riconoscere e a combattere il patogeno nel momento in cui questo entra in contatto con l'organismo. Un'ulteriore conferma della sua efficacia giunge da uno studio condotto dagli scienziati dell'Università McMaster secondo cui il vaccino protegge da morte precoce le persone con insufficienza cardiaca.
L'influenza e la replicazione virale
I virus, si sa, utilizzano il repertorio della cellula ospite per replicarsi. Gli scienziati del Cluster of Excellence ImmunoSensation2 dell'Università di Bonn, assieme ai colleghi giapponesi, hanno scoperto un composto che, inibendo la metiltransferasi MTr1 del corpo, impedisce la replicazione dei patogeni influenzali. Esso si è dimostrato efficace nelle preparazioni del tessuto polmonare e nelle indagini condotte sui topi. Inoltre ha mostrato effetti sinergici con farmaci antinfluenzali già approvati. Lo studio, guidato dal professor Hiroki Kato e pubblicato su Science, potrebbe aprire le porte a un nuovo trattamento per l'influenza.
Come già detto i virus necessitano di una cellula ospite per replicarsi. In quest'ultima introducono le loro informazioni genetiche sotto forma di acidi nucleici DNA o RNA. Per distinguere gli acidi nucleici estranei dai propri, la cellula impiega una specie di sistema di etichettatura. Il proprio RNA, ad esempio, è etichettato con un cappuccio molecolare che lo identifica come non pericoloso. Ciò permette al sistema immunitario di reagire efficacemente contro le minacce.
Il citato cappuccio molecolare non è altro che un nucleoside metilato, ossia una piccola molecola attaccata alla fine della catena di RNA. Quando nella cellula vi è dell'RNA con il cappuccio molecolare mancante, esso viene riconosciuto dal recettore immunitario RIG-I e il sistema immunitario entra in allarme. Per sfuggire a questo avviso di pericolo, i virus dell'influenza hanno sviluppato un meccanismo speciale chiamato "capsnatching": rubano il cappuccio molecolare dalle molecole di RNA cellulare e lo trasferiscono al proprio RNA.
Lo studio
L'enzima metiltransferasi MTr1 fornisce mRNA cellulare con una struttura di cappuccio e quindi funziona come etichettatore di acidi nucleici della cellula. I ricercatori hanno dimostrato che i patogeni influenzali dipendono dalla funzione dell'enzima MTr1. Ha affermato Kato: «Mentre altri virus come SARS-CoV-2 sono in grado di tappare le loro molecole di RNA da soli, i microrganismi dell'influenza "rubano" tappi già esistenti. Se la funzione di MTr1 viene interrotta nella cellula, non ci sono tappi disponibili per il trasferimento all'RNA virale».
Il team ha voluto sfruttare questa dipendenza per il trattamento della malattia stagionale cercando inibitori specifici di MTr1. A tal proposito ha studiato come le sostanze del tessuto infetto influenzano la quantità di particelle virali prodotte. Ciò è stato testato sia in modelli murini che in preparazioni di tessuto polmonare umano provenienti da pazienti che avevano subito un intervento chirurgico.
È stata identificata una molecola che inibisce MTr1 in entrambi i casi.
Si tratta di un derivato di un prodotto naturale chiamato trifluorometil tubercidina (TFMT) a base di batteri del genere Streptomyces. Gli scienziati sono stati altresì in grado di dimostrare che TFMT funziona insieme a farmaci approvati contro l'influenza. Ora servono ulteriori approfondimenti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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