Benitez studia i diari di Istanbul

«Andiamo Reds, il Partenone è solo in prestito e noi lo porteremo indietro». Spinto da questo incitamento minimal il Liverpool parte oggi dal John Lennon airport intorno alle dieci: comincia l’operazione Atene. Domenica di riposo dopo la campagna di Spagna: cinque giorni di molta tattica e poco lavoro fisico, pomeriggi passati a vivisezionare il Milan rivedendo spezzoni delle partite più importanti. Il doppio incrocio col Manchester quella più gettonata, ma anche molti incontri di campionato. Palla inattive, fermo immagine e Benitez che spiega come e dove piazzarsi: il terzo tempo di Ambrosini è il pericolo numero uno. Poi la fase difensiva, come incastrare la coppia centrale (Nesta-Maldini o Kaladze) o magari sfruttare le amnesie di Oddo o Jankulovski. I pomeriggi nel resort cinque stelle di La Manga sono trascorsi così, della finale di Istanbul neanche un istante. Almeno così fanno sapere i giocatori. Che non hanno certo dimenticato quella partita, ma che nemmeno hanno voglia di diventarne ostaggi.
Chi invece non ha scordato una virgola di quell’incantesimo è Rafa Benitez. E non solo nelle emozioni. Come fossero reliquie il demiurgo spagnolo ha conservato i bloc notes della vittoria in Champions league. Souvenir per i nipoti? Macché: «Se ho tenuto tutti gli appunti è perché voglio usarli ancora. Non dobbiamo commettere gli stessi errori di due anni fa».
Dovesse mettere le mani su quelle grandi orecchie, Benitez raggiungerebbe un’icona di Anfield, quel Bob Paisley finora unico manager ad aver vinto più di una volta (tre furono le sue) la coppa dei Campioni. Per entrare nella storia, dunque. Lui e la sua squadra: «I nostri tifosi ci ricorderanno per i prossimi 100 anni se dovessimo ripetere Istanbul: in questa stagione abbiamo cambiato proprietà e siamo tornati in finale. Abbiamo più esperienza, siamo sullo stesso piano del Milan. E non credo che finirà come nel 2005». Traduzione: non ripeteremo più gli errori del primo tempo di Istanbul. Alla fine è questo l’incubo dei Reds: quei 45 minuti. Quanto alla formazione i dubbi di Benitez sono circoscritti alla seconda punta: non chi, ma se. Certo Kuyt («voglio portare la coppa a mio padre che è malato di cancro» è il sogno dell’olandese) ballano per una maglia grissino Crouch e Bellamy. Il resto lo faranno i trucchi di mago Benitez.
Atene è lì che aspetta e oggi ci sarà il briefing per la sicurezza. Gli inglesi protestano, è intervenuto anche l’ambasciatore, per le condizioni cui saranno sottoposti i 17 mila tifosi soprattutto nel deflusso dallo stadio Olimpico. Non sarà facile metterli d’accordo.
Una citazione se la merita anche Marcel Desailly che ad Atene vinse la coppa dei campioni nel ’94, 4-0 al Barcellona segnando l’ultimo gol rossonero.

Ora sul Guardian ha una rubrica, ieri si è divertito con questi giudizi: «Kakà e Gerrard gli uomini decisivi; il Liverpool non è eccezionale in alcun reparto, ma ha in corsa e carattere le armi in più». E infine: «Ancelotti sceglierà Inzaghi. Uno che se giocasse in Inghilterra sarebbe fischiato ad ogni partita per la sua facilità a cadere per terra». Non che in Italia gli vada meglio.

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