Berlusconi: «Così la sinistra occupa anche il calcio»

Il leader della Cdl contesta la scelta di Guido Rossi per risanare la Federazione: «È stato senatore del Pci»

Berlusconi: «Così la sinistra occupa anche il calcio»

Franco Ordine

Silvio Berlusconi torna all’attacco. Come ai bei tempi del Milan e dell’ingresso in politica: è la sua vocazione dichiarata, il ruolo nel quale si esprime al meglio. Gli effetti del suo primo intervento da ex premier sono sotto gli occhi di tutti: tre televisioni romane (Teleroma 56, T9 e Romauno) mandano in onda la sua intervista sul fatto del giorno, tutte le agenzie ne rilanciano i passi più importanti, gli interessati vengono presi in contropiede. E non manca qualche clamoroso equivoco frutto della cattiva conoscenza della materia. Di fatto si produce uno scossone violento all’impalcatura di latta appena realizzata dalla nuova maggioranza intorno allo scandalo del calcio e un perfetto allineamento con il comune sentire popolare sull’argomento. Sulla sua scia, al volo, si posiziona anche An che apre il fuoco di sbarramento contro il Governo e la nomina del commissario straordinario Guido Rossi, «persona competente ma schieratissima» sostiene Andrea Ronchi, il portavoce, autore della proposta di cancellare le società dalla quotazione in Borsa (d’accordo con lui anche il presidente emerito Francesco Cossiga) e di ripristinare i diritti collettivi in materia di contratti tv, «aboliti dal governo D’Alema» ricorda Gasparri. Ignazio La Russa si toglie infine un sassolino dalla scarpa rievocando il suo scontro, per difendere il Catania, «contro questi signori».
Ma i fuochi d’artificio sono tutti dentro l’intervista concessa dal leader della Cdl Silvio Berlusconi che chiosa in modo perentorio anche la proposta firmata da Romano Prodi nei giorni scorsi di nominare Gianni Letta commissario della federcalcio. «È stata di pessimo gusto» il giudizio secco che si riannoda con la valutazione sulla nomina del professor Guido Rossi, «è stato un parlamentare dell’ex Pci, la sinistra occupa anche il calcio» il tormentone. Dopo la premessa, l’affondo sulla sostanza del dibattito attuale: cosa fare con gli illeciti sportivi della Juve e delle altre società emerse nelle pieghe dell’inchiesta delle procure di Napoli, Torino e Roma? «Non sono affatto d’accordo con Guido Rossi che parla della necessità di riscrivere le regole. Le regole esistono e prevedono sanzioni molto precise e severe come la penalizzazione dei punti in classifica, la retrocessione e addirittura la radiazione dallo sport, anche se come pena estrema» la risposta documentata di Silvio Berlusconi che parla e si occupa, come si capisce, del codice di giustizia sportiva. Non di altro, società quotate in Borsa e diritti tv che in questo momento rappresentano il contorno dello scandalo, non il cuore del problema. «Fortunatamente la giustizia sportiva è più veloce di quella ordinaria, si può intervenire in fretta visto che il quadro è già chiaro per stabilire quali squadre debbano partecipare ai prossimi campionati e quali alle coppe europee» insiste l’uomo di calcio che conosce bene la materia e le scadenze sul calendario.
Sul punto Silvio Berlusconi tiene la posizione già confidata domenica scorsa a San Siro. Rischia qualcosa il suo Milan?, gli chiedono. E la risposta non si presta a fraintendimenti: «C’è un solo rischio: che il Milan giustamente e doverosamente si veda attribuire due scudetti». E la sua analisi si allarga sul sistema scoperto dalle intercettazioni, «si pensava ad auto date in uso ai giornalisti, a rappresentanti del calcio, non si è mai approfondito questo fenomeno ora definito una cupola dagli inquirenti ma era abbastanza conosciuto». Da qui la sua sicurezza di cemento armato: «Il Milan non è in alcun modo coinvolto». Anzi. «Nelle due registrazioni note emerge che l’addetto agli arbitri della società si stava lamentando» segnala. «La società rossonera è una vittima ed è stata defraudata da certi comportamenti arbitrali che hanno favorito altre squadre». Non è stata una scoperta, né per il Milan, né per lo stesso Berlusconi. «Ne avevo parlato qualche volta con Galliani. Pensavamo ingenuamente che poiché la Juve ha tanti tifosi a livello nazionale, ne avesse tanti anche tra i fischietti. Pensavamo che la metà di loro avesse il cuore juventino» la chiave di lettura spazzata via dall’attuale inquietante ricostruzione.
In fondo all’intervista c’è anche il capitolo dedicato a Galliani, «un galantuomo al 100 cento». Da qualche giorno si assiste a un martellamento mediatico per costringere l’attuale presidente della Lega professionisti a dimettersi. Di qui il colloquio telefonico di ieri mattina tra i due. «Mi ha chiamato e mi ha chiesto cosa pensassi della richiesta di alcuni presidenti. Gli ho detto che le dimissioni si danno quando si sia commesso qualcosa di non corretto. Ma se hai operato con correttezza bisogna restare al proprio posto. Questa è una regola e penso che Galliani seguirà questa regola». Detto, fatto.

Mercoledì prossimo Adriano Galliani si presenterà all’assemblea delle società di serie A e serie B con l’intento di tener fede alla promessa fatta. Niente dimissioni. «Sarebbe un segno di debolezza» confida Galliani ai suoi intimi.

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