Bertelli racconta Vedova il più biblico degli artisti

Per il pittore veneziano un libro e una mostra alla galleria Ala

Luciana Baldrighi

Quella di quest’anno è la quarta mostra di Emilio Vedova alla Galleria Salvatore e Caroline Ala, in via Monte di Pietà. La prima fu a New York nel 1989, poi a Milano nel 1999 e nel 2001. La copertina del libro sull’artista, edito da Charta, testi di Carlo Bertelli e dello stesso Vedova, è a colori e riprende lo spazio espositivo di New York non dissimile da quello milanese di via Monte di Pietà con un tondo da lui denominato «dischi» e un quadro di formato quadrato appeso al muro. Colonne bianche seriali e un arredo «minimal» danno il senso della pulizia di forma che i nostri galleristi da anni esigono per rappresentare opere di estrema avanguardia. Anche nella quarta di copertina dominano i «dischi», uno in piedi e l’altro appoggiato sul pavimento chiaro di rovere. Le foto sono state scattate da Joseph Coscia e da Tom Schierlitz di New York. Il volume contiene numerose immagini a colori delle opere dell’artista veneziano e alcune in bianco e nero scattate nella sua bottega mentre lavora. Le pagine sono 144 e il costo è di 37 euro. Carlo Bertelli ha raccontato alcuni ricordi che lo legano a Vedova e della sua ricerca negli anni Sessanta ricca di scoperte in innovazioni. «Le prime volte che apparve in pubblico, Emilio Vedova sembrava un agile Precursore scolpito dal Sansovino. Era un gigantesco profeta. È da sempre un artista biblico, il più biblico. Ha girato il mondo. Ha esposto a Kassel e a Tokio, ha insegnato in America e in Europa. In questo tempo la sua venezianità non si è stemperata; se mai si è acuita, come accadde ai grandissimi della sua patria che dal Prado a Londra sono insieme veneziani e imperiali».
Questa mostra milanese comprende una trentina di lavori tra quadri, installazioni, nonchè disegni e chiuderà i battenti il 25 febbraio. Le opere giovanili, unite a quelle più recenti conferiscono a questa mostra il carattere di un’antologica sebbene il numero delle opere esposte rispetto a quelle prodotte sia limitato.


Secondo Salvatore Ala Vedova promette ancora novità perchè il nostro veneziano non ha cessato di lavorare e di protestare e la sua coerenza si è irrobustita. Il gioco morale dualistico tra bene e male si riflette nelle sue tele tra luce e luio, tra bianco e nero.

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