BIPARTISAN MA NON TROPPO

Sappiamo benissimo che la giostra dei nomi del futuro governo, per il momento, è poco più di un gioco di società avvolto ancora un po' nella nebbia delle trattative. Da questa nebbia, però, ogni tanto spuntano fuori come fari abbaglianti i nomi di candidati cosiddetti bipartisan: si è parlato del giuslavorista Ichino, eletto nelle file del Pd; del manager Corrado Passera e di Luca Cordero di Montezemolo. E in molti sono pronti a inneggiare allo «spirito giusto», improntato al dialogo e alla collaborazione con lo schieramento avverso. Ci permettiamo di dissentire: il dialogo e la collaborazione sono importanti in Parlamento, ma la squadra di governo dev’essere unita e compatta. E deve remare in una sola direzione.
Si può avere più o meno stima dei «tecnici esterni» che sono via via entrati nella girandola del totoministri. Il professor Ichino, per esempio, dice cose interessanti e condivisibili sulla flessibilità del mercato del lavoro. Passera è un ottimo manager che ha fatto bene ovunque abbia lavorato. Qualche dubbio in più l'abbiamo su Montezemolo, che ha inciuciato con il sindacato per l'intero suo mandato in Confindustria, salvo poi denunciare, alla fine, che il sindacato italiano è composto da mesozoici professionisti del veto. Splendido. E accorgersene prima? Fra l'altro, Montezemolo più che come lavoratore o geniale inventore è noto come comunicatore: che cosa potrebbe dare a Berlusconi che Berlusconi non ha già?
Ma il punto non sono i nomi. È il metodo. Siamo convinti che gli elettori abbiano affidato al leader del centrodestra una fiducia senza precedenti perché vogliono che sia lui a governare. La squadra dev’essere ricca di persone capaci, come abbiamo ripetuto fin dal primo giorno, ma funzionali. Di primedonne nel Consiglio dei ministri ne abbiamo viste fin troppe in passato. Ora i tempi difficili richiedono compattezza, unità d'intenti, capacità decisionale. Non si può perdere nemmeno un minuto a sventolare paillettes libere e belle.
Ricordate Ruggiero? Era il ministro degli Esteri del secondo governo Berlusconi. Ex direttore del Wto, uomo vicino alla Fiat e molto amato dai salotti chic: durò sei mesi. Non crediamo sia un'esperienza da ripetere. Il clima nuovo con l'opposizione va inseguito e coltivato, per carità: ma nelle sedi opportune. Non all'interno del governo.

Il centrodestra rappresenta più di mezza Italia: e ha sicuramente al suo interno persone di alto profilo capaci di svolgere tutte le mansioni richieste, senza il bisogno di ricorrere ai prestiti che, per la verità, sembrano fatti apposta per soddisfare il palato dei grandi giornali. Ma al nuovo governo gli italiani chiedono di dare in fretta buoni risultati, mica buoni editoriali.

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