Rangoon - Il grande giorno della libertà è arrivato. Le autorità birmane si trovano nell’abitazione della leader democratica Aung San Suu Kyi per leggerle l’ordine di liberazione. Lo si è appreso da fonti ufficiali. La polizia ha cominciato a rimuovere le barriere di sicurezza davanti alla sua casa di Rangoon. All’interno dell’abitazione del premio Nobel ci sarebbero il suo medico e l’avvocato. Circa 5mila persone si sono radunate nelle ultime ore davanti alla casa del premio Nobel per la pace, aspettando il suo rilascio. La giunta militare birmana la leader dell’opposizione e premio Nobel per la Pace 1991, che ha trascorso 15 degli ultimi 21 anni agli arresti domiciliari: "È libera ora" ha riferito un funzionario del governo.
Il saluto alla folla È libera: la dissidente birmana è apparsa ai cancelli della sua abitazione, finalmente libera di muoversi dopo oltre 7 anni agli arresti domiciliari imposti dal regime di Myanmar. Funzionari del regime birmano erano entrati nell’abitazione di Aung San Suu Kyi verso le 17 locali per leggerle l’ordine di liberazione della giunta militare. Oggi scadevano i termini della sua ultima condanna a 18 mesi di arresti domiciliari. "Dobbiamo lavorare insieme, all’unisono, per raggiungere il nostro obiettivo" ha detto Aung San Suu Kyi, invitando i suoi sostenitori a tornare domani, quando terrà un discorso, il primo dopo la liberazione.
Domani il discorso Suu Kyi è apparsa davanti al cancello della sua casa, con un abito tradizionale lilla. La folla che l’aspettava, l’ha accolta con applausi, cantando l’inno nazionale. "C’è un tempo per la calma e un tempo per parlare - ha detto la premio Nobel -. Il popolo deve lavorare all’unisono. Solo allora potremo raggiungere il nostro obiettivo". Aung San Suu Kyi ha dato appuntamento ai suoi sostenitori domani a mezzogiorno nella sede del sua partito, la Lega Nazionale della Democrazia (Nld). Dopo il breve incontro con la folla, Suu Kyi è rientrata nella sua casa assieme ad alti esponenti del suo partito. Migliaia di persone erano in attesa fin da ieri davanti alla casa dove Suu Kyi ha trascorso 15 degli ultimi 21 anni agli arresti domiciliari. Nel pomeriggio di oggi si era creata tensione fra la folla e gli agenti di polizia, armati e in assetto anti sommossa, posizionati davanti alla barricata che bloccava l’accesso della villa sul lago. Alcuni manifestanti si erano seduti a terra in atto di sfida. Ma verso le 17 le barricate sono state rimosse. Poco dopo alcune auto ufficiali hanno attraversato il cancello e un funzionario ha annunciato che l’ordine di liberazione era stato letto davanti a Suu Kyi.
La gioia di Obama Il presidente americano Barack Obama ha accolto con favore il rilascio della leader democratica Aung San Suu Kyi, definita "una mia eroina" chiedendo alle autorità birmane di liberare di tutti i prigionieri politici. "Mentre il regime birmano ha isolato e tappato la bocca ad Aung San Suu Kyi per un periodo straordinariamente lungo, lei ha coraggiosamente continuato a combattere per la democrazia, la pace e il cambiamento in Birmania" si legge in una nota della Casa Bianca". Suu Kyi, ha proseguito Obama, "è una dei miei eroi e una fonte di ispirazione per tutti coloro che lavorano per il progresso dei diritti umani in Birmania e nel resto del mondo. Gli Stati Uniti accolgono con favore il suo estremamente ritardato rilascio ora "è giunto il tempo che il regime liberi tutti i prigionieri politici, non uno solo".
Sarkozy Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha espresso soddisfazione. Sarkozy ha anche ammonito le autorità birmane contro "qualsiasi restrizione della libertà di movimento o di espressione" della premio Nobel. In una dichiarazione, Sarkozy ha sottolineato che "la Francia sarà estremamente attenta alle condizioni in cui Aung San Suu Kyi godrà della sua ritrovata libertà". E quindi qualsiasi "restrizione della sua libertà di movimento e di espressione costituirebbe un’inaccettabile negazione dei suoi diritti".
Cameron "Questo è in grande ritardo": il premier britannico David Cameron ha commentato così la liberazione del premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi. "La sua detenzione è stata una parodia destinata soltanto a zittire la voce del popolo birmano".
Frattini "La liberazione di Aung San Suu Kyi è una notizia che accogliamo positivamente, è il frutto dell’azione di sostegno e di ininterrotta solidarietà espressa dalla comunità internazionale: un’azione che ha visto impegnata l’Italia, la Farnesina e il ministro Franco Frattini personalmente, e l’Ue nelle sue diverse articolazioni, incluso il Rappresentante speciale Piero Fassino". Il portavoce del ministro Frattini, Maurizio Massari, ha commentato così la liberazione del premio Nobel.
"Resta forte il nostro rammarico - ha aggiunto Massari - per il fatto che la liberazione di Aung San Suu Kyi, così come quella di numerosi altri detenuti politici, non sia avvenuta prima delle elezioni del 7 novembre, le prime elezioni dal 1990. le quali avrebbero certamente assunto un significato ben diverso se si fossero svolte in un contesto di libero e democratico confronto tra le diverse forze politiche del paese".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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