Black out a Linate, il gip archivia ma critica

Guido Salvini chiude l’inchiesta sui radar «spenti» il 6 e 7 ottobre del 2004

Stefano Zurlo

L’inchiesta va in archivio, ma l’aeroporto di Linate resta, virtualmente, sul banco degli imputati. I quattro black out che il 6 e 7 ottobre scorso mandarono in tilt lo scalo milanese, sono figli di una catena di «omissioni che preoccupano decisamente per la loro estrema gravità in considerazione del luogo e del settore di trasporto in cui sono state compiute, del loro numero, dei loro qualificati autori, oltre che dei gravissimi rischi connessi». Sembra, paradossalmente, una requisitoria il decreto con cui il gip Guido Salvini mette la parola fine all’indagine del pm Piero Basilone.
Salvini elenca minuziosamente i difetti emersi nel corso dell’indagine. La lista è davvero inquietante: «Difetti nel sistema di monitoraggio e di controllo dell’intero impianto elettrico, insufficiente protezione della cabina Enel che alimenta la torre, inefficienza nel sistema di batterie di continuità e nel gruppo elettrogeno e mancate verifiche periodiche dell’impianto». Un quadro che fa rabbrividire e che spiega quel che accadde il 6 e 7 ottobre scorsi. Per oltre 60 minuti complessivi, non fu possibile «visualizzare sui monitor della torre di controllo la posizione degli aerei in arrivo. Fortunatamente - prosegue il gip - in occasione di tutti e quattro gli eventi esaminati il volume del traffico aereo era esiguo».
Insomma, è andata bene. «Con la verifica in concreto e a posteriori delle conseguenze degli eventi interruttivi, si è potuto quantomeno escludere che tali difetti siano stati produttori almeno in quel momento di pericoli per la sicurezza dei voli in corso». Questa constatazione rassicurante non attenua però il giudizio del magistrato: «Il sistema di monitoraggio e di controllo all’interno dell’impianto elettrico di alimentazione non era attivo quando i fatti sono accaduti, il corretto funzionamento avrebbe certamente consentito di rilevare tempestivamente le anomalie funzionali del sistema di alimentazione, e di conseguenza di intervenire immediatamente sui suoi difetti, permettendone l’eliminazione».
Un’altra brutta pagina, dunque, per la collettività. Ma Salvini guarda al futuro: «È importante evidenziare i risultati degli accertamenti perché gli enti preposti a garantire la sicurezza del volo ne tengano conto per il futuro, dato che l’insussistenza nel caso concreto di una situazione di pericolo per la sicurezza del volo si è rivelata una fortunata eventualità, mentre dovrebbe essere una certezza».
L’archiviazione è però un passo obbligato. L’indagine ha escluso il reato di interruzione di pubblico servizio e del resto le armi del codice sono spuntate: la legge in materia, risalente al 1930, prevede il «pericolo di causazione di un disastro ferroviario, di inondazione, di naufragio, di sommersione di nave», ma dimentica, fra i delitti colposi, addebitabili a negligenza, imperizia o dimenticanza, quello aereo. Gli atti sono stati comunque inviati all’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo.


L’Enav, intanto, corre ai ripari e in un comunicato afferma che si «sta provvedendo alla realizzazione di ulteriori progetti di fall-back (sistema capace di garantire il servizio di assistenza al volo anche durante temporanei stop del sistema) e di disaster-recovery (sistema che subentra nei casi in cui siti sensibili vengono colpiti da eventi naturali o dolosi)».

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