Bolle di emozioni con la Zakharova

Si apre la stagione di danza del teatro Piermarini con Odile e Sigfrido nella versione di Vladimir Bourmeister Scene e costumi sono firmate da Roberta Guidi di Bagno

È un Lago che piace alla bella Zakharova. La figlia del Kirov rapita dal Bolshoj. Sogno esile e lirico, braccia estenuate, gambe sottili forgiate d'acciaio, linee spezzate e decadenti per suggerire struggimento e malinconia. Ma certo dispiace a Roberto Bolle, magnifico esemplare di danseur noble costretto ad adattarsi all’archetipo del porteur e qui praticamente inutilizzato. In cambio incantano gli archi di foglie che incorniciano i monti, le stalattiti di ghiaccio che imprigionano il lago, i motivi gotici, i colori pastello che tratteggiano la reggia, le scene dipinte sulla scia della nostra gloriosa scenotecnica. Tutto a gusto della scenografa e costumista Roberta Guidi di Bagno che non lascia al caso nemmeno il tutù della protagonista. Piatto e rigido come tradizione russa pretende.
Da oggi al 21 dicembre, con vari cast, torna il Lago dei Cigni nella versione realizzata da Vladimir Bourmeister nel '53 per lo Stanislavskij di Mosca e presto entrato anche nel repertorio dell'Opéra di Parigi. Il teatro dell'ex direttore del nostro Ballo Frédéric Olivieri (oggi dirige la Scuola mentre la compagnia è tornata nelle mani di Elisabetta Terabust), che nella primavera 2004 l'ha voluto alla Scala. Una novità relativa, dal momento che il libretto, a lieto fine secondo gli ukase del realismo socialista e venato dal Leitmotiv del Buffone, era già stato adottato nel '64 da Nicholas Beriozoff. I Laghi della Scala, tutti di taglio più psicanalitico che fiabesco, sebbene tutti relativamente fedeli all'originale che Petipa e Ivanov avevano messo a punto postumo nel 1895 a seguito delle vicissitudini subite dal titolo (anche divenuto cronologicamente l'ultimo della trilogia Bella-Schiaccianoci-Lago pur essendo la prima partitura composta da Caikovskij), hanno avuto le firme più disparate. Da Beriozoff alla Wallmann, da Field alla Hightower su Zeffirelli... A quello princeps di Nureyev, in repertorio dal '90. Decisamente il più appassionante per l'approfondimento psicologico dei personaggi, lo spessore conferito al principe tutto assoli e premonizioni, l'importanza data a Rothbart che ne diventa il precettore, l'ombra, l’id. A Bourmeister il merito del recupero della disposizione originale dei vari numeri della partitura, il filo conduttore del Buffone, personaggio caro al gusto russo-sovietico, la quantità e qualità della danse d'école. Mentre, si diceva, Siegfried, sempre in scena, è relegato nel destino comune a tutti i danzatori del pre-Nureyev e nemmeno Rothbart incide.
A prescindere dalla reintroduzione del lieto fine, (nei vari finali morte e resurrezione si sono sempre alternati) e dal ridimensionamento di Siegfried e Rothbart (in secondo piano anche nell'originale) la novità del libretto si rifugia nel III atto, quando Rothbart entra tirandosi dietro i protagonisti del gran divertissement. Mentre sua figlia, Odile il cigno nero, appare e scompare fino al clou dei famosi 32 fouettées. Che, con la Zakharova, partono e arrivano in «seconda» in omaggio alla sua scuola. Altra novità la sovrapposizione di Prologo e Epilogo nel nome di una fanciulla bianca che all'inizio raccoglie fiori e alla fine è il cigno ridivenuto donna per celebrare la vittoria del bene. Ancora una volta il Buffone è Antonino Sutera, étoile e splendido interprete di certi ruoli come l'attuale, mantre Sabrina Brazzo è la Principessa.

Il titolo (dirige David Coleman) di gusto sovietico e come tale da vedere nell'ottica del medaglione d'epoca, piacerà per l'impianto scenografico, la cifra dei protagonisti e la bontà di un Ballo rinnovato e potenziato. In ogni il binomio Lago-Scala, con il valore aggiunto di Svetlana Zakharova-Roberto Bolle guest, non può che essere vincente. E anche la stagione 2007/8 va.

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