Boniver: «Non va sottovalutato ma sono segni di debolezza»

Il sottosegretario: «Davanti a minacce di questo tipo bisogna sempre preoccuparsi. Ritirare gli ambasciatori? È un’idea»

Luca Telese

da Roma

La Lega chiede di ritirare gli ambasciatori, la Margherita invoca provvedimenti della comunità internazionale, ma anche il governo non esclude la possibilità di risposte forti al presidente dell’Iran.
Sottosegretario Boniver, vanno prese sul serio le minacce di Ahmadinejad a Israele?
«Quando il leader di uno Stato ricorre a un linguaggio siffatto io mi preoccupo sempre».
Come interpreta questa accelerazione?
«Semplice: Ahmadinejad è in forte difficoltà all’interno dei suo stesso esecutivo, gli sono stati bocciati tre ministri del Tesoro, gioca la carta che gli viene meglio».
Quella della guerra verbale contro Israele?
«Sì. Credo che sia necessario fare un punto: il presidente iraniano è considerato un peso piuma dagli stessi ayatollah conservatori. Con questi affondi può nascondere le proprie difficoltà personali, e come vede ci sta riuscendo».
Perché proprio ora?

«Anche per via della sede: chi conosce la storia dei vertici della conferenza islamica sa che anche un altro capo di Stato, Mohamad Mahatir, primo ministro malese, aveva scelto questa tribuna per pronunciare un discorso palesemente antisemita: è l’effetto grancassa».
La sua posizione qual è?
«Questi discorsi incendiari, e le espressioni contro Israele le consideriamo del tutto inaccettabili».
Pensa che oltre al problema di Israele ci sia qualcos’altro?
«Sinceramente sì: sono convinta che sotto il camuffamento di parole e concetti persino indegni di essere pronunciati, ci sia una partita più ampia che la leadership iraniana sta giocando, anche muovendo le leve della propaganda».
Quale?
«Quella del nucleare iraniano».
È in corso una complicata trattativa con la comunità internazionale...
«Sì, ma registro l’incapacità di chiuderla, il che alimenta l’instabilità».
Perché?
«Sono convinta che se non si trattasse di un Paese del peso strategico e della forza dell’Iran, la questione sarebbe già stata portata davanti al Consiglio di sicurezza dell’Onu: l’accusa rivolta all’Iran è quella di avere violato il trattato di non proliferazione».
E la proposta leghista di ritirare gli ambasciatori?
«È un provvedimento che l’Italia ha già perso una volta, negli anni passati, anche se pochi se lo ricordano. Adesso le relazioni si erano, se si può dire così, distese».
Questo per suggerire che lei non lo ritiene opportuno?
«Al contrario. Questo per dire che è un gesto che può essere sempre preso in considerazione, soprattutto davanti a minacce di questa natura».


Bisogna preoccuparsi, insomma, per le tante conseguenze che potrebbero innescarsi.
«Non bisogna sottovalutare mai la situazione. Ma registrare anche che queste posizione estreme appartengono solo a una ristretta minoranza, anche nei paesi arabi».

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