Il boom «Gavishire» parla in genovese

Per molti si tratta di una scelta anti stress, ma la decisione di cambiare ambiente dipende anche dalla convenienza degli immobili: sono più belli e costano meno

Il boom «Gavishire» parla in genovese

Paolo Bertuccio

Altro che mare o montagna: alla fine, sono sempre le dolci colline ad averla vinta. Fa ormai parte della storia il successo sentimentale e immobiliare che le campagne toscane del Chianti riscuotono presso gli inglesi e gli americani, così come la riscoperta, sempre di marca anglosassone, del Salento. Ma sulla scia di questi fenomeni, anche le colline del Gavi e del Dolcetto possono festeggiare una vittoria più piccola ma pur sempre significativa.
Sì: il basso Piemonte parla sempre più genovese e milanese, persino inglese, e non parliamo di semplice turismo: sono sempre più numerosi, infatti, i lombardi e i liguri che si trasferiscono armi e bagagli nei piccoli comuni delle valli Scrivia, Bormida o Lemme. Gavi, Ovada, Arquata Scrivia, ma anche nomi meno immediati come Rocca Grimalda, Stazzano, Parodi Ligure: sono solo alcune delle località targate Alessandria protagoniste di questa particolare fuga dalle metropoli. Piacciono la tranquillità e il silenzio, ormai introvabili nelle città. Piace il panorama collinare che, se ammirato in una giornata di sole, con la giusta luce, può funzionare come un potente antistress. Piace, soprattutto, la distanza non siderale dalle grandi città: a spanne, poco più di mezz'ora di auto da Milano o, in alternativa, da Genova e dalla Riviera ligure.
Insomma, il risultato è che il genovese o milanese stufo dello stress da caos cittadino ha la possibilità di cambiare (in meglio) aria e allo stesso tempo mantenere il lavoro di prima, trasformandosi in pendolare. Anche perché i collegamenti con Genova e Milano sono anche ferroviari (ben servita in entrambi i sensi la stazione di Arquata Scrivia), anche se sono proprio i ritardi e i cambi di orario dei treni a costituire l'unico neo di quello che, altrimenti, sembrerebbe un quadretto perfetto, da ragazzo della via Gluck col lieto fine.
Un confortevole appartamento di nuova costruzione o, per chi è intenzionato a vivere fino in fondo il ritorno alla natura, un vecchio casale da ristrutturare. Queste, nel basso Piemonte, le principali alternative immobiliari per chi è stufo della città. E se la seconda di queste due scelte rimane giocoforza riservata ai veri appassionati, il boom riguarda proprio gli appartamenti, il cui standard qualitativo, dicono gli esperti, è sensibilmente superiore alla media. Questo perché, appena fiutato l'affare, le imprese edili si sono sforzate di offrire una buona quantità di abitazioni spaziose, con giardino e con accessori di buona qualità. Tanto che, come ha avuto modo di spiegare lo staff dell'impresa Arquata Costruzioni, «in questo tipo di case non ha senso confrontare i prezzi al metro quadro. Con una qualità così elevata, la competizione si svolge tutta sul rapporto qualità-prezzo, che in molti casi è vantaggiosissimo». Se la casa costa poco ma è brutta, insomma, nessuno la compra. E i prezzi? In aperta campagna, rustici, villette, casali e affini si aggirano intono ai 200mila euro. Nei centri abitati, invece, a seconda di svariati parametri di qualità un appartamento può costare tra i 75mila e i 90mila euro. Le cifre non variano più di tanto tra una zona e l'altra del basso Piemonte, questo perché, ad esempio, la val Bormida, che a livello paesaggistico è sicuramente in vantaggio su altre parti dell'Alessandrino, non dispone di collegamenti ferroviari buoni come, per dirne una, quelli della Vallescrivia.
A tuffarsi a pesce nel business, a modo loro, sono state le amministrazioni locali. Non tanto riducendo la pressione fiscale, quanto incoraggiando o creando nuovi servizi che elevino la qualità di vita delle varie località. Asili, scuole, ma anche ipermercati e parchi commerciali, basti pensare al celeberrimo Outlet di Serravalle. Nel frattempo, l'amministrazione municipale di un borgo dalle grandi potenzialità turistiche ed estetiche come Rivalta Bormida ha approvato un singolare pacchetto di incentivi, entrato in vigore nel 2006, per i «foresti» intenzionati a prendere residenza nel territorio comunale: mille euro per ogni famiglia trapiantata a Rivalta, altri mille per ogni nuovo nato e così via.
Per riassumere il fenomeno dell'invasione turistica inglese della Toscana si è inventato un azzeccato neologismo, Chiantishire. Al momento non risulta che sul basso Piemonte sia ancora caduto l'occhio goloso dei sudditi di Sua Maestà.

Ma questa recente esplosione di nuovi arrivi che non ha precedenti nell'Alessandrino fa pensare ad un piccolo miracolo economico locale, e allora, in questo senso forse è lecito parlare di Gavishire. O perlomeno, visto l'importante presenza milanese tra i nuovi residenti, di qualcosa dal suono più lombardo: Gaviate Brianza, ad esempio.

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