![Portare Sanremo in Borsa, un affare da 700 milioni di euro](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2024/01/08/1704697890-imagoeconomica-1591050.jpg?_=1704697890)
Il Festival di Sanremo non è solo la principale kermesse canora italiana, ma anche un autentico colosso economico. Secondo uno studio condotto da Susini Group, studio di consulenza del lavoro di Firenze, il valore del brand Sanremo si attesta sui 700 milioni di euro. Un dato che testimonia quanto il Festival, oltre alla musica, rappresenti un'opportunità di business imponente e in continua crescita.
Sanremo in Borsa? Un'ipotesi da valutare
Lo studio ipotizza che se la Rai decidesse di costituire una società, una possibile "Sanremo S.p.A.", e di quotarla in Borsa, il valore delle sue azioni potrebbe incrementarsi fino al 10% annuo. Questo sarebbe il risultato di una combinazione di fattori economici rilevanti:
80 milioni di euro di fatturato annuale del Festival;
45 milioni di royalties derivanti dalle canzoni presentate nell'edizione in corso;
35 milioni di royalties generate dalle canzoni delle edizioni precedenti;
15-20 milioni di investimenti in marketing.
Complessivamente, il giro d'affari annuale del Festival si aggira intorno ai 175 milioni di euro. Considerando che la valutazione in Borsa di un'azienda corrisponde generalmente a 3,5-4 volte il suo fatturato, il valore complessivo si attesterebbe sui 700 milioni di euro.
Sanremo come modello per la discografia
L'idea di una Sanremo S.p.A. segue il percorso già intrapreso da artisti di fama mondiale. Il pioniere fu David Bowie che, nel 1996, divenne la prima rockstar a essere quotata in Borsa con i celebri "Bowie Bonds". Questi titoli, garantiti dai proventi di 287 canzoni pubblicate prima del 1990, fruttarono 55 milioni di dollari.
Il modello fu successivamente adottato da altri grandi della musica come Elton John e James Brown. Anche in Italia, band come Zero Assoluto e Le Vibrazioni hanno recentemente intrapreso operazioni simili, senza dimenticare colossi discografici come Universal Music, Warner Music e Spotify, la cui quotazione in Borsa raggiunge decine di miliardi di euro.
Un business senza fine
"Se l'ipotetica Sanremo S.p.A., società costituita in partnership fra la Rai e le case discografiche, venisse quotata in Borsa avrebbe un valore di circa 700 milioni di euro. Gli investitori privati che acquistassero le sue azioni potrebbero ottenere un incremento del loro valore fino al 10% annuo. Sarebbe un business enorme e senza fine alimentato dalla kermesse e dalle royalties sulle canzoni presentate al Festival", afferma Sandro Susini, fondatore di Susini Group.
Oltre all'impatto finanziario diretto, il Festival genera anche un indotto significativo. Oltre 3.000 persone lavorano ogni anno per la realizzazione dell'evento, con un'ampia fetta di servizi legati alla logistica. Inoltre, gli introiti dell'ultima edizione hanno registrato un aumento di 7 milioni di euro rispetto all'edizione del 2023, confermando una crescita costante e solida nel tempo.
L'ipotesi di una quotazione
in Borsa potrebbe dunque rappresentare un'evoluzione naturale per il Festival, trasformandolo in un asset finanziario strategico e consolidando il suo ruolo di pilastro dell'industria musicale e dello spettacolo italiano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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