Roma - L'asse Berlusconi-Bossi è saldo. A confermarlo è il Senatùr, dopo il vertice di mercoledi sera tra il premier e il leader del Carroccio. "L’ho trovato un po' gibollato", scherza Bossi parlando dell'incontro avuto con il presidente del Consiglio a palazzo Grazioli. Utilizza un termine dialettale, il "gibollo", per indicare i segni dei colpi ricevuti dall'amico-alleato. E a lui Bossi rivolge un consiglio: "Deve essere più cauto". Più in generale, il Senatùr auspica che politica e magistratura evitino scontri troppo violenti: "Sarebbe meglio che tutti abbassassero un po' i toni". Un invito alla moderazione per cercare, ove possibile, di svelenire il clima. Ma l'impresa appare ardua.
Pm esagerati Il leader della Lega sottolinea che nello scandalo Ruby "Berlusconi si sente innocente e aggredito dalla magistratura". Ha ragione? "Non lo so. Diciamo - risponde Bossi - che mi sembra che i magistrati abbiano sicuramente un po' esagerato". Poi commenta le parole di Bertone: "Il Vaticano non si commenta, ma penso che per loro sia più facile parlare. Berlusconi si è trovato con la casa circondata controllavano tutti quelli che entravano e che uscivano. Perchè non hanno controllato anche là?".
Federalismo o morte "Il federalismo passerà". Ne è convinto Bossi. Ma se dovesse verificarsi il contrario e il federalismo non dovesse ottenere l’ok definitivo, allora "si va al voto. È quello che si è deciso ieri sera con Berlusconi. Federalismo o morte", ribadisce il Senatùr parlando con i giornalisti a Montecitorio. Quando i cronisti gli chiedono se per la Lega esistano altre opzioni, ad esempio un premier di centrodestra diverso da Berlusconi, Bossi risponde senza indugi: "No, nessuna". E anche in caso di voto anticipato "il premier è sempre Berlusconi". "Ma chi vuole andare al voto?", si è poi chiesto il ministro per le Riforme con una punta d'ironia. "Votare non conviene al Paese".
Fiscalità municipale Sono troppe le incertezze nel testo del decreto sulla fiscalità municipale che, unite all’incertezza della situazione politica costituiscono una somma tale per cui "non è possibile siglare con un’intesa politica l’apertura di fiducia" fatta a giugno al governo. È questa la posizione dell’Associazione dei comuni italiani illustrata da Sergio Chiamparino. Serve "un'ulteriore fase di interlocuzione" dice l’Anci.
Chiamparino dice no Il decreto sul fisco municipale "ha fra l’altro un grave torto: ledere in sostanza l’autonomia dei Comuni". Ne è convinto Chiamparino, secondo il quale le problematiche del provvedimento riguardano sia la disciplina transitoria che quella a regime. Per la prima, secondo Chiamparino, il testo non contiene "quelle risposte in materia di autonomia più volte richieste dall’Anci, che potevano consentire di recuperare anche se parzialmente i tagli alle risorse prodotti nel 2010, come lo sblocco dell’addizionale Irpef, il contributo di soggiorno e la devoluzione dell’incremento di gettito dei tributi immobiliari attribuiti ai comuni". Per quanto concerne invece la parte a regime, il testo "contiene ancora troppe incertezze sui tempi e sui valori e ciò non consente una piena valutazione degli effetti che le nuove norme potranno provocare sul territorio". Da ultimo il presidente dell’Anci ha rilevato la totale mancanza di "una regolamentazione della perequazione, da cui dipende la tenuta dell’assetto complessivo così come definito dalla legge 42".
Ma Calderoli non cede "È stato un incontro molto cordiale ma il ministro Calderoli ci ha spiegato che è indisponibile a far tornare il decreto sul federalismo municipale in Conferenza unificata per accogliere i nostri rilievi, perchè ciò non è previsto dalla legge 42 sul federalismo": questa la sintesi che Chiamparino ha fatto sull’
incontro riservato che si è tenuto presso l’ufficio del presidente della Commissione Bicamerale sul federalismo fiscale a cui ha partecipato il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli e il presidente Enrico La Loggia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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