Bossi telefona a Berlusconi: "Governo più saldo"

Sul tavolo i nomi per le regionali 2010, il patto con Casini e la nuova Carta. Calderoli: "Tra loro non c’è alcun problema, troveranno l’intesa come sempre". Allo studio anche una federazione consultiva. Gasparri: "Lega forte nella propaganda". Castelli: "Vogliamo  un esecutivo in salute"

Bossi telefona a Berlusconi: "Governo più saldo"

Roma - «Se la vedranno loro due». Il ritornello, sia in casa pidiellina che leghista, è sempre lo stesso. Una presa d'atto che va avanti da anni, ma sempre attuale. Attriti, polemiche, divergenze, accelerazioni da frenare? C'è solo un modo per mettere tutto a tacere e gettarsi alle spalle piccole o grandi incomprensioni. Un tavolo e due sedie, quantomeno, se possibile. Ma ciò che conta, al di là che il confronto sia o meno vis-à-vis, è la sostanza: ovvero, le decisioni finali spettano ai due capi-partito. È una storia che si ripete, dunque, quella tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi, con tira e molla che servono più a riempire le pagine dei giornali che ad altro, assicurano a freddo i diretti interessati. Ma tant'è. E più fonti raccontano di un nuovo colloquio, stavolta telefonico, tra il Cavaliere e il Senatùr. Poco importa, nella fattispecie, che ad alzare la cornetta sia stato il leader del Carroccio. «È vero, si sono sentiti martedì sera e hanno rinsaldato il loro asse sull’alleanza e sul programma di lavoro. Altro che divisioni tra Pdl e Lega», conferma il solito bene informato.
D'altronde, è il minimo, dopo la rinnovata amicizia espressa in pubblico dal premier, pronto a dichiarare il suo «amore fraterno» nei confronti del ministro delle Riforme. Certo, i grattacapi non mancano al presidente del Consiglio, che deve mandar giù, di lì a qualche ora, la nuova grana con il capo dello Stato: vedi l'attesa del Colle per il programma delle celebrazioni da organizzare, in vista del centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia. Ricorrenza che non si sposa proprio alla perfezione con i continui rimandi leghisti al Va' pensiero, al dialetto nelle scuole, alle bandiere regionali.

«In ogni caso, tra Berlusconi e Bossi non c'è nulla di nulla, nessun problema», assicura un azzurro di lungo corso, convinto che la vera questione aperta sia legata al nodo alleanza con l'Udc in vista delle Regionali.

Consultazione elettorale, questa, che agita già abbastanza i sonni dei due alleati, visto che a via Bellerio non si fa proprio mistero della richiesta di guidare dal prossimo anno almeno due regioni tra Lombardia, Veneto e Piemonte. Ma anche qui, per riprendere le parole di Roberto Calderoli, il discorso di partenza non muta d'una virgola. «Le solite dietrologie del cavolo, ma sistemeranno tutto Berlusconi e Bossi, i due leader di partito, come avvenuto con successo per le Amministrative».
Nell'attesa, il Cavaliere, dopo la visita lampo in Tunisia, trascorre le ultime ventiquattr'ore ad Arcore, prima di volare magari di nuovo in Sardegna. Un lasso di tempo utile per fare ordine mentale sulla lettera inviata alcuni giorni fa da Giorgio Napolitano, a cui «si deve dare quanto prima una risposta» dettagliata. «Siamo in ritardissimo», si sarebbe lamentato infatti con chi ha avuto modo di sentirlo. E allora, accelerare sul programma per le celebrazioni - è la linea guida - e dare seguito alle modifiche da concordare con il Quirinale, come stabilito all'ultimo Consiglio dei ministri. Senza dimenticare il maggiore impulso - come ribadito dal premier anche di recente - all'offerta messa in campo dalla televisione pubblica. Dalla Rai, quindi.
In contemporanea, il Senatùr, da Ponte di Legno, rilancia il refrain sulle riforme e sulla necessità di trovare un'intesa a tutti i costi con l'opposizione. Condizione imprescindibile «se vogliamo arrivare a un risultato», memori di quanto ottenuto sul versante federalismo. Si vedrà, visto che il premier dice di essere sempre alla ricerca di un centrosinistra «con un più alto senso dello Stato».

Come si vedrà, pur rimanendo al momento un'ipotesi suggestiva quanto lontana, se davvero Pdl e Lega possano dar vita a una «federazione consultiva», scenario auspicato da Sandro Bondi.

«Ne parleranno Bossi e Berlusconi», è il commento - manco a dirlo - di Calderoli, che non intende sbilanciarsi in alcun modo: «Sono cose che non sono in agenda». E chissà se attorno a un tavolo si sciolga prima o poi pure questo nodo.

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