Botte fra mamme alla scuola degli immigrati

La preside: «Ho chiesto alla polizia di vigilare»

Augusto Pozzoli

Due mamme si picchiano davanti a una scuola, le elementari di via Paravia, per difendere i figli che avevano litigato in classe. L’una contro l’altra, una donna islamica e una italiana. Quest’ultima sposata con un immigrato marocchino.
Le due donne aspettavano in strada l’uscita degli alunni al termine delle lezioni pomeridiane e avevano cominciato a rinfacciarsi il comportamento dei figli. La discussione si accalora sempre più, finché l’italiana sbotta: «Ma tu torna al tuo Paese». Risposta: la mamma islamica le si avventa contro, prende l’avversaria per i capelli e le strappa una ciocca. Due vigili intervengono e dividono le contendenti. L’episodio è ora al vaglio del commissariato di zona.
«Mi hanno promesso una vigilanza particolare – dice Agnese Banfi, la dirigente scolastica – perché la situazione non trascenda». Una situazione ad alto rischio di tensione: le stesse donne, qualche giorno prima erano già venute alle mani. La scuola di via Paravia del resto ha un primato clamoroso: l’80 per cento degli iscritti sono figli di immigrati extracomunitari. Una situazione del tutto fuori legge: per norma, infatti, nelle classi il numero degli stranieri dovrebbe essere inferiore alla metà. «Qui invece – continua la Banfi – gli italiani sono in assoluta minoranza: due o tre per classe. Ma questo è il quartiere. Questa è la prospettiva a cui la scuola deve prepararsi. Per fortuna qui ci sono degli insegnanti bravissimi che affrontano le difficoltà con grande professionalità e impegno». In via Paravia Anita Labò è l’insegnante «facilitatore» che appunto coordina la questione dell’integrazione degli stranieri: «La scuola è nel cuore di un territorio terribile – spiega –. Un territorio di case popolari in cui si concentrano problemi di ogni tipo: immigrati clandestini e regolari, e italiani in grande disagio. Un concentrato di casi sociali pesanti, anche a livello psichiatrico. I conflitti, dunque, nascono tra le case. Anche lo scontro avvenuto fuori dalla scuola è in pratica un episodio di guerra tra poveri». La scuola di via Paravia, dunque, è un ghetto nel ghetto. Una situazione che sorprende anche Mario Dutto, il direttore scolastico regionale. «Bisogna intervenire – dice – e tutta la comunità scolastica milanese deve farsi carico di simili problemi, altrimenti i ghetti in città aumenteranno. Occorre che il problema venga seriamente analizzato a livello interistituzionale».
Ieri pomeriggio davanti alla scuola di via Paravia la presenza straordinaria dei vigili teneva sotto controllo la situazione. Dinanzi alla dirigente scolastica Agnese Banfi sfilavano le classi in uscita, tutti in fila, e tutti a voce alta: «Buon giorno direttrice». Un ordine che fa da spia all’impegno con cui si sta affrontando la difficile situazione.

Con progetti di intervento straordinario: un doposcuola per gli alunni che devono imparare la nostra lingua («Sono nati a Milano – osserva la maestra Labò – ma arrivano in prima che non sanno una parola d’italiano»), una scuola di italiano per le mamme degli alunni, attività sportive varie.
«Perché – conclude la direttrice Banfi – fuori di qui i bambini sono sulla strada». La scuola e la parrocchia sono le uniche risorse sociali di un quartiere che di anno in anno precipita sempre di più nel degrado.

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