Le Br erano pronte a colpire 15 arrestati, 8 sono della Cgil

Vasta operazione antiterrorismo tra Milano, Padova, Trieste e Torino. Settanta indagati nell’inchiesta coordinata dal pm Boccassini. In un video le esercitazioni armate dei militanti: preparavano un sequestro di persona

Le Br erano pronte a colpire 15 arrestati, 8 sono della Cgil

da Milano

Puntavano ad armerie, cave e trafficanti d’armi per procurarsi l’esplosivo e il micidiale T4. Si infiltravano negli atenei come la Bocconi per reclutare giovane manovalanza. Miravano a uccidere, come il professor Pietro Ichino, a gambizzare, come il dirigente della Breda Schirone, o a compiere attentati incendiari come a villa Berlusconi, a Mediaset e a Libero. Per la prima volta, grazie all’attività del centro Sisde di Milano e al lavoro dal 2004 della Digos viene smantellata una colonna delle Brigate Rosse che tra reclutamento, finanziamento e organizzazione aveva creato già tre nuclei operativi a Milano, Padova e Torino. Quindici le persone arrestate accusate di banda armata, 70 gli indagati con oltre 80 perquisizioni che hanno riguardato anche centri sociali come il Centro Popolare Occupato «Gramigna», la sede dei Comitati proletari per il comunismo di Padova, il centro Proletario ”Ilic“ e il Centro “La Fucina” di Sesto San Giovanni. Oltre alle fresche date anagrafiche degli arrestati (il più giovane, Federico Salotto è classe 1984), la particolarità è proprio questa: «Li abbiamo presi prima che entrassero in azione - commenta un inquirente - se si esclude un attentato alla sede di Forza Nuova di Padova e non dopo come purtroppo per i delitti Biagi e D’Antona».
Tutto inizia nell’agosto del 2004 quando in una cantina a Milano vengono ritrovati per caso strani mezzi di locomozione elaborati. Come una bicicletta: dentro il fanalino c’è una telecamera. Sotto il sellino un alimentatore. La cantina è un deposito di quelle che solo oggi gli inquirenti individuano nella «Seconda posizione delle Br», nate da uno degli ultimi divorzi in casa dei terroristi nella fase discendente degli anni ’80. Oltre a ricetrasmittenti, macchinari per intercettazioni, nella cantina gli inquirenti ritrovano anche molto materiale di propaganda. Seguendo i fili dei contatti personali in quattro anni viene ricostruità così l’organizzazione che vedeva tra i capi più anziani Alfredo Davanzo, 50 anni, che si è dichiarato prigioniero politico ed ex come l’irriducibile Br Salvatore Scivoli o personaggi dell’eversione che hanno passato un terzo della loro vita in carcere come Bruno Ghirardi. Insieme, come detto a giovanissimi. E ad otto sindacalisti che da Cgil e Fiom si erano via via dissociati. Così inizia una doppia vita. Operai, bibliotecari della Bocconi, litografi da un lato e organizzatori di rapine e di attentati dall’altro. Con tecniche di contropedinamento da film: cambiarsi di abito in una via defilata, salire su treni appena partiti, scendere dai metrò all’ultimo minuto, imboccare vie contromano in moto o bici. Senza sapere che la Digos portava cimici per le intercettazioni mobili. Pronta a carpire le conversazioni sconvolgenti dell’ultima generazione di terroristi. I capi erano Claudio Latino, il sindacalista Vincenzo Sisi, Davide Bortolato e Alfredo D’Avanzo. I quattro non conoscevano le ultime reclute, come Davide Rotondi, arrestato con uno stratagemma: aveva un cane da guardia. Così la digos ha simulato un incendio per arrestarlo. Sempre i capi studiavano le strategie per conquistare consensi, recuperare armi e denaro, pianificare attentati e omicidi. Con motivazioni da manuale del perfetto brigatista: applaudono le azioni della guerriglia irachena e afghana contro gli occidentali, non sopportano le multinazionali del petrolio. Con un arsenale già pronto. Le Br avevano allestito infatti diversi depositi dove «imboscare» armi, documenti, materiale tecnologico e «divise della Guardia di Finanza».

Quello più importante era sotterrato in bidoni nel parco dei Fontanili di Rho, in provincia di Milano. Un altro era invece un cascinale tra le cascine fuori Padova, dove la Digos ha ritrovato mitragliette Uzi e kalashnikov. Utilizzate nei campi vicino a Rovigo. Per ora.

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