Gli investimenti in criprovalute sono una via di fuga dall'instabilità dei mercati in questo periodo. Per questo gli oligarchi russi, nel mirino dell'Occidente, dopo i primi giorni di guerra, hanno immediatamente messo in sicurezza i loro patrimoni, convertendo denaro e contanti in Bitcoin e affini. E hanno cercato di eludere le sanzioni economiche sfruttando l'assenza di controlli e divieti della meta-finanza.
Difficile infatti bloccare le criptovalute attraverso sanzioni economiche. In pochi giorni sulla blockchain sono stati registrati movimenti di criptomoneta per 70 milioni di dollari in Russia e per 22 milioni di dollari in Ucraina. Più o meno 20 milioni al giorno, circa 9 volte sopra la media. Le piazze dove è confluito il denaro sono Singapore, Hong Kong, Amsterdam, Panama e Bahamas, senza escludere Dubai.
Ma la fuga è durata poco. La scorsa settimana Unione Europea e Usa sono corsi ai ripari. L'Ue ha pubblicato un testo che conferma e specifica che il bando del commercio e dei movimenti bancari disposti per diverse entità russe e bielorusse comprende anche le valute digitali e ha ulteriormente chiarito la nozione di «titoli trasferibili», in modo da includere chiaramente le criptovalute e garantire così la corretta attuazione delle restrizioni.
Il Dipartimento di Giustizia Usa ha annunciato una task force speciale che avrà un ruolo del tutto peculiare: si tratta della cosiddetta KleptoCapture, un gruppo il cui ruolo sarà quello di assicurarsi che le restrizioni imposte alla
Russia possano arrivare a destinazione.Se dunque gli oligarchi hanno pensano di poter riparare la propria miliardaria fortuna con beni immobili, criptovalute o asset nascosti, ora sono sorvegliati speciali anche sul web.
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