Brunetta superstar, bagno di folla a Milano

Milano C’è chi vorrebbe sbaciucchiarlo e chi stringergli la mano. Tutti (o quasi) l’immortalano con il telefonino. Clic, fermo immagine. Lui è sempre sorridente. Applaudono i milanesi che l’incontrano in Galleria. Qualcuno gli chiede l’autografo, lui non si tira indietro. Mezz’oretta di «struscio», trenta minuti di bagno di folla. Ignazio La Russa gonfia il petto quando lo presenta dal palco di piazzetta San Carlo: «È il ministro più amato dagli italiani, che incarna la volontà politica del fare, è Renato Brunetta». Standing ovation per il «simbolo» della nuova Italia, per colui che ha piegato il mondo dei fannulloni della dipendenza statale e che sa premiare il merito. «Altro che “maleducato democraticamente”» chiosa una signora agée con sottobraccio copia «da autografare» dell’ultima «rivoluzione in corso».
E lui, il ministro, dal palco entra subito in tema: «Come non vogliamo più arrivare in ritardo se c’è una catastrofe, così non vogliamo più metterci trent’anni per ricostruire. E non vogliamo più chi approfitta della cosa pubblica. Noi vogliamo essere quelli dell’altra Italia, che Silvio Berlusconi sa interpretare, l’Italia della guerra di liberazione dai vizi». Sintesi efficace che piace, che fa rumoreggiare la platea di una domenica pomeriggio assolata dopo aver già accolto e ascoltato altri ministri - Michela Vittoria Brambilla e Andrea Ronchi - sbarcati nella capitale del Nord per sostenere il candidato Pdl e Lega Guido Podestà alla conquista della Provincia di Milano.
Provincia assai «sprecona», quella (s)governata da Filippo Penati e dalla sinistra, che non sa neppure guardare alla crisi. Ma Brunetta è «ottimista e non in astratto»: «Il mercato del lavoro ha tenuto. Tre, quattromila persone sono in sofferenza, in cassa integrazione, su 15 milioni di posti di lavoro difesi. I prezzi? Sono andati giù e per i dipendenti si è trasformato in un aumento del potere d’acquisto. Anche i pensionati hanno usufruito di questo abbassamento dei prezzi». Dal palco, Brunetta, vede le teste chinarsi in segno d’assenso. «Sono trenta milioni gli italiani che dalla crisi sono stati tutelati e hanno avuto un miglioramento del potere d’acquisto». C’è un «però»: «La gente ha paura (altre teste chine, ndr) e non trasforma questo potere d’acquisto in consumi e investimenti. E, allora, questo intende fare il governo, questo è il significato del piano casa».
Virgolettati interrotti dall’applauso dei milanesi che Brunetta già invita alla «raccolta firme per la nuova Italia». Quale? Ma quella che vuole ridurre gli onorevoli e i senatori, «fatto simbolico della nuova Italia»: ricorda il professore che la riduzione era stata votata con la riforma costituzionale bocciata con un referendum voluto dal centrosinistra nel 2006, «mandarono in giro la “madonna peregrina”, l’Oscar capo di Stato, a raccontare che “stravolgevamo la Costituzione”». Ma, continua, «siccome Berlusconi è un genio adesso ha tirato fuori l’essenziale di quella riforma. Da qui è nata l’idea della proposta di legge popolare perché il Parlamento ascolti milioni di italiani. Così potremmo avviare da questo fatto simbolico la nuova Italia». Già, «la cosa più bella è dare la parola agli italiani. Poi, vedremo chi ci sta, se ci sta la sinistra, Casini e questo sindacato. È il nuovo inizio costituente del nostro amato Paese».


La colonnina di mercurio segna 33 gradi. Quindici minuti dopo l’inizio del suo intervento Brunetta scende dal palco. Ancora un bagno di folla. Sempre sorridente e sempre con la biro in mano per siglare la «sua rivoluzione».

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