Buenos Aires, l’attacco della Lega: «Il Comune faccia la sua parte»

IN GALLERIA De Corato vuole una barriera anti bivacchi e la revoca dello status di rifugiato a chi rifiuta l’aiuto

Buenos Aires, l’attacco della Lega: «Il Comune faccia la sua parte»

La manifestazione contro gli abusivi non ci sarà. I residenti e i commercianti di corso Buenos Aires hanno sospeso il presidio in programma per oggi ma non si placano le polemiche politiche per risolvere la questione dei bivacchi dei profughi in galleria.
Ieri mattina, i residenti si sono trovati di fronte a una situazione nuova: niente più abusivi, niente banchetti improvvisati per strada con borse e portafogli contraffatti. Solo camionette della polizia, agenti della guardia di finanza e dei carabinieri. Gli irregolari? Spariti nel nulla. Lunedì il prefetto Gian Valerio Lombardi lo aveva detto: «Ci saranno più controlli, da subito». E così è stato. «Gli obiettivi che ci eravamo prefissati di raggiungere con il corteo - spiega Luigi Ferrario a nome dei commercianti del corso - sono già stati raggiunti. Il prefetto ci ha concesso ciò che avevamo chiesto. Ovviamente ci auguriamo che questo non sia solo un tampone all’emergenza ma una soluzione definitiva». Per questo i commercianti e i residenti, che già hanno ricevuto rassicurazioni dal questore, chiedono un incontro con il sindaco Letizia Moratti «per avere ulteriori garanzie».
Il quartiere ha cambiato faccia e chi abita nella zona della galleria del corso spera di aver messo la parola fine alle nottate insonni per schiamazzi e ritrovi di «abusivi cronici» sotto casa. «Ieri sera - raccontano soddisfatti i cittadini - c’è stato l’ennesimo sgombero. Con i controlli rafforzati, speriamo sia finito tutto».
Tuttavia il dibattito politico sulla questione della sicurezza in corso Buenos Aires non si placa. Il primo ad essere scettico sul potenziamento dei controlli in galleria è il vicesindaco Riccardo De Corato, che propone invece di difendere l’area con una cancellata mobile, delle grate a scomparsa da utilizzare di notte: «Milano deve essere realista - sprona -. La galleria non può essere difesa da un presidio fisso. Le cancellate si sono già rivelate utili in piazza Vetra o in viale Montenero, davanti al Mom. Le chiedono i cittadini e non sono nulla di ideologico».
Per quanto riguarda i «rifugiati di professione», De Corato ribadisce che non sta al Comune risolvere la questione «poiché si tratta di soggetti che rifiutano l’accoglienza e pretendono una casa». Il vicesindaco rimanda le competenze su un’eventuale revoca dello status di rifugiato alla commissione nazionale per il diritto di asilo. Immediata la replica del capodelegazione della Lega in Regione Lombardia, Davide Boni: «Forse il Comune di Milano - interviene - farebbe prima a dirci quali sono le materie di sua competenza visto che da un po’ di tempo a questa parte, quando si parla di bivacchi e di ordine pubblico, tutto quello che accade a Milano sembrerebbe essere in capo più al ministero dell’Interno che non all’esecutivo milanese. Tutto questo a vantaggio di una gestione romanocentrica, scaricando sullo Stato anche quei problemi causati dall’inefficienza amministrativa». De Corato risponde secco: «Boni ripassi la Costituzione dove si esplicita che è lo Stato ad avere legislazione esclusiva su sicurezza e ordine pubblico, e non i Comuni».


A sostenere la linea di Palazzo Marino è l’assessore regionale alla Protezione civile Stefano Maullu: «Trovo corretto e doveroso il richiamo al ministero dell’Interno perché si riveda lo status di rifugiato politico a chi rifiuta il ricovero nelle strutture messe a disposizione dal Comune trasformando strade e piazze in latrine».

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