Buono libri ai residenti Scoppia la polemica sugli stranieri esclusi

La protesta è partita dall’istituto Thouar-Gonzaga: «Criterio assurdo»

Un bonus per i libri di testo anche alle medie, un’agevolazione voluta dalla giunta comunale milanese. Per tutti, a un patto: che l’alunno sia residente in città da almeno due anni. Un requisito già sotto contestazione, a partire da un gruppo di docenti dell’Istituto comprensivo Thouar-Gonzaga di via Brunicci secondo i quali in questo modo non si potrebbe riconoscere il beneficio a molti alunni stranieri pur regolarmente iscritti. La disposizione è pubblicata sul sito del Comune: «Il buono libri, indipendentemente dal reddito, è assegnato agli studenti iscritti al primo, secondo e terzo anno delle scuole secondarie di primo grado, statali e paritarie, in possesso dei seguenti requisiti». Eccoli: «Iscrizione ad una scuola secondaria di primo grado – statale o paritaria – con sede nel Comune, e residenza a Milano da almeno due anni a decorrere dal 27 giugno 2008. Il Buono libri, intestato nominativamente a ciascuno studente in possesso dei requisiti sopra indicati, avrà i seguenti valori: 200 euro per il primo anno, 80 per il secondo anno e 90 per il terzo anno».
Angela Palomba, dirigente della scuola che contesta questi criteri, si limita a dire: «C’è una circolare del Comune che detta i criteri. Noi accettiamo le dichiarazioni delle famiglie, ma poi ci saranno le verifiche». Sta di fatto che le domande di bonus presentate da famiglie che all’anagrafe non risultano in regola, sono destinate a essere respinte. «Davvero una disposizione assurda – commenta Francesca Lavizzari, dirigente scolastica della media di via Ariberto –. Io capisco che il Comune debba risparmiare, ma allora perché partire proprio dagli alunni più deboli economicamente?». Secondo la professoressa Lavizzari l’operazione ha un limite di fondo: «È stato varato un beneficio a pioggia.

Ma perché, allora, non tener conto dei reddito delle famiglie come avviene per la refezione o per le iniziative di scuola natura dove si paga appunto in base al reddito? Non capisco perché un ragazzino reduce da una vacanza facoltosa deve ripresentarsi a scuola e avere qualche decina di euro per pagarsi i libri di testo. E intanto ci troveremo degli alunni che verranno a scuola senza libri perché non hanno i soldi per comprarseli. Questo, per dirla con don Milani, è la conseguenza di far parti uguali tra diseguali».

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