Burocrazia, quando le pensioni "spariscono"

Nel solo bacino scolastico milanese, quasi metà della Lombardia, circa 40mila ex insegnanti attendono la pensione in via definitiva. E c'è chi aspetta dagli anni Ottanta. Ecco il caso dei lunghi ritardi per le liquidazioni previdenziali

Burocrazia, quando le pensioni "spariscono"

Milano - Un'odissea che dura mesi, anni, a volte decenni. Un labirinto fatto di fotocopie sbiadite, veline mangiate dal tempo, libri contabili ingialliti e registri impolverati. E ancora: pantagruelici rimbalzi da un settore all'altro e apocalittici ritardi burocratici. Sono queste le afflizioni che tolgono il sonno a decine di migliaia di persone in attesa di ricevere - dopo dieci o quindici anni - la pensione definitiva o di riscuotere dopo infinite trafile la buonuscita accumulata nel corso della propria carriera.

Il caso di Giovanna La chiameremo Giovanna. Perché con il nome di battesimo non vuole comparire. Preferisce l'anonimato: "Magari, poi, questi burocratici si offendono e vanno a perdermi le pratiche solo per farmi un dispetto". Giovanna ha 36 anni e 10 mesi di esperienza dietro alla cattedra di una scuola in un paesino alle porte di Milano. Come lei, altre 3mila persone, hanno chiesto la pensione il primo settembre 2007 nel solo capoluogo lombardo. "Si credeva fosse l'ultima finestra possibile per andare in pensione - spiega il responsabile del settore pensioni e riscatti all'Ufficio scolastico di Milano, Francesco Castronuovo - a causa dello scalone introdotto con l'allore legge Maroni, nel corpo insegnanti si era creato un generale allarme". Il risultato: le domande si sono triplicate e gli uffici milanesi sono letteralmente andati in crisi.

Quando la pensione è "provvisoria" Tra i corridoi dell'Ufficio scolastico di Milano si parla di circa 45mila ex insegnanti che, ad oggi, non percepiscono ancora la pensione definitiva. Il dato - ovviamente - non è confermato da alcuna nota ufficiale. Tuttavia, stando a fonti vicine al Provvedditorato, l'Ufficio scolastico starebbe elaborando un "piano d'emergenza" per riuscire a smaltirle. Questo è il regresso, però. Il caso di Giovanna è ancora più complicato: a lei deve, infatti, essere anche liquidata la buonuscita. "Da più di un anno passo di ufficio in ufficio nel tentativo di farmi ascoltare - racconta la signora - solo a luglio un dipendente del provveditorato si è accorto che dal mio fascicolo mancavano svariati documenti". Da qui l'odissea e la corsa contro il tempo per recuperarli. I documenti di cui Giovanna aveva bisogno risalivano, infatti, alla metà degli anni Ottanta. "Allora non c'erano mica le fotocopiatrici - racconta - si batteva a macchina sulle veline". Molti documenti sono andati perduti nei polverosi archivi: da qui la difficoltosa operazione burocratica di ricostruzione della carriera.

Inpdap e Provveditorato "Non nascondo che ci sono dei ritardi, soprattutto sui pensionati 2007", precisa Castronuovo spiegando che buona parte delle colpe vanno date anche agli uffici tecnici dell'Inpdap. Giovanna conferma: "Mi hanno sballottolata da un ufficio all'altro. Mandata prima a Milano, poi a Monza, poi di nuovo a Milano. E la mia pratica sembrava sparita nel nulla". Ora che la pratica è stata nuovamente messa insieme, però, la previsione per il futuro è tutt'altro che rosea. "I tempi sono ancora piuttosto lunghi - continua il responsabile del settore meneghino - attualmente l'Inpdap ci ha fatto avere i conti redatti. Tuttavia, entro Natale, non credo riusciremo a chiudere tutte le pratiche".

La falla nel sistema pensionistico Secondo Castronuovo la schiera dei circa 40mila ancora in attesa - solo sul territorio scolastico milanese, grande quasi metà della Lombardia - di avere una pensione definitiva è, "con buona probabilità, eccessiva". Tuttavia, non dovrebbe discostarsi di molto. Così, c'è gente che percepisce meno di quanto dovrebbe e gente, invece, che percepisce più. "Insomma, alcuni dovrebbero avere soldi in più e altri dovrebbero darcene - conclude Castronuovo - sta di fatto che abbiamo a che fare con una falla che risale a decenni fa". Ci sono, infatti, ex insegnanti che hanno smesso la professione negli anni Ottanta che ancora aspettano la pensione definitiva.

"Abbiamo avuto alcuni casi di persone - spiega una fonte anonima - che sono morte prima ancora che la propria pratica potesse essere liquidata e archiviata". "Speriamo non tocchi anche a me la stessa sorte - conclude Giovanna - i soldi della liquidazione mi farebbero davvero comodo. Soprattutto in questo periodo di recessione".

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