Matteo Failla
Dopo Lomosessualità o la difficoltà di esprimersi, la nuova produzione del Teatro Arsenale andata in scena a dicembre nellambito del «progetto Copi», è giunto il momento della seconda produzione dellArsenale: La Chiesa, in scena fino al 5 marzo, prima tappa del «Progetto Céline» dedicato al grande scrittore francese.
La Chiesa è un anticipazione o piuttosto uno schizzo del capolavoro di Céline Viaggio al termine della notte?
«È sia luno che laltro afferma la regista Annig Raimondi , cè sempre lelemento autobiografico che è fondamentale per Céline, e la storia riguarda sempre lo stesso periodo, ovvero quando lo scrittore lavorò per la Società delle Nazioni e venne mandato in Africa, poi in America fino ad arrivare in Francia. Non è presente il tema della guerra come nel Viaggio, anche se la situazione di fondo che si ritrova è molto simile: è quella dellumanità perdente, povera e misera».
Perché possiamo godere solo di rare incursioni nel teatro da parte di Céline?
«Perché non era la sua materia, e lo dice chiaramente nelle sue lettere. Scrivere non era neanche la sua passione principale: lui voleva essere essenzialmente medico. Céline riusciva a esprimersi meglio nella forma del romanzo, a cui dava unalta valenza che gli permettesse di creare un forte impatto emotivo. Per quanto riguarda il teatro invece lui stesso ammise di non saper scrivere e in effetti nella pièce La Chiesa e ne Il Progresso - anche se in questultimo si avvicina ad una forma più convenzionale - egli è andato oltre: ci sono soggetti che si sovrappongono continuamente e occultano e confondo quello che è il suo tema principale, ovvero la continua fuga e ricerca del senso della morte. La Chiesa è divisa in cinque quadri ed è unopera grossissima, il protagonista è lo stesso del Viaggio gli altri personaggi anche ma compaiono in modi diversi».
In italia è un testo poco frequentato.
«Ci sono migliaia di personaggi, e questo comporta un grande lavoro drammaturgico e una decisa scelta di cosa portare in scena. È unopera difficile da prendere; è piuttosto da inventare, da usare come un grande canovaccio. Ho ultimamente saputo che in Francia la danno in mano agli studenti del liceo e poi dicono loro: Bene, ora inventa. La stessa cosa ho fatto io, ho messo dentro le mani pensando di volermi divertire, come del resto si è divertito lui. Nellopera cè anche tanto sorriso, proprio per coprire quellinquietudine che Céline si porta dietro».
Come si spiega la posizione di Cèline nei confronti dellantisemitismo?
«Lui partiva già da una tradizione particolare, suo padre era antisemita; aveva anche diversi amici antisemiti, tra cui il grande Ford che ha avuto modo di conoscere mentre studiava la struttura organizzativa del lavoro che questultimo aveva messo in piedi in America. Ma aveva anche amici ebrei.
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