C’è una lista dei bersagli. E si colpirà dal cielo

Il Pentagono ha offerto al presidente Barack Obama un ventaglio di opzioni militari per consentirgli di dare un senso alla sua promessa di colpire Al Qaida in Yemen, ma questo senza rovinare le relazioni faticosamente costruite con Sana'a. E senza coinvolgere le forze armate statunitensi in un nuovo fronte di guerra

C’è una lista dei bersagli. E si colpirà dal cielo

Il Pentagono ha offerto al presidente Barack Obama un ventaglio di opzioni militari per consentirgli di dare un senso alla sua promessa di colpire Al Qaida in Yemen, ma questo senza rovinare le relazioni faticosamente costruite con Sana'a. E senza coinvolgere le forze armate statunitensi in un nuovo fronte di guerra.
Ma per colpire c'è bisogno di intelligence di prima qualità, quella che oltre il Potomac chiamano «actionable intelligence», ovvero informazioni che permettano di identificare bersagli paganti al momento giusto: per intenderci, non avrebbe senso lanciare una raffica di costosi missili da crociera per distruggere campi d'addestramento abbandonati o un pugno di miliziani di secondo piano. Inoltre nello Yemen, ancora più che in Pakistan, è indispensabile evitare di colpire civili innocenti.
In queste ore quindi la comunità intelligence ed i militari stanno utilizzando tutte le proprie risorse, satelliti, sistemi di spionaggio elettronico, navi, sottomarini, velivoli senza pilota, agenti operativi nello Yemen per costruire una «lista dei bersagli» che consenta ai militari di Centcom, ovvero al Generale Petraeus, di pianificare gli attacchi, dosando la «dimostrazione di forza» in proporzione agli obiettivi, tenendo però conto anche delle esigenze politico-mediatiche del Presidente.
Rispetto al 2001 il Pentagono ha molti più strumenti a disposizione: i velivoli senza pilota come il «Reaper» consentono di sganciare armi di vario tipo, dal missile da poche decine di chili fino alla bomba intelligente da mezza tonnellata. Altri velivoli senza pilota, i «Global Hawk», mantengono una sorveglianza su vastissime aree dello Yemen senza che Al Qaida possa evitarli (come invece riesce in una qualche misura a fare con alcuni satelliti). I velivoli senza pilota sono gli strumenti di elezione per colpire anche bersagli di opportunità, quando ci sono pochi minuti per intervenire in base alla giusta «soffiata». Ma il Pentagono può anche utilizzare aerei da combattimento basati a terra o su portaerei armati con missili estremamente precisi con gittate di centinaia di chilometri per distruggere bersagli areali o puntiformi, anche singoli edifici o tende e persino veicoli in movimento. Tutto questo senza violare formalmente la sovranità yemenita.
In teoria è possibile anche effettuare «azioni dirette» mobilitando team delle forze speciali o paramilitari del Sog della Cia, anche in profondità in territorio yemenita. Una azione del genere è però più rischiosa.

E si potrebbe pensare ad una azione ancora su scala più vasta, con un battaglione rinforzato per operazioni speciali dei Marines ma non sembra esserci un bersaglio che giustifichi un raid di centinaia di militari Usa, elicotteri, aerei. Che per lo Yemen poi sarebbe intollerabile.

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