Caccia ai «pianisti», è guerra sui posti

da Roma

L’aspetto bizantino - nel senso del vecchio impero che discuteva dell’ombelico di Adamo mentre gli infedeli eran già sulle mura - della questione è certamente madornale, surreale agli occhi della gente normale: litigare per la scelta degli scranni, gareggiare a chi è più centrista degli altri o più di destra e di sinistra affidandone al cadreghino la certificazione, è sintomo di patologia grave, degna di frizzi e lazzi. Se non fosse che tale diatriba ne esorcizza un’altra, ben più cogente e seria, che stenta ad emergere perché si scontra con un «diritto acquisito», la libertà di piano. Nel senso del pianista parlamentare, che vota per sé e per qualche collega assente, e che al Senato risulta spesso determinante per salvare governo e maggioranza.
Quante volte, da destra e da sinistra, avete sentito tuonare contro i pianisti? Vuoi per garantire furbescamente la diaria ad un amico vuoi per più «nobili» scopi politici, capita spesso che un parlamentare abbia in tasca anche tessere magnetiche altrui e voti più del dovuto. A Montecitorio vigono alcune regole «antipianista», per sconfiggere la piaga. La prima è l’assegnazione del posto, che costringe ogni deputato a votare dalla sua postazione: significa che al massimo, può votare soltanto per il vicino di banco. La seconda è legata alla tecnica di voto, che obbliga a tenere il pollice pigiato sul bottone sinché il presidente non annuncia che la «la votazione è chiusa» e s’illumina il tabellone elettronico: vuol dire che per far pratica di piano, devi usare ambo i pollici insieme, e ti beccano al volo.
A Palazzo Madama invece, si è più liberi e fiduciosi. Intanto, non c’è l’assegnazione rigida dei posti: vuol dire che ogni senatore può infilare la sua scheda e votare dalla postazione che gli è a portata di mano in quel momento, e se avesse qualche scheda in più gli è semplice usarla. Al bottone di voto poi, basta un colpetto: così puoi usare prima un pollice per il tuo e poi l’altro per il fantasma affianco, senza farti fotografare come un polipo.
Questa è la situazione che si trascina, secondaria a Montecitorio dove la maggioranza è schiacciante dunque i pianisti son mossi da bassi motivi economici (bassi... la diaria assomma a 206,58 euro, sputaci sopra), ma fondamentale al Senato dove l’Unione sta a galla per un soffio e un pianista talvolta è l’eroico salvagente. Anche a lor signori però, appariva scandaloso andare avanti con tal mezzucci. O volete che Franco Marini presti il fianco all’accusa di praticare il gioco delle tre carte? Dopo un anno e mezzo di legislatura dunque, maggioranza e opposizione han convenuto di metter mano alla faccenda, ricalcando almeno la pratica in uso a Montecitorio. Così, s’è riunita un’apposita conferenza dei capigruppo. Che guarda tu, s’è conclusa con un nulla di fatto.
La motivazione? Appunto, il sesso degli angeli che appassionava la corte di Costantinopoli assediata dai turchi. Perché dovendosi discutere di assegnazione degli scranni, l’Udc ha chiesto una diversa collocazione del suo gruppo: perché noi che siamo di centro, dobbiamo star compressi tra Forza Italia e An? Oltretutto, questa è la migliore occasione per rimarcare anche visivamente, che ci sono due opposizioni. Al centro dell’emiciclo però, dove ora siedono Lega e Autonomie, vuole andare anche il Gruppo misto, in maggioranza composto da dipietristi e mastelliani che ora siedono malvolentieri a sinistra. E i tre diniani, freschi usciti dal gruppone dell’Ulivo, dove li facciamo sedere? Come non bastasse la corsa al posto targato, c’è anche una questione sanitaria: i senatori a vita, carichi di anni e acciacchi, li schieri a piano terra da destra a sinistra o li costringi a far le scale nell’affollato centro? E per gli altri padri più anziani, affaticati e con l’affanno, che fai, due prime file in basso riservate a Villa Arzilla?
Vedete bene che i problemi son seri, altro che i pianisti. Così, toccando ambedue gli schieramenti, la riunione s’è sciolta per dar tempo e modo a a centrosinistra e centrodestra di risolvere ognuno i propri.

Ci si rivede domani, e se verrà l’accordo su chi sia più centrista degli altri, insieme alla convenzione Asl, forse si potrà affrontare la piaga dei pianisti. Alla peggio, si può sempre sostituire Marini col maestro Abbado, per dirigere il Senato.

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