La cacciano dalla sua scuola e la precaria chiama i militari

Caos anche alle materne dove 170 educatrici hanno rinunciato al posto fisso nelle sedi comunali per lavorare a tempo determinato nelle statali

Una maestra precaria è costretta a chiamare i carabinieri per farsi dare un posto a scuola.
Succede a Milano, presso il «polo» di via Vespri Siciliani dove da alcuni giorni si assegnano le supplenze annuali per le elementari. Il fatto. L’insegnante riceve una nomina, ma quando si presenta nella scuola a cui è stata assegnata si sente dire dal dirigente scolastico che il posto non c’è. Infuriata torna alla commissione incarichi dove, sotto gli occhi di alcuni carabinieri da lei chiamati per accertare eventuali imbrogli, risolve il caso.
Che cosa era successo? Lo spiega Antonio Lupacchino, dirigente dell’Usp (Ufficio scolastico provinciale): «Il giorno prima il posto in questione si era liberato perché un’insegnante aveva ottenuto l’assegnazione provvisoria in una scuola della Calabria. Sono mancati i tempi tecnici per avvertire il dirigente scolastico interessato: da qui il disguido.
D’altra parte se ancora oggi si fanno assegnazioni provvisorie, noi non riusciamo a dare certezza delle disponibilità dei posti in tempi ragionevoli». Una conseguenza, insomma, dei meccanismi di reclutamento tuttora in auge: l’assegnazione provvisoria è la scappatoia per docenti del Sud che non hanno potuto ottenere il trasferimento in una sede vicino alla famiglia.
«Un sistema che non funziona – commenta Rita Frigerio, segretaria della Cisl scuola – Finché il quadro delle disponibilità dei posti non verrà informatizzato ci troveremo sempre ad assurde lungaggini e a molta confusione». Sta di fatto che solo alle elementari anche quest’anno da Milano sono tornati al sud attraverso un’assegnazione provvisoria 700 insegnanti che di conseguenza hanno liberato altrettanti posti che comunque devono essere coperti in tempo utile per l’avvio delle lezioni.
Non è un caso che le nomine di precari in altri ordini di scuola sono già terminate.
Anche alle materne, dove peraltro quest’anno si è registrato un fenomeno sorprendente: molte insegnati comunali hanno lasciato il loro posto fisso per avere una supplenza nella scuola statale.
«Ne abbiamo contate 170 – dice Pippo Frisone, sindacalista della Cgil scuola – Non deve stupire che ci siano persone che rinunciano a un contratto a tempo indeterminato in Comune per un posto precario nelle materne statali.

Qui fanno dieci ore in meno, da 35 scendono a 25, e soprattutto non subiscono condizioni di lavoro che noi riteniamo assurde, perché nelle comunali le sezioni sono più affollate e quando un’educatrice si ammala o va in maternità, non viene sostituita e tutto il perso della sezione finisce su chi rimane in servizio».

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