Ancora fiamme ad avvolgere la carcassa. Ancora parenti in attesa di notizie. Ancora schianto, decollo, destinazione le parole che rimbalzano sui notiziari di mezzo mondo. Di nuovo angoscia per chi deve imbarcarsi e dramma per chi, come i passeggeri del Boeing 737 della Itek-Air, lo ha già fatto. Lestate nera del trasporto aereo ieri ha registrato un altro disastro. Un charter diretto in Iran, decollato dalla capitale del Kirghizistan, Bishkek, si è schiantato ieri poco dopo aver lasciato laeroporto di Manas ed essersi alzato in volo direzione Teheran. È caduto a una decina di chilometri dallautostrada. Il pilota avrebbe comunicato di voler rientrare in aeroporto, ma durante la virata ha perso quota per poi schiantarsi al suolo. A bordo circa novanta persone, ottanta passeggeri, 51 dei quali stranieri, pare cittadini cinesi, canadesi turchi e soprattutto iraniani. Lultimo bilancio parla di 65 morti. Ma tutto è ancora provvisorio, tutto ancora appeso a quel balletto snervante di cifre che si susseguono e si contraddicono. Come a rendere lattesa delle famiglie ancora più carica di speranza ma ancora più tragica. Anche stavolta, pare, alcuni sopravvissuti, una ventina. Tra loro ci sarebbero i componenti di una squadra di basket giovanile e due deputati. Allorigine della tragedia forse un problema di pressurizzazione. Il Boeing 737 - ha riferito il premier kirghizo, Igor Chudinov - era stato revisionato solo due mesi fa ed era in buone condizioni.
Le coincidenze e le analogie con Madrid non sono poche. Il Kirghizistan è lontano, ma sembra più vicino. Perché le immagini e i racconti dalla Spagna sono ancora freschi. Perché la tragedia è ancora viva. Ieri il ministro degli Interni spagnolo Alfredo Perez Rubalcaba ha riferito che lidentificazione delle 154 vittime del disastro dellMd-82, partite dalla capitale spagnola per raggiungere le Canarie, «è più difficile del previsto». La conferma, insomma, che quei corpi carbonizzati sul volo delle vacanze non sono quasi più corpi, che è impossibile rilevarne le impronte digitali, che anche il test del Dna è diventato unimpresa difficile che ha costretto le autorità spagnole a mobilitare una squadra di biologi.
E la tragedia ieri si è ripetuta. Le diplomazie di tutto il mondo si sono rimesse al lavoro, a spulciare la lista dei passeggeri, in attesa di sapere se a bordo ci fossero connazionali. E pare che quei nomi - ha riferito la Farnesina - saranno resi noti solo oggi.
Lattenzione mediatica sul trasporto aereo, le notizie che si susseguono su problemi tecnici e atterraggi demergenza sono certamente il frutto di una sensibilità cresciuta dopo la strage di Madrid, di un interesse maggiore dei viaggiatori in un periodo di spostamenti più intensi. Ma le domande su manutenzione e controlli sono inevitabili. Lo sono per capire se il bollettino degli ultimi giorni è solo il frutto di una catena di coincidenze sfortunate o dipenda invece dalla congiuntura negativa del trasporto aereo (causata dallaumento del prezzo del petrolio), con la conseguente crisi di molte compagnie e lesigenza di tagli ai costi. Domande legittime in unepoca in cui laereo è diventato un mezzo di trasporto alla portata di tutti.
Intanto a Madrid unaltra famiglia ha smesso di sperare: Maria Luisa Estevez, 31 anni, era fra i superstiti del volo JK5022. È morta sabato a causa delle ustioni sul 72 per cento del corpo. La vita di altri due superstiti è appesa a un filo.
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