In Calabria l’ateneo col rettore che non scade

Il senato accademico ha cambiato lo statuto: via il limite dei due mandati consecutivi per permettere la rielezione Tra le cattedre fioccano casi di professori imparentati. E i dirigenti in pensione rientrano con ricchi contratti di consulenza. Due prof indagati per truffa all'Ue

In Calabria l’ateneo col rettore che non scade

Milano - Lo statuto dell’ateneo modificato e il rettore, Giovanni Latorre, che conquista il terzo mandato consecutivo garantendosi la gestione dell’università fino al 2011. Il consiglio di amministrazione che vota senza fare una piega, all’unanimità, l’aumento dell’indennità del longevo Magnifico e militante del Pd: 80mila euro contro i 50mila percepiti finora. Una ventina di famiglie che si spartiscono in un intreccio alla Dynasty una larga fetta della torta composta dal personale docente: ottocento in tutto tra ordinari, associati e ricercatori. Un intreccio con la politica che vede il vicepresidente della Regione, Domenico Cersosimo, ricoprire la cattedra di Economia applicata nello stesso dipartimento - Economia e Statistica - in cui la moglie ha il ruolo di «associato» e mentre lui stesso in Regione riveste anche l’incarico di assessore all’Istruzione e alla Ricerca scientifica. Infine due docenti, che secondo le agenzie di stampa, sarebbero indagati nell’ambito dell’inchiesta su una mega-truffa ai danni dell’Unione europea.

Benvenuti all’Unical, l’Università della Calabria, sede a Rende, in provincia di Cosenza. Qui arrivano studenti da ogni parte della regione: poco più di trentamila che sperano in un futuro, fuori o dentro l’università. Ma che rischiano di trovarsi le porte sbarrate se non hanno un cognome «di peso» all’interno di un ateneo che sembra uno spaccato perfetto del malcostume che regna nell’università italiana. Sono almeno una ventina le famiglie che hanno in mano alcuni dei posti chiave dell’ateneo, considerato dal Censis «una delle migliori» università di medie dimensioni italiane. Qualche esempio? Giuseppe Frega, ex rettore prima dell’avvento del super-votato Latorre, tra gli agitatori della protesta anti-Gelmini delle ultime settimane, oggi direttore del Dipartimento di Difesa del Suolo, ha i figli, Nicola e Ferdinando, che fanno i ricercatori alla Unical.

Poi ci sono i Trebisacce: il padre, Giuseppe, insegna nello stesso dipartimento - Scienze dell’Educazione - in cui lavorano come ricercatori Giovan Battista e Nicola, i due figli. Ancora i Crispini: il padre, ex preside della facoltà di Lettere e Filosofia, ha al seguito le due figlie, Ines (ordinaria a Filosofia) e Alessandra a Chimica. Papà Enrico Caterini, nel Dipartimento di Scienze Giuridiche da lui diretto, si trova come ricercatore il figlio Mario. E poi una schiera di mogli, nipoti e cugini che anche senza la curiosa coincidenza dell’omonimia sono il simbolo dell’Italia del «tengo famiglia». Franco Rubino, preside di Economia, lavora al fianco della moglie, Lidia Mannarino, ricercatrice nello stesso dipartimento del marito. E così Pietro Brandmayr, marito di Tullia Zetto, che è docente nello stesso dipartimento di Ecologia del suo sposo.

Una lista impressionante, una lista di intrecci non solo familiari ma anche politici. Il rettore Latorre nel 2005 si è candidato alle regionali, col centrosinistra, nel listino bloccato in appoggio dell’attuale governatore, Agazio Loiero. Proprio allora, dopo la mancata elezione, è arrivata la modifica dello statuto che gli ha consentito di restare in carica e allungarsi fino al 2011. Intanto il partito democratico calabrese lo contempla fra i membri del «comitato dei saggi» e lui, pochi giorni fa, è riuscito a conquistarsi un aumento di «indennità» di 30mila euro. Tutto formalmente in regola. Ma tutto abbastanza bizzarro. Comprese le spese per le indennità che all’Università della Calabria sembrano premiare il lavoro di chi, in realtà, dovrebbe starsene a casa. Con dirigenti amministrativi che dopo la pensione hanno continuato a svolgere le proprie mansioni con contratti affidatigli dal rettore stesso.

È il caso di Bruna Adamo, così brava nel suo lavoro di direttore ammministrativo che oggi, insieme alla pensione da dirigente, riceve dall’Università - bilancio alla mano - un compenso di 219mila euro per l’attività di sempre. Ed è così anche per il vicedirettore amministrativo, Antonio Onofrio, andato in pensione nel settembre 2008 ma rimasto subito dopo in università grazie a un contratto di consulenza ben pagato. E in effetti le «indennità di carica», per mansioni che rettori, prorettori e presidi di molte università italiane svolgono gratuitamente, alla Unical costano 420mila euro l’anno. Che si aggiungono ai 250mila euro spesi per consulenze esterne.

Dal

canto suo l’Unical conserva un primato: è l’unica università italiana che gestisce direttamente i cosiddetti enti di diritto allo studio, in genere in mano alle regioni. Un bel giro d’affari. Ma anche di possibili clientele.

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