L'inchiesta che coinvolge la Juventus, denominata "Prisma" ha visto un nulla di fatto al su primo atto formale visto che l'udienza preliminare è stata rinviata al prossimo mercoledì 10 maggio per via delle valutazioni sulle richieste delle parti civili che sono state depositate presso il tribunale di Torino. Tra 44 giorni, dunque, il gup (giudice per l’udienza preliminare) dovrà valutare sia la richiesta delle parti civili che quella di rinvio a giudizio del club e di altri 12 indagati, tra cui l'ex presidente Andrea Agnelli, il l'ex vicepresidente Pavel Nedved, l'ex amministratore delegato Maurizio Arrivabene e l'ex direttore dell'area sportiva Fabio Paratici, oggi al Tottenham, presentata dall'accusa.
La difesa della Juventus
I legali della Vecchia Signora punteranno sulla questione territoriale e al gup verrà richiesto lo spostamento da Torino a Milano o Roma. Tra i vari capi di imputazione c'è anche l'aggiotaggio in Borsa, che ha sede proprio a Milano, mentre i server risiedono nella Capitale. Il gup, però, potrebbe anche decidere di rigettare la richiesta, come accaduto alla Procura Generale presso la Corte di Cassazione, oppure chiedere a quest'ultima, che poi dovrebbe riunirsi in camera di consiglio per decidere. La vicenda è molto complicata e potrebbe comportare un invio del quesito alla Cassazione e questo comporterebbe un ulteriore slittamento dei tempi delle udienze.
I capi di imputazione sono i seguenti: false comunicazioni sociali, aggiotaggio informativo, false fatturazioni, ostacolo alla vigilanza Consob e non è dato a sapere, almeno fino a questo momento, se i titoli di reato rimarranno soltanto questi. La Juve dovrà però rispondere in aula per difendersi dalla accuse pronunciate dalla Procura di Torino e dalla Guardia di Finanza che hanno creato scompiglio all'interno del calcio italiano e del club bianconero.
Chi è coinvolto
In questo procedimento sono imputati ben 12 persone tra cui Andrea Agnelli, Paratici, Nedved e Arrivabene, oltre alla società come persona fisica. I fronti su cui invece sta indagando l'accusa sono le presunte plusvalenze fittizie generate soprattutto nel primo periodo della pandemia, per un totale di 170 milioni di euro circa per aggiustare il bilancio, più due "manovre stipendi" con comunicazioni di risparmio ai mercati, con la Juve che essendo quotata in Borsa avrebbe dichiarato una cosa non veritiera, alterando (econdo i pm in maniera dolosa) debiti extrabilancio con altre società di Serie A.
Cosa può succedere ora
La Juventus ha già subito una penalizzazione di 15 punti in classifica per il caso plusvalenze e attende il 19 aprile per conoscere il proprio destino. La giustizia sportiva ha punito il club bianconero e ora bisognerà attendere come si pronuncerà il Collegio di Garanzia del Coni. Non solo, perché, per il caso plusvalenze anche l'Uefa ha aperto un'inchiesta volta ad accertare eventuali violazioni sul Fair Play Finanziario.
Resta poi sullo sfondo, ma ben presente, un possibile secondo procedimento sportivo per la discussa manovra stipendi con la carta segreta di Cristiano Ronaldo e con accordi privati, non consentiti, per il pagamento degli stipendi arretrati.
Oltre al portoghese sarebbero coinvolti anche altri giocatori, tra cui Paulo Dybala, con i bianconeri che tremano pera la possibile richiesta di risarcimento danni da parte dell'argentino. L'accordo sarebbe stato quello di restituire tre mensilità su quattro nell'anno successivo e in bilancio non sarebbe finito alcun accantonamento.
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