L’ultima giornata del 2024 della Serie A non è ancora finita ma ha già fornito risposte importanti, tali da causare discussioni tra un trenino e l’altro a San Silvestro. La 18a del massimo campionato italiano ha consegnato ai tifosi queste certezze: l’Inter procede con l’incedere imperiale di chi sa di poter portare sempre a casa le partite, la Lazio sta sempre ad un passo dalla grandezza, il Gasp si è costruito una panchina poderosa mentre la dirigenza del Milan ha scelto il momento peggiore per staccare la spina a Paulo Fonseca. Vi parleremo anche della garra di Moise Kean, della sfiga di Thiago Motta che si vede scippare due punti dopo una buona partita e di un Paulo Dybala che con le sue giocate celestiali consegna alla Roma un pareggio importante per il morale. Trovate tutto nel nostro solito pagellone del lunedì: buon divertimento e un fantastico 2025 a tutti voi.
Bastoni e Barella, l’Inter vola (7,5)
Nonostante questo campionato viva una delle sfide al vertice più appassionanti degli ultimi anni, ogni volta che l’Inter scende in campo la speranza di molti è che arrivi quel naturale calo di tensione che ti aspetteresti dopo una striscia di risultati impressionante. Come già successo con la Lazio, il primo tempo dei nerazzurri è tutt’altro che trascendentale, con una squadra messa chiaramente in crisi dal ritmo e dall’organizzazione del Cagliari. Quando la vedi soffrire così, molti non possono che sperare in un passo falso che renda la lotta scudetto ancora più agonica. Eppure, in fondo al cuore, lo sai che, una volta arrivato l’inevitabile calo fisico dei rivali, questa Inter saprà trovare il modo di portarsi a casa il bottino pieno, anche in maniera un po’ fortunosa.
Nell’immediato post-partita, Alessandro Bastoni ha candidamente ammesso che quella parabola beffarda che ha ingannato Scuffet è stata del tutto casuale ma questo non rende meno importante il suo contributo alla causa. Una volta sbloccata, a mettere in discesa questa partita rognosa ci ha pensato l’ex di giornata, quel Barella che sta raggiungendo livelli prestazionali assoluti. Aggiungi un Calhanoglu che sta tornando ai livelli dello scudetto ed un Lautaro Martinez che, dopo 8 partite senza segnare, prima si divora un gol a porta vuota per poi tornare finalmente a gonfiare la rete ed il finale di un 2024 memorabile è servito. Con la Supercoppa dietro l’angolo, l’anno nuovo difficilmente potrebbe iniziare sotto auspici migliori. Per le rivali sarà davvero durissima.
Kean e De Gea, la Viola c’è (7)
Arrivare allo Stadium dopo due sconfitte una peggiore dell’altra sembrava una vera e propria iattura, visto quanto l’incrocio con l’odiata Juventus nella città del Giglio valga ben più di una partita normale. Comprensibile, quindi, che nel primo tempo l’undici di Palladino veda i sorci verdi contro i bianconeri, venendo tenuto a galla dalle parate di un De Gea ispiratissimo. Eppure la Viola non molla e rimane in partita anche quando Thuram segna di prepotenza il vantaggio. Nello scontro diretto contro una rivale nella corsa Champions, nonostante una difesa non impeccabile, ci pensa l’ex di giornata Kean a suonare la carica, nonostante si prenda tantissime mazzate. È merito suo se la Fiorentina non molla mai, riuscendo a strappare un punto dal peso specifico elevatissimo.
Allo Stadium non si vede la versione migliore della Viola, visto che Ranieri sbaglia parecchio e che sia Colpani che Gudmundsson non trovano la giocata giusta neanche per sbaglio. Se Beltran non punge ma si sbatte tantissimo, ci pensa il solito Adli ad armare la testa di Kean per il momentaneo pari. Sottil riabilita una partita meno che mediocre con la gran botta che spezza i cuori dei tifosi bianconeri ma è in buona parte merito di Kean, che battaglia spalle alla porta come pochi. Considerato che sia lui che De Gea stanno vivendo un momento di grazia, questo punticino è importante per chiudere al meglio l’anno e confermare che la Fiorentina non è arrivata da quelle parti per caso. Con questo carattere, la Viola potrà giocarsela fino alla fine. Contateci.
La Lazio sfiora l’impresa (6,5)
Pochi giorni fa, nel valutare il Natale delle squadre top, avevo detto che il problema numero uno della Lazio era la mancanza di risultati con le grandi. A giudicare da come sono scesi in campo i capitolini, i ragazzi di Baroni avevano una gran voglia di battere la prima della classe e mettere a tacere i critici una volta per tutte. Per quasi un’ora, le Aquile avevano fatto fare una pessima figura all’Atalanta, con Gila che annulla De Ketelaere mentre Marusic e Tavares vincono i rispettivi duelli sulle fasce. Aggiungi la gran partita di Rovella e Guendouzi, che umiliano la tosta mediana delle Dea ed il golazo di Dele-Bashiru è il giusto premio per la fiducia concessagli dal tecnico. Considerato quanto si sono sbattuti Zaccagni e Castellanos, la vittoria sembrava già scritta.
Le partite, però, durano 90 minuti e la Lazio arriva al momento critico della gara con le gambe imballate ed il serbatoio vuoto. La speranza di Baroni è che le seconde linee riescano a difendere il vantaggio ma le cose non vanno così. Se Pellegrini è decisivo nello spazzare via un gol fatto, Isaksen e Dia deludono: se lo svedese non trova mai lo spunto giusto, l’errore dell’ex Salernitana è di quelli da matita blu. Baroni potrà maledire la sfortuna, visto che se il senegalese avesse gonfiato la rete, i tre punti sarebbero rimasti nella capitale. Fossi il tecnico biancoceleste, però, mi godrei senza problemi il cenone di Capodanno: un’Atalanta così in crisi non si vedeva da parecchio. Se la Lazio riuscirà a gestire meglio le energie, se la batterà con chiunque.
Roma, con Dybala tutto è possibile (6)
Ormai i tifosi della Magica si sono messi l’animo in pace: quando la Roma scende in campo non sai mai cosa aspettarti. Dopo le pazzesche montagne russe delle settimane scorse, l’undici di Ranieri è sceso in campo al Meazza con la consapevolezza che per portare a casa un risultato sarebbe servita una partita maiuscola. La Roma torna a casa con un punto che non muove molto la classifica ma che vale tantissimo dal punto di vista del morale, visto che arriva dopo una partita nella quale i giallorossi hanno rischiato di fare il colpaccio. La sfida del Meazza ha visto una Roma nella quale tutti hanno fatto la propria parte, confermando la bontà di un progetto che, una volta trovato un tecnico esperto, sta iniziando ad esprimere un gioco niente affatto banale.
A fare la differenza, specialmente nel secondo tempo, la fanno gente come Saelemaekers, tuttora di proprietà del Milan, un Paredes ritrovato, un Pellegrini che sfiora il 2-1 e che porta acqua ad un Pisilli elettrico e un Paulo Dybala che dimostra come, se non frenato da problemi fisici, è ancora capace di giocare un calcio trascendentale. Lo stesso Dovbyk, oggetto misterioso dei giallorossi, sta facendo grossi passi avanti: se riuscisse a sbloccarsi anche davanti alla porta, il girone di ritorno della Roma potrebbe riservare parecchie soddisfazioni alla tifoseria. Non tutti i problemi dei giallorossi sono risolti, ma alla fine il lavoro di Ranieri sta iniziando a portare frutti. Liberi di fare tutti gli scongiuri del caso ma il 2025 della Roma potrebbe essere davvero memorabile.
Atalanta, una panchina da record (6)
Trovarsi di fronte una squadra che fatica con le grandi dopo 11 vittorie consecutive sembrava il viatico ideale per chiudere l’anno con l’ennesimo acuto ed il primo posto in solitaria. Di fronte ad una Lazio davvero scatenata, però, l’Atalanta va in confusione, con la difesa che soffre la verve di Castellanos ed è salvata da alcune paratone di Carnesecchi. A parte Bellanova, la mediana è in netta crisi e non è aiutata dagli evanescenti Pasalic e De Ketelaere. Insomma, tutto sembrava apparecchiato per una battuta d’arresto da parte della Dea. Il Gasp, però, è uno che di calcio ne sa parecchio ed indovina le mosse giuste per capitalizzare il calo di una Lazio che aveva speso davvero tantissimo nel primo tempo. Ancora una volta sono le seconde linee a fare la differenza.
Per la prima volta, i bergamaschi perdono il confronto con una rivale proprio sul terreno del ritmo e dell’aggressività, solitamente le carte vincenti della Dea. Il tecnico orobico, però, si affida a Samardzic e Zaniolo, che riescono a dare la scossa ad un gruppo un po’ frastornato dagli schiaffoni ricevuti dalla Lazio. Anche l’occasione divorata da Cuadrado in area piccola non è che un episodio visto che davanti la Dea ha sempre uno come Lookman, capace di svoltarti la partita in un attimo. Proprio quando la Lazio pensava di averla spuntata, ecco il pari di Brescianini, merito della combinazione tra Zaniolo e il nigeriano. Considerato come si era messa la partita, questo è un punto pesantissimo. L’Atalanta non è un’imbucata: scacciarla dalla testa non sarà semplice.
Napoli, ancora non ci siamo (5,5)
Il respiro di sollievo collettivo del pubblico del Maradona al gol di Raspadori è prova provata di quanto i partenopei abbiano sofferto nell’incrocio con il coraggioso Venezia di Di Francesco. La rete dell’avanti azzurro è fondamentale non solo perché consente al Napoli di chiudere il girone d’andata in testa ma perché evita le tante polemiche che sarebbero seguite ad un pareggio a reti bianche. Se molti avranno negli occhi le gran parate del promettente Stankovic, il problema vero è che in avanti si salva solo David Neres, dato che Kvaratskhelia è impreciso mentre Lukaku non approfitta della migliore forma per tornare al gol. Vista la prova opaca di McTominay, tocca al brasiliano cercare di sparigliare le carte, cosa che si rivelerà decisiva al triplice fischio.
In realtà l’undici di Conte è stato imbrigliato dall’organizzazione dei neroverdi, che hanno impedito ad Anguissa ed Olivera di far valere la propria fisicità. Se Juan Jesus non ha fatto rimpiangere l’assente Buongiorno, ci vogliono l’esperienza di Di Lorenzo ed un paio di parate di Meret per evitare che il Venezia si prenda la partita. I tre punti sono merito del migliore in campo, quel Giacomo Raspadori che sceglie il momento migliore per tornare al gol e permettere al Napoli di riprendersi la testa della classifica. Se il Capodanno sarà festeggiato alla grande, l’inizio del 2025 sarà da incubo: con Fiorentina, Atalanta, Juve e Roma, Conte sa bene che i campani dovranno fare un netto salto di qualità per evitare di perdere contatto con il treno dello scudetto.
Juve, un pari diverso dagli altri (5,5)
Dopo aver passato mesi a fare le pulci alla nuova Juve di Thiago Motta, a lamentarsi del fatto che non ha un gioco, che è troppo rinunciataria, l’ultima partita dell’anno allo Stadium ha finalmente visto una Juventus aggressiva, decisa ad imporre il suo calcio. Il problema è che, in questo caso, cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia. Dopo la sofferta vittoria a Monza, ecco un altro pareggio che sparge sale sulle ferite del popolo bianconero. La cosa assurda è che, fino alla staffilata di Sottil, la Juve sembrava finalmente in grado di mettere in ghiaccio la partita, trascinata da giocatori in crescita che facevano sperare in un girone di ritorno di tutt’altro tenore. Poi è arrivata la scivolata di Cambiaso e la Vecchia Signora è passata dalle stelle alle stalle senza passare dal via.
Da queste parti cerchiamo sempre di andare oltre al risultato e, in questo caso, il punteggio è una delle poche cose che non hanno convinto nella prestazione della Juve. A parte le sbavature sulle reti e le prove di McKennie e Mbangula, non mancano le ragioni per essere ottimisti: Locatelli e Conceição confermano i passi avanti delle ultime partite, Koopmeiners sta tornando quello di una volta mentre Thuram si conferma la vera arma segreta di Thiago Motta. Miracoli di De Gea a parte, con un attaccante vero al posto di Vlahovic questa Juve avrebbe parecchi punti in più. I bianconeri sono ancora a metà del guado ma la direzione sembra quella giusta. Certo che perdere due punti quando avevi la partita in tasca è una roba che Tafazzi scansate proprio...
Milan, un epilogo assurdo (3)
Alla fine, dopo una sceneggiata durata fin troppo, la sfortunata gestione Fonseca sembra davvero finita. Senza che nessuno della dirigenza abbia avuto la decenza di metterci la faccia, la scure è calata dopo l’ennesimo, sfortunato pari casalingo. Il tempismo, però, è altamente sospetto, visto che pareggiare contro una squadra lunatica ma sempre pericolosa come la Roma non è certo una giusta causa. Guardando i singoli, la gara dei rossoneri non è così diversa da tante altre partite: Gabbia e Thiaw sottotono, Emerson Royal e Theo discreti, Bennacer e Chukwueze positivi mentre Jimenez è il solito folletto imprevedibile. L’unica colpa di Fonseca è forse aver dato ancora fiducia a Terracciano, che ha sprecato l’ennesima occasione per dimostrare la sua utilità per il progetto.
Il Milan, ieri, oggi e domani, può affidarsi alle solite certezze: Maignan in porta, Fofana che, oltre a recuperare palloni su palloni, sta diventando un uomo assist ed il solito, inarrivabile Reijnders, la cui qualità e carattere sono insostituibili in questo gruppo. Anche i problemi rimangono sempre gli stessi, dall’anonimo Abraham ad uno come Alvaro Morata, che l’impegno e la grinta ce li mette sempre e comunque. Il resto? Il resto non c’è. La squadra è compatta, prova sempre a fare la partita, venendo tradita da qualche errore di troppo.
Cambiare allenatore proprio alla vigilia della Supercoppa è una mossa di autolesionismo assoluto, che non potrà che allargare il fossato tra la proprietà e la tifoseria. Al tifoso rossonero rimane solo tanta rabbia e travasi di bile epocali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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