Mentre il resto del mondo si divide tra cenoni pantagruelici e micidiali abbiocchi post-prandiali, il calcio tricolore vive uno dei Natali più strani degli ultimi anni. Invece della pausa invernale, l’inserimento in calendario della bislacca Supercoppa invernale costringe tutti a concentrare le festività in pochi giorni, per poi tornare in campo. In una stagione serratissima, questo momento di pausa consentirà a tutti di riflettere su quanto si è visto finora in campo e trarre le prime conclusioni. Per quanto ci riguarda, proveremo a capire cosa frullerà nella testa di alcuni protagonisti del massimo campionato italiano e se, sotto l’albero, hanno trovato tanti bei regali o solo un sacco di carbone. Invece di essere “più buoni per Natale”, saremo un filino perfidi ma sempre col sorriso sulle labbra. Buon divertimento.
Atalanta, col Gasp è festa grande
Ben pochi tecnici di una “provinciale” hanno vissuto un Natale così lussuoso come quello che vivrà il numero uno della Dea. A parte che da qualche lustro di “piccole” da sole in testa alla classifica non ne vedevamo, l’allenatore dell’Atalanta sembra vivere un momento di grazia quasi irripetibile. Se i gufi sono lì, col fucile spianato, pronti ad impallinare il primo passo falso della Dea, gli orobici se ne fregano altamente, continuando la corsa forsennata verso il sogno scudetto. Se, fino a poche settimane fa, a Zingonia ti avrebbero ricoperto di insulti al solo menzionarlo, ormai la pantomima è finita. Dopo un girone d’andata memorabile, anche i più superstiziosi hanno ammesso che la banda del Gasp sembra essere in grado di completare un’impresa quasi impossibile.
Per anni si è detto che nessuna non-grande avrebbe potuto tenere il passo, visto il calendario sempre più fitto e gli infortuni che, prima o poi, falcidiano anche la rosa più attrezzata. C’era chi giurava che il nuovo formato della Champions avrebbe penalizzato le realtà minori e che, prima o poi, i nodi sarebbero venuti al pettine. Il Gasp sente tutto, si appunta tutto sul taccuino e se la ride alla grossa. L’Atalanta gioca il migliore calcio della Serie A, procede con la sfacciataggine di chi sa di non essere arrivato così in alto per caso, trovando sempre gli uomini giusti al momento giusto. Il fatto che De Ketelaere e Lookman siano passati da bidoni a uomini-mercato in neanche due anni è merito del Gasp, che raccoglie quanto seminato. Magari finirà, ma per ora a Bergamo si gode.
Inter, una festa lunga un anno?
Anche se l’ottimismo sulla sponda nerazzurra del Naviglio non manca mai, ben pochi si sarebbero aspettati che, dopo il trionfo della seconda stella, la macchina perfetta di Simone Inzaghi avrebbe continuato a macinare risultati con questa regolarità. Se le prime pagine se le sono conquistate a ragione le rivali, ripetersi dopo un’annata del genere non è mai semplice per nessuno. Questo secondo posto arriva dopo un girone d’andata praticamente perfetto, tranne la dolorosa macchia del derby e tre pareggi che avrebbero potuto tranquillamente essere vittorie. Se il calcio della Dea è forse più spettacolare, a far paura alle rivali è la tranquillità quasi sovrannaturale con la quale l’Inter ha stritolato squadre quotatissime, inclusi gli orobici e la sorpresa Lazio.
A rendere ancora più dolce il Natale della Beneamata è la consapevolezza che questo gruppo non ha ancora espresso il suo calcio migliore e che parecchi protagonisti della corsa scudetto sono ancora lontani dalla forma migliore. Una striscia di risultati del genere senza poter contare sulle reti di Lautaro Martinez, con un Barella non al meglio ed un Calhanoglu che solo ultimamente sta tornando ai livelli dell’anno scorso è quasi insensata. In questo momento il pericolo per l’Inter è di farsi prendere dall’entusiasmo e sottovalutare le rivali. Per fortuna Inzaghi e la dirigenza sanno che, visti i tanti impegni, serve l’aiuto anche di giocatori che il campo lo vedono raramente. Sotto l’albero c’era un pacchetto col 21° scudetto: all’Inter il compito di non farselo scippare dalle rivali.
Lazio, ora serve vincere con le grandi
In quel di Formello cosa sia una stagione normale credo siano in ben pochi a ricordarlo. Se molti dei fedelissimi dei biancocelesti sono certo felici che le sceneggiate di qualche anno fa siano un ricordo lontano, rimane sempre il timore che basti un niente per mandare in frantumi il lavoro di mesi. In estate, se aveste chiesto ad un tifoso qualsiasi della Lazio cosa si aspettava da questa stagione, molti avrebbero semplicemente fatto gli scongiuri o alzato gli occhi al cielo. Nonostante le aspettative fossero ai minimi storici, Marco Baroni non si è fatto influenzare, si è tirato su le maniche ed ha trasformato un gruppo con tante novità in una squadra vera. Col giro di boa alle porte, difficile non ammettere che i risultati hanno ecceduto di molto le previsioni della vigilia.
Non tutto è andato al meglio, visto che in Serie A sono arrivate anche alcune pesanti battute d’arresto del tutto inaspettate ma le Aquile hanno sempre avuto l’enorme merito di giocarsela sempre con grinta e voglia di imporre il proprio calcio. Ancora meglio sono andate le cose in Europa, dove il primo posto alla sesta giornata ha fatto alzare parecchie sopracciglia. A far andare di traverso il panettone ai tifosi, però, è il fatto che, a parte l’impresa con il Napoli, ogni volta che i capitolini hanno incrociato le spade con una grande, sono tornati a casa con le pive nel sacco. L’entusiasmo per il quarto posto è più che giustificato ma resta da sciogliere un dubbio: riuscirà Baroni a far sì che questa rosa talentuosa possa giocarsela fino in fondo con le tre sorelle?
Viola, calma e sangue freddo
Cos’è che rende vincere a Firenze molto più difficile che in gran parte delle altre piazze del calcio italiano? Il fatto che la tifoseria viola, dopo decenni di sofferenze, sembra fermamente decisa a complicarsi la vita. Dopo che la scelta di Palladino era stata salutata con pochissimo entusiasmo e parecchie critiche ingenerose, la straordinaria striscia di risultati messa dalla Fiorentina aveva fatto andare in brodo di giuggiole anche le frange più riottose della tifoseria toscana. Quel Kean dato da molti come un quasi ex giocatore è tornato a segnare come non faceva dai tempi del Psg e anche alcuni dei nuovi inserimenti, salutati con estremo scetticismo, hanno iniziato a far vedere di cosa sono capaci. Insomma, le stelle sembravano finalmente allineate sopra la città del Giglio.
Invece di continuare a macinare risultati e conquistare peana per il lavoro dell’ex tecnico del Monza, l’enorme spavento per l’incidente a Bove sembra aver rotto qualcosa nelle sicurezze della Fiorentina, che, dopo una vittoria troppo sofferta col Cagliari, ha subito due sconfitte difficili da digerire. Invece di galvanizzare una rosa ancora in costruzione, le polemiche sul comportamento di Italiano hanno incrinato le sicurezze di questa squadra. Per ora i mugugni sono ancora sotto al livello di guardia ma se la Viola dovesse tornare dallo Stadium con zero punti, la situazione potrebbe degenerare in fretta. Anche se va contro ad ogni loro istinto, i tifosi dovranno mordersi la lingua e fidarsi di Palladino. Mettersi a litigare proprio ora sarebbe un errore imperdonabile.
Napoli, qualcosa non torna
Il ritorno in panchina di Antonio Conte è stato vissuto a Napoli come quasi tutto in quella affascinante realtà parallela: un pazzesco saliscendi, delle montagne russe che vanno dall’entusiasmo più scatenato a momenti di disperazione assoluta. La classifica, almeno per ora, sorride ed i partenopei sembrano in grado di tenere il passo delle altre due componenti dello strano trio che sta dominando la Serie A. Per chi non si limita agli highlights o ai semplici risultati, qualcosa, però, non torna. Il secondo posto del Napoli è arrivato grazie ad una serie di casualità difficili da ripetere e una mano importante della Dea Bendata, che ha il brutto vizio di essere parecchio volubile. Considerato quanto ha speso De Laurentiis in estate, non il massimo.
Nel calcio tutto è possibile, ci mancherebbe altro, ma, nella stragrande maggioranza dei casi, alla fine dei conti vincono le squadre più solide ed equilibrate. Il Napoli di Conte, pur senza gli impegni europei e la Coppa Italia, non ha quasi mai convinto fino in fondo. Anche quando sono arrivate vittorie importanti, è stato costretto spesso e volentieri a scendere in trincea, affidandosi ad una difesa mai apparsa del tutto solida. Il lavoro di Conte non è certo ancora finito, diversi giocatori sono in crescita ma la sensazione è che quando le distrazioni diventano una costante, prima o poi finirai per pagare il conto. Liberissimi di fare tutti gli scongiuri del caso ma, almeno per ora, il Napoli sembra il proverbiale vaso di coccio nella lotta per lo scudetto.
Juve, un pasticciaccio brutto assai
Possibile che dopo un girone d’andata senza sconfitte il tecnico di una grande del calcio italiano finisca sulla graticola? A quanto pare sì, se la squadra ha come mantra il culto della vittoria e l’allenatore in questione ha pareggiato qualche partita di troppo. Sulla pareggite acuta della Vecchia Signora si è versato fin troppo inchiostro ma, seduti attorno al tavolo del cenone, dirigenti e tifosi bianconeri dovrebbero forse farsi un esamino di coscienza ed ammettere che i problemi sono ben altri. Alla fine, riporre tutte le speranze in un tecnico di belle speranze reduce da un buon lavoro al Bologna ha impedito di ammettere che la rosa messa a sua disposizione era stata assemblata in maniera poco oculata, dando origine a buona parte delle magagne che stanno venendo ora a galla.
Stracciarsi le vesti per i troppi infortuni, molti dei quali peraltro traumatici e quindi dovuti solo alla malasorte, può aiutare a far andar giù il pandoro ma è del tutto inutile a far uscire la Juventus da questo momento complicatissimo. Battere prima della Supercoppa una squadra come la Viola di Palladino potrebbe essere il modo migliore per mettersi alle spalle le tante prestazioni anonime che hanno fatto andare su tutte le furie la tifoseria. Il problema è che, a parte qualche singolo, questa rosa milionaria è finora riuscita ad esprimere solo un non-gioco francamente inguardabile, ben lontano da quanto promesso all’inizio dell’era Motta. A lui toccherà il compito non invidiabile di evitare che la situazione precipiti proprio prima del momento chiave della stagione.
Rassegnatevi, questa Roma è pazza
Considerato che gli ultimi mesi a Trigoria e dintorni sembrano tratti dalla sceneggiatura di una telenovela messicana, sono sicuro che la mini-festa natalizia sarà accolta con un enorme sospiro di sollievo da molti amanti della Magica. Nessuno, neanche il più trinariciuto dei tifosi, è convinto che le pazzesche montagne russe dei giallorossi siano dietro l’angolo ma la manita rifilata ad un Parma ben sotto il minimo sindacale in quanto ad impegno ha reso le feste sicuramente più tranquille. Cosa fa, invece, la società? Rinfocola le polemiche sul rinnovo del protagonista assoluto di questa vittoria, quel Paulo Dybala che è croce e delizia della tifoseria romanista. Nel mezzo, come al solito, Ranieri, romano e romanista, che prova disperatamente a tenere la barra dritta.
Cercare una logica nel ruolino della Roma è tanto futile quanto impossibile. Come fai a mettere una accanto all’altra le partite giocate contro Como e Parma, ma anche la vittoria schiacciante sul Braga con il tracollo a Firenze? I giallorossi sono una squadra imperscrutabile, capace di passare dall’inferno al paradiso in pochi giorni per poi tornare a farsi maledire dai tantissimi che, bontà loro, continuano a riempire l’Olimpico. Sensazioni a parte, rimangono i freddi numeri che raccontano come, con otto sconfitte sul groppone, la zona retrocessione sia a soli quattro punti. Alla fine, la cosa migliore che posso augurare ai tifosi della Roma è di mettersi l’animo in pace e sperare che, a forza di alti e bassi, Sor Claudio riesca a compiere un altro miracolo all’ombra del Cupolone.
L'amarissimo Natale del Diavolo
Chi ha vissuto e gioito della meravigliosa era del Milan spaziale, quello che dominava in Europa e conquistava tifosi in ogni angolo del pianeta sapeva, in fondo al cuore, che quell’epoca sarebbe finita e che sarebbero arrivati gli anni delle vacche magre. Il calcio è un continuo divenire, nel quale l’unica cosa che conta è l’ultimo risultato ma l’unica cosa certa è che un Natale come quello dei fedelissimi del Diavolo non lo augurerei nemmeno al mio peggior nemico. A meno di chi non viene pagato per tenere a bada la tifoseria, l’orizzonte del Milan è davvero cupo, tanto da far perdere la speranza anche ai più ottimisti. Più che i dati oggettivi, peraltro poco incoraggianti, la cosa peggiore è la consapevolezza che questa sarà l’ennesima stagione buttata.
Cosa non va a Milanello? A parte alcuni giovani di belle speranze, da Jiménez a Camarda, quasi niente. Un tecnico mai amato che sembra predicare nel deserto, le punte di diamante della corsa scudetto che hanno una gran voglia di andarsene, un paio di anarchici fantasisti che alternano fiammate abbacinanti a prestazioni inqualificabili ed una serie di discreti giocatori le cui evidenti limitazioni sono sempre più ovvie.
Aggiungi una proprietà che ha il pessimo vizio di parlare poco, a sproposito e nel momento più sbagliato possibile ed il quadro è completo. Se calciatori e dirigenti sono pagati profumatamente, il tifoso medio ha solo tanta amarezza in corpo ed una gran voglia di mandare tutti a quel paese, anche se volesse significare ripartire da zero.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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