I punti chiave
L’infinita telenovela sul futuro dello stadio più famoso d’Italia vede un nuovo capitolo all’insegna del grande nervosismo. Visto che, a quanto pare, le società si sarebbero stufate di assecondare i bizantinismi dell’amministrazione meneghina, il rischio di ritrovarsi col cerino in mano è ben presente. Pochi si aspettavano che il sindaco Sala lavasse i panni sporchi della maggioranza in pubblico. La scena vista al Consiglio Comunale è certo inconsueta: da una parte il sindaco furioso, dall’altra i consiglieri di maggioranza, oggetto della sua filippica. Parole pesanti come macigni: “Non avete fatto una proposta sensata in due anni e mezzo, se l’avete qualcuno si alzi in piedi ora e dica che c’è una proposta e che venga condivisa dalle società. Io non l’ho sentita in due anni e mezzo”.
A quanto pare l’intenzione di non parlare più dell’annosa questione è finita nel dimenticatoio quando si è sentito attaccato dalla sua stessa maggioranza. Questa è la versione ufficiale, ma molti si dicono sicuri che il nervosismo del sindaco sia dovuto al fatto che, proprio oggi, il Milan avrebbe trovato l’accordo preliminare con i proprietari del terreno nel comune di San Donato Milanese individuato per lo stadio di proprietà. Insomma, dietro alle sceneggiate ci sarebbero problemi politici molto concreti per il comune meneghino, che potrebbe presto trovarsi a gestire una costosissima cattedrale nel deserto.
In consiglio si sfiora la rissa
A quanto pare, a scatenare la reazione stizzita del sindaco Sala sarebbe stato un intervento intempestivo del capogruppo dei Verdi, Carlo Monguzzi, che da mesi sta arruolando consiglieri del Pd per impedire ad ogni costo la demolizione del Meazza e finanziare con i soldi del contribuente milanese una complicata e costosissima opera di riqualificazione, senza preoccuparsi del fatto che entrambe le squadre milanesi non si siano dette interessate. Se Monguzzi ha ricordato come il 92% dei milanesi interpellati si sia detto favorevole alla ristrutturazione dello storico impianto, ad irritare Sala è stato il suo riferimento alla bestia nera degli ambientalisti, il consumo di suolo. A sentire loro, né l’area della Maura né San Donato andrebbero bene. Dopo la sparata del solito partito del “no a tutto”, il forzista Alessandro De Chirico si è scagliato contro la gestione della questione da parte della giunta Sala, a suo dire confusa e poco democratica. A questo punto Sala non ci sta, si alza e spara ad alzo zero contro tutto e tutti, prima di tutto il Consiglio Comunale, a suo dire “infruttuoso” nell’affrontare l’agenda San Siro.
Le dichiarazioni degli esponenti politici sarebbero vuote, senza apportare novità che potrebbero convincere le società ad indebitarsi fino ai capelli per far contenti lorsignori. Sarebbero uno “sciocco balletto”, una serie di no senza alcuna “proposta realistica”. Dopo aver corteggiato gli ambientalisti radical chic, Sala vorrebbe rimettere il genio nella bottiglia: “riqualificare San Siro è irrealistico, le squadre non lo vogliono fare, quante volte lo devono ancora dire?”. Il Sindaco è un fiume in piena, ne ha per tutti e manda a quel paese la diplomazia: “Non avete fatto una proposta sensata in due anni e mezzo. Qualcuno si alzi ora. Su dai, uno in piedi. Fate una proposta che possa essere condivisa”. Prima di sedersi e tornare ad osservare il dibattito, si lascia scappare la vera questione spinosa: “Volete che vadano a San Donato, che vadano a Sesto? Allora diteglielo”. La sceneggiata finisce qui, con i capogruppo che si riuniscono col sindaco in una saletta a parte. L’elefante nella stanza, il futuro di San Siro, rimane lì, sempre più imbarazzante per la giunta.
L'accordo tra Milan e San Donato
La notizia che ha evidentemente arroventato i toni del dibattito in consiglio comunale era arrivata poche ore prima, dal comune dell’hinterland di San Donato Milanese. Non siamo ancora alla luce verde definitiva, l’iter è complicatissimo, ma ad attirare l’attenzione dei milanesi è il fatto che l’AC Milan continui a muoversi con decisione per tagliare il nodo gordiano ed iniziare a costruire l’agognato stadio di proprietà. A parte le convulsioni nell’area tecnica e il discusso addio del duo Maldini-Massara, l’attenzione di RedBird è concentrata sull’individuare l’area perfetta per costruire la nuova casa del Diavolo. Nei giorni scorsi si era capito che nelle preferenze della proprietà americana l’area San Francesco a San Donato aveva scavalcato le varie opzioni a Sesto San Giovanni. A far perdere la pazienza alla dirigenza rossonera ed abbandonare definitivamente ogni opzione legata a San Siro sarebbe l’ipotesi che la Sovrintendenza, come successo a Firenze con il “Franchi”, ponga un vincolo sul Meazza. Si prospettano tempi biblici, come nella migliore tradizione burocratica italiana ed il Milan non ha tempo da perdere. Ogni stagione passata senza gli incassi dello stadio di proprietà è un’annata persa nella rincorsa alle grandi d’Europa, alla sostenibilità finanziaria, a quel ritorno nell’elite del calcio mondiale attesa in gloria dai tifosi.
In mattinata si è saputo che il Milan ha sottoscritto un primo accordo con Sportlifecity, la società proprietaria dei terreni dove si potrebbe costruire il nuovo stadio del Diavolo. Dal punto di vista logistico, la zona è perfetta: prima dell’inizio della tangenziale Est e vicino al raccordo con l’autostrada A1, il che permetterebbe ai tanti tifosi non milanesi di raggiungere lo stadio senza doversi preoccupare dell’infernale traffico meneghino. Non si è parlato ancora di costi ma sarebbe un accordo preliminare per la cessione dei permessi urbanistici relativi all’area, dopo il parere positivo ricevuto dal tavolo tecnico con il comune. Da Casa Milan si mettono le mani avanti, ammantando la vicenda di frasi di circostanza: “positivo” il fatto che il dialogo prosegua ma l’accordo non è né vincolante né in esclusiva. A sentire i rossoneri, è un passo importante casomai si dovesse decidere per l’opzione San Donato ma ancora preliminare. Solo una mossa priva di significato? A giudicare dal nervosismo del sindaco di Milano, il messaggio di Jerry Cardinale è stato ricevuto forte e chiaro. Il Milan ne ha avuto abbastanza delle baruffe chiozzotte della politica e si è deciso a fare da solo.
Il coltello dalla parte del manico lo tiene sempre chi ha in mano i cordoni della borsa e tutte le sceneggiate del mondo non cambieranno mai questo stato di cose. Se non vuole perdere il treno, la politica farà meglio ad adeguarsi. Mettersi in mezzo tra un americano e un pacco di soldi è una pessima idea. Prima lo si capisce, meglio è.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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