L'avventura di Rudi Garcia sulla panchina del Napoli è stata a dir poco disastrosa ed è culminata con l'esonero nella pausa di novembre. Un feeling mai nato quello del tecnico francese con lo spogliatoio e con la piazza partenopea, poi sostituito da Walter Mazzarri. Sul banco degli imputati per questa scelta sbagliata e più in generale per la gestione del post scudetto è finito Aurelio De Laurentiis, che in più occasioni ha riconosciuto l'errore sull'allenatore francese.
Proprio il presidente del Napoli, nel corso di un'intervista rilasciata al Corriere dello Sport, ha svelato un curioso retroscena su Garcia. Una frase detta dal francese durante la presentazione alla reggia di Capodimonte lo ha lasciato senza parole: "Quando l'ho presentato avrei dovuto fare un coup de théatre e dire: ve l’ho presentato, però adesso se ne va – spiega – Perché uno che arriva e dice: io non conosco il Napoli, non ho mai visto una partita… Avrei dovuto capire. E invece l’ho preso a ridere. Il fatto è che l’ha ripetuto altre volte". Secondo il patron il lavoro del tecnico doveva essere minimo: "Sarebbe bastato che praticasse lo stesso calcio di Spalletti. Invece ha preteso che mandassi via un preparatore perfetto, per chiamarne uno che… Me l’avevano detto: questo t’imballa i giocatori. Sono dovuto restare a Castel Volturno da mattina a sera".
La scelta su Garcia è arrivata dopo un lungo casting: "Il primo che ho contattato è stato Thiago Motta – a seguito dell'addio di Spalletti –. Non è che ci avessi visto male, eh? Ma lui non se l’è sentita. Perché sai cos’è? Tu vieni a prendere l’eredità di uno che ha vinto lo scudetto in quel modo. E se mi va male, ha pensato, io che cosa faccio? Che poi è la stessa cosa che avrà pensato Spalletti". Poi la decisione di cambiare obbiettivo: "Sono andato su Luis Enrique – ha spiegato – Lui ha fatto venire a Napoli i suoi, mi ha tenuto tre giorni fermo, chiedendomi tantissimi soldi. Avevamo anche trovato un quasi accordo, ma poi ha detto di no, perché ambiva a guadagnare ancora di più. Ed è stata la volta di Nagelsmann".
I nomi erano tanti: "Ne ho consultati cinque o sei, non di più. Ma ho detto quaranta come boutade, per mischiare le carte. E alla fine sono arrivato su Garcia. Che in Italia aveva fatto due secondi posti con spogliatoi turbolenti, pieni di giocatori di grande livello". Meno rimpianti invece sul ds Cristiano Giuntoli, poi passato alla Juventus: "Sai quanti giocatori ha sbagliato lui…Il famoso signor Kvara, per dirne una, è una segnalazione giunta a mio figlio Edoardo, da lui a Micheli e da Micheli a Giuntoli".
La chiusura infine sulla Superlega, tornata alla ribalta dopo la sentenza della Corte Ue: "È stata una mossa sbagliata, che però ha sortito questo cambiamento. Adesso bisogna fare un ragionamento serio. Ho parlato con Florentino Perez e siamo d’accordo a mettere attorno a un tavolo alcuni veri imprenditori, non più e non solo presidenti nominali. Non mi convinceva, lo dissi ad Andrea Agnelli. Mancava un avvicendamento di merito connesso al valore delle singole squadre".
Ecco la sua proposta: "Farei subito una serie E a 14 posti, dove E sta per élite. Sole squadre di città con un numero rilevante di tifosi. Poi due gironi di Serie A da venti squadre. E il resto è dilettantismo, che funga da vivaio".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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