Calcioscommesse, 17 arresti Gip: Doni agiva per l'Atalanta Minacce di morte ai traditori

L'inchiesta di Cremona si allarga: spunta un'organizzazione con sede a Singapore. Sospetti anche su tre partite di Serie A. Arrestato Doni, che tenta la fuga. LEGGI L'ORDINANZA - GUARDA LE FOTO

Calcioscommesse, 17 arresti Gip: Doni agiva per l'Atalanta Minacce di morte ai traditori

Sono scattate questa mattina le manette per 17 persone indagate nell'inchiesta sul calcioscommesse. Diversi i nomi noti coinvolti in quella che gli inquirenti definiscono "una organizzazione transnazionale dedita alla combine di partite di calcio".

Spicca tra gli arrestati Cristiano Doni, ex capitano dell'Atalanta, già sospeso dai campi di calcio per tre anni. Questa mattina, quando ha trovato gli agenti alla sua porta, avrebbe persino cercato di fuggire attraverso il garage, ma è stato bloccato. Il giocatore, insieme a Antonio Benfenati (gestore di uno stabilimento balneare a Cervia) e Nicola Santoni (ex preparatore atletico del Ravenna Calcio), è indagato per aver alterato il risultato di almeno tre partite del campionato di calcio di serie B della scorsa stagione. La custodia cautelare per Doni è stata decisa il pericolo che possa inquinare le prove. Ultimamente, infatti, il calciatore avrebbe pagato parte della parcella dell’avvocato di un altro indagato, Nicola Santoni, per il timore che questi parlasse agli inquirenti. E avrebbe provato persino a modificare i dati del telefono di Santoni, che era nelle mani della polizia postale.

Nell'intercettazione che lo inchioda Doni chiama Santoni sul telefono di un'altra persona e raccomanda al suo interlocutore di camuffare la voce: "Fantozzi, è lei?", dice per chiedere di parlare in falsetto. Dalle indagini viene fuori inoltre che per le comunicazioni che riguardavano le partite incriminate, il calciatore dell'Atalanta usava una sim intestata a un romeno ritenuta "sicura" da eventuali intercettazioni.

Si aggrava anche la posizione della società bergamasca. Secondo il gip Guido Salvini, infatti, Doni "interferiva o tentava di interferire" sul risultato delle partite "anche per conto di imprecisati dirigenti della squadra, che aspirava alla promozione in serie A, utilizzando il supporto costante di un suo gruppo di Cervia".

In carcere sono finiti anche Carlo Gervasoni (calciatore del Piacenza, attualmente sospeso), Alessandro Zamperini (ex calciatore di Serie B e Lega Pro) Luigi Sartor (ex calciatore di Parma, Vicenza, Inter e Roma) e Filippo Carobbio (calciatore dello Spezia). La società spezzina ha sottolineato "la propria estraneità ai fatti imputati a Carobbio, essendo questi riferiti a stagioni passate, in cui il giocatore non figurava tra i tesserati bianchi. In attesa dell'evolversi dell'inchiesta, la Società si riserva di adottare tutti i provvedimenti utili a difendere il proprio nome e la propria rispettabilità".

Nel mirino degli inquirenti ci sono una ventina di match, tra cui anche tre partite di Serie A (Brescia-Bari del 6 febbraio 2011, Brescia-Lecce del 27 febbraio 2011 e Napoli-Sampdoria del 30 gennaio 2011) e almeno cinque di Serie B del campionato 2009-2010 (Grosseto-Reggina del 23 maggio 2010, Empoli-Grosseto del 30 maggio 2010, Cittadella-Mantova del 24 aprile 2010, Ancona-Grosseto del 30 aprile 2010 e Brescia-Mantova del 2 aprile 2010). Per quanto riguarda la massima serie non ci sono però certezze: "Abbiamo dei riscontri ancora non completi, che si basano solo sulla testimonianza di uno dei membri dell'organizzazione criminale".

Quella di oggi è la seconda tornata di arresti: già a giugno sono state arrestate (e liberate dopo qualche giorno) 16 persone tra cui l’ex giocatore della Nazionale, Beppe Signori. La seconda fase dell'inchiesta è stata avviata grazie al "contributo di un calciatore del Gubbio che ha segnalato un tentativo di corruzione nei suoi confronti", come ha sottolineato Marco Garofalo, capo Servizio centrale operativo della Polizia di Cremona. Contemporaneamente anche la giustizia sportiva si è messa in moto. Il procuratore federale Stefano Palazzi chiuse l’inchiesta con i deferimenti relativi al primo filone dell’inchiesta di Cremona e aprì contestualmente un fascicolo bis.

Secondo quanto ricostruito negli atti dell'operazione "Last bet", l’organizzazione è nata nel 2007-2008 e a capo ha un cittadino di Singapore, Tan Seet Eng (detto "Dan"), ora ricercato. Le basi operative erano invece nell'Europa orientale. La rete aveva ramificazioni in Finlandia, Germania, Ungheria, Croazia, Slovenia e Macedonia. Per l’Italia, il referente era Sartor e per combinare i risultati l’organizzazione contattava direttamente i calciatori alla vigilia delle partite. Gli emissari slavi si recavano negli alberghi in cui le squadre erano in ritiro.

E i traditori potevano rischiare anche la vita, secondo quanto rivela una rogatoria acquisita dalla polizia finlandese che ha arrestato Wilson Ray Perumal. L'uomo, uno dei collaboratori di Tan Seet Eng, ha detto che "nel caso un membro o un partecipante all’associazione commetta un errore... è possibile che mettano il traditore in pericolo di morte".

La minaccia era stata riferita a giugno anche da uno dei protagonisti dell'inchiesta italiana, Massimo Erodiani, che in un'intercettazione mentre era al telefono con Gianfranco Parlato si era detto preoccupato per la sorte del portiere Marco Paoloni. L'uomo avrebbe detto che "dietro a questi di Bologna", ci sono persone di Singapore che di mestiere fanno "i trafficanti d’armi".

 

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