Calissano patteggia quattro anni: «Ora posso ricominciare a vivere»

Piero Pizzillo

da Genova

Paolo Calissano, arrestato lo scorso 25 settembre per detenzione di 30 grammi di cocaina e per aver causato, non volendolo, la morte della ballerina brasiliana Ana Lucia Bandeira Bezerra, avendole dato la droga che l’ha uccisa, alle 11 di ieri mattina è uscito da un incubo. Non si è visto a palazzo di giustizia, perché ha preferito non essere presente in udienza, ma è stato sicuramente un momento felicissimo per lui, quando il giudice Maria Teresa Rubini ha deciso di accogliere l’istanza di patteggiamento presentata dal difensore Carlo Biondi. Udienza breve, giusto il tempo per il gup di sancire l’accordo raggiunto tra il legale e il pubblico ministero Silvio Franz, che aveva presentato richiesta di rinvio a giudizio per omicidio, come conseguenza di altro reato (cessione di droga) e detenzione di stupefacenti (nell’istanza si parlava anche di altri 5 o sei casi precedenti di cessione gratuita di cocaina da parte di Calissano ai partecipanti ai suoi droga party). Complessivamente quattro anni di reclusione, pena ritenuta equa dal giudice Rubini.
L’iter processuale può considerasi concluso. Entro due mesi la sentenza dovrebbe passare in giudicato e, quindi diventare definitiva, visto che non sembra praticabile l’ipotesi di un ricorso in Cassazione da parte della procura generale. Va anche detto che il giudice avrà sicuramente tenuto conto nell’accogliere l’istanza di patteggiamento dell’iniziativa spontanea dell’attore di offrire un risarcimento danni ai due figli e al marito della ballerina. «È giusto che lo faccia», aveva detto a Biondi. Tra il legale e il collega che rappresenta i ragazzi è stato raggiunto un accordo sulla cifra, ratificata dal giudice tutelare del tribunale di Livorno dove i minori risiedono: 100 mila euro andranno ai bambini, 20 mila all’ex convivente della ballerina e 25 mila per le spese legali.
L’attore non è venuto a Genova, è rimasto nella comunità terapeutica «Fermata d’autobus» di Trofarello, in provincia Torino, dove è rimasto agli arresti domiciliari sino al 20 febbraio e dove tuttora si trova in cura, con il solo obbligo di dimora. «L’ho sentito molto sollevato - ha detto Biondi - e motivato, pronto a ripartire. È vero che sta scrivendo un libro, lo leggerete quando sarà pubblicato». Calissano, nato a Genova il 18 febbraio del ’67, noto per aver interpretato il ruolo del dottor Bruno nella fiction «Vivere» e di Guido Mantelli in «Vento di Ponente» e anche per aver partecipato all’«Isola del famosi», è libero, con il solo divieto di non allontanarsi da Trofarello. Per il momento resterà in Comunità, mentre l’avvocato Biondi avvierà le pratiche perché il suo assistito possa usufruire di misure alternative alla detenzione. In primo luogo chiederà al tribunale l’affidamento terapeutico perché si curi, pur espiando la pena. Il legale, che ha già chiesto per Calissano il prolungamento dei permessi per la fisioterapia al ginocchio (problema per cui aveva interrotto la partecipazione all’«Isola»), si è detto contento per come si sia conclusa la vicenda giudiziaria, come auspicato dalla Comunità, dove l’attore potrà continuare il suo cammino di recupero.

Paolo Calissano non andrà in carcere, uscirà dal tunnel della droga, ma non potrà mai dimenticare quel tragico droga party tenutosi nella sua abitazione, mentre Ana Lucia Bandeira moriva per un’overdose di cocaina e alcol, lui stesso veniva salvato dal medici del 118 con il Narcan, chiamati da un altro partecipante al festino, Alessio Chiarlo, un benzinaio amico, arrestato a dicembre per spaccio di droga. Nei giorni scorsi sono finiti in carcere quattro senegalesi, fornitori di Calissano.

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