In campo con Marino il partito dell’eutanasia

I DUBBI Secondo Merlo «la candidatura prepara una difficile convivenza all’interno del partito»

In campo con Marino il partito dell’eutanasia

C’è papà Beppino Englaro. E c’è l’ex plenipotenziario di Walter, Goffredo Bettini. Ma anche il nordista rampante Giuseppe Civati a braccetto con l’ultimo segretario ds capitolino Michele Mita. Gli altri del Pd già li apostrofano come la squadra della «buona morte». Come mai? Sono quelli che vogliono per il Pd prossimo venturo Ignazio Marino segretario. Sì, avete capito bene: sono i supporter del partito dell’eutanasia, della crociata laicista del Pd.
Esagerazione? No, basta leggere e rileggere quel che il chirurgo pro-eutanasia risponde a una domanda di Repubblica sul «rischio» viste «le sue posizioni sulla laicità di essere un candidato monotematico»: «Purtroppo - replica Marino - la laicità è soltanto uno dei terreni di ambiguità». Sostantivo, quest’ultimo, che la dice lunga sul Pd del terzo uomo che sfida Dario Franceschini e Pierlugi Bersani e che, secondo papà Beppino, «è persona di grandissimo valore come medico, politico e come uomo» perché «si è sempre battuto per le libertà fondamentali delle persone e per la loro dignità». Certo, sostiene Beppino Englaro, «tutto ciò ovviamente senza nulla togliere agli altri candidati del Pd». Altrimenti detto: applausi a Marino lìder maximo dei laici tutti d’un pezzo, che la vita è robba loro anche quando quella vita è degli altri.
E mentre il radicale Silvio Viale, ginecologo torinese padre della «pillola abortiva», applaude a Marino segretario - «non posso che salutare come utile la sua candidatura, sapendo che la laicità non si ferma ai diritti civili» -, l’ex ministro dell’Istruzione Beppe Fioroni boccia la candidatura della crociata laicista: «La laicità di cui si è fatto portatore è un metodo, non un contenuto. Laicità non significa assenza di valori né pensiero unico. Men che meno ci serve il laicismo». No grande come una casa a un laicista segretario che, bontà sua, sempre su Repubblica afferma tranchant di «non correre per sparigliare» ma di «correre per vincere» e di volere «coinvolgere tanti elettori del Pd che non si sentono rappresentati» anche attraverso internet, «lanciando una campagna sulla rete per far iscrivere più gente possibile».
Tutti insieme nel nome del loro testamento biologico, pasdaran della candidatura pro-eutanasia che, parola del deputato Pd Giorgio Merlo, rischia di «mettere in discussione la stessa identità culturale del partito democratico»: «La forte connotazione laicista che caratterizza la candidatura di Marino da un lato e una sostanziale insofferenza verso altre esperienze culturali dall’altro, introducono le condizioni per una difficile convivenza all’interno dello stesso partito». L’anima ex popolare guarda con preoccupazione al futuro e al presente: «Oggi, come sempre, al Pd serve una grande unità, al di là di alcune differenze politiche legate alle varie candidature a segretario, e non tentativi che mettono in discussione il ruolo, il profilo e la proposta politica unitaria del Pd».


Avviso inequivocabile del no alla deriva laicista e radicale del Pd, alla strada zapaterista che Marino intraprende, chiosa il blogger pd Mario Adinolfi, «con chi è stato per decenni potente a Roma»: non si rinnova, cioè, con Bettini che ha voluto la candidatura di Marino dopo «aver consegnato Roma alla destra populista, per via di una scelta arrogante e legata all’incapacità intrinseca di rinnovamento». Finale degno per Marino che difese il diritto alla morte di Eluana Englaro e che però vuole rianimare il Pd.

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