Capelli bianchi e sneakers

di Federica Artina

Chi lo sa a che età comincia davvero la vita? E se il segreto fosse davvero quello di restare giovani dentro per sempre? O ancora, esiste davvero un'età appropriata per certe cose, siano esse comportamenti o modi di vestire? Già, in fondo chi lo sa davvero. Una cosa è certa: sentirsi liberi e a proprio agio dovrebbe essere una regola base in qualsiasi fase della propria vita.

E invece, nella maggior parte dei casi, passiamo la nostra adolescenza a travestirci per essere accettati da un gruppo o dalla massa, spinti dalla voglia di appartenere a qualcosa che ci identifichi perché noi stessi non siamo ancora in grado di capire chi siamo davvero. Poi diventiamo adulti e le regole da seguire diventano quelle delle convenzioni sociali, dell'etichetta imposta più o meno velatamente dagli ambienti che, gioco forza, ci troviamo a frequentare, siano essi gli ambienti di lavoro, le scuole frequentate dai nostri figli, le amicizie che ci siamo scelti. Poi si cresce ancora. E si dice che più si invecchia e più si torna bambini, spesso dimenticando la meraviglia che questo comporta: la sincerità, l'autenticità, il ridimensionamento delle sovrastrutture che ci circondano.

Cosa c'è allora di più bello del vedere una persona dai capelli colore dell'argento calzare spensieratamente un paio di scarpe da ginnastica? Cosa c'è di più liberatorio del poter indossare un capo che fa stare comodi, che aiuta a muoversi in serenità, liberi di essere liberi? E cosa contribuisce maggiormente allo stile se non il fatto di sentirsi pienamente a proprio agio con se stessi?

Benedetti siano allora gli Anni Duemila e lo sdoganamento, anche da parte della moda più ricercata, delle sneakers per chi l'adolescenza l'ha superata decisamente da un po'. È sempre più frequente incontrare per le strade delle nostre città mamme e figlie, ma anche nonne e nipoti, con lo stesso modello di sneakers ai piedi. Comode. Giovani. Intramontabili.

Ci voleva tanto? Evidentemente sì. Eppure fu proprio mademoiselle Coco Chanel, mica una a caso, a stravolgere il mondo della moda mettendo i pantaloni addosso alle donne senza scalfirne in maniera alcuna il loro fascino. Che scandalo, all'epoca. Eppure lei, Coco, colei che prima di mettere in produzione un modello lo indossava lei stessa per giorni per testarne la funzionalità, lo ripeteva fino allo sfinimento: nei vestiti le donne ci devono vivere. Vivere, lavorare, andare a cavallo, adempiere al multitasking senza freni che, volente o nolente, la quotidianità richiedeva e richiede al gentil sesso.

Benedetta sia Coco, ora e sempre. Ma benedette siano anche stiliste come Phoebe Philo, una per tutte, che in anni assai più recenti ha ribadito alle signore di tutto il mondo che praticità non fa necessariamente rima con sciatteria. Che non è scritto su nessuna sacra tavola dello stile che una gonna longuette esige un tacco a stiletto ma, anzi, se sdrammatizzata con una scarpa sportiva può dare ancora più allure a una figura. Che persino un completo sartoriale, magari in un colore vivace, se indossato sopra una sneaker acquista un twist contemporaneo ed irresistibile. L'imperativo, insomma, è uno solo: rompere le regole. Osare. E soprattutto giocare e divertirsi, soprattutto ad essere se stesse. Stare bene nei propri panni. Un esercizio di stile e di vita che non costa niente e fa guadagnare in serenità. Scarpa (da tennis) libera per tutte, insomma.

Per una volta, care mamme e care nonne, siate voi a rubare le calzature dall'armadio delle vostre figlie e nipoti e non viceversa. Un vintage al contrario tutto da sperimentare: mal che vada vi farà sentire più comode, più belle e più libere e vive che mai. Vale la pena, o no?

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