Pechino - Stavolta Aldo Montano è molto reality, perché non si fa ingabbiare nella «Fattoria» dei ricordi ateniesi e delle veline e delle Arcuri e delle comparsate tv. Stavolta sgombra la pedana da tutto quel che si è visto, letto e scritto su di lui, impugna la sciabola e fa solo e alla grande il guerriero. Concedendosi solo il vezzo di mostrare al mondo, sul podio, il prefisso di Livorno scritto sul palmo delle mani.
Non c’è spazio per i pensieri di ritiro accennati dopo la grande delusione nell’individuale, non c’è spazio per sorrisi patinati, ma solo rabbia sulla pedana, la rabbia di un uomo che ha deciso di prendere per mano gli altri compagni per andare a caccia di un bronzo che sa terribilmente di oro e d’amaro in bocca. La sua ultima stoccata è una stoccata che annichilisce la Vezzali con i pantaloni, ovvero il russo Pozdnyakov, una stoccata che sul 44 pari, dopo un lungo inseguimento, regala vittoria e medaglia ai cavalieri azzurri. «Credetemi», dirà ancora con l’adrenalina a mille «questo metallo vale più dell’argento perché l’argento sa di sconfitta in finale, il bronzo odora di trionfo».
Ha ragione, e poco importa che la vittoria sia figlia della finalina e non della finalona, poco importa che all’ora del pranzo cinese Aldo e Luigi Tarantino e Diego Occhiuzzi avessero perso una semifinale che per oltre metà gara pareva già vinta. Importa invece, eccome se importa, che a batterci fosse stata la Francia perché questo, forse, ha regalato agli azzurri quel pelino di rabbia e furore in più. Al tonfo è infatti seguito un pomeriggio di passione che ha partorito la decisione di ct Andrea Magro, oltre che padre, marito e amante delle ragazze del fioretto, anche ct degli uomini della sciabola: dentro Giampiero Pastore e fuori Occhiuzzi, reo del passaggio a vuoto che aveva permesso ai transalpini di rimontare e andare poi a vincere. «Lo ammetto - confesserà Pastore -, ho sofferto molto a restare fuori dall’individuale e dalla sfida con i transalpini, però io sono uno che non fa polemiche, che rispetta i ruoli, ma quando mi hanno detto se me la sentivo di rientrare, non me lo sono fatto ripetere due volte... Questo è un grande gruppo che merita solo l’oro e in finale con gli Stati Uniti (Francia 45-Usa 37) l’oro sarebbe stato nostro».
Ne è convinto anche e soprattutto Montano, ma Aldo è molto reality, dà poco spazio a lunghe digressioni. «Voi dite che mi sono riconciliato con gli italiani dopo le critiche seguite all’eliminazione nell’individuale, ma gli italiani che mi criticavano eravate voi... Io però non devo riappacificarmi con nessuno, non ho letto nulla e non so che cosa sia stato raccontato, è chiaro però che qualcuno vorrebbe vedermi vincere sempre come la Vezzali... Magari fossi come la Vezzali, purtroppo non lo sono. Però vi assicuro che l’impegno, io, ce lo metto sempre, a volte va bene, a volte no. Di una cosa sono certo: che la rimonta mi ha fatto tornare in mente l’oro di Atene e adesso anche io ho finalmente un bel ricordo di Pechino». E ancora: «Certo, avrei preferito incontrare gli Usa, non certo la Russia, la nostra bestia nera, e lui – dove lui sta per il Vezzali uomo Pozdnyakov –, lui resta un fenomeno ma qui avevo capito che cosa avrei dovuto fare per fermarlo». E c’è riuscito. «La stoccata fatta da Aldo sul russo - dirà Pastore - è la più bella mai tirata su di lui».
Per cui godiamoci questo bronzo che sa di amaro e di oro, godiamoci la scherma nevrotica e isterica che porta comunque a casa «sette medaglie come ad Atene e Atlanta, sei furono a Sydney», dirà il presidente federale Giorgio Scarso. E mettiamoci in riva al fiume ad attendere di vedere come andrà a finire il reality di Montano: si ritira, non si ritira? «Non è che nei giorni brutti dico una cosa e nei belli un’altra. La verità è che non ho ancora deciso, però cambierò maestro e mi piacerebbe il ritorno di Bauer».
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