Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi non molla. Per tre giorni i giornaloni si sono interrogati su che cosa avrebbe fatto in questi giorni prima del ballottaggio. Si sono interrogati a modo loro, ovviamente, e cioè cercando di convincere i loro lettori che il premier si sarebbe tirato indietro. Ecco, ieri Berlusconi ha risposto due volte: in cinque interviste televisive ha parlato di elezioni, di Milano, della tenuta del governo e del futuro del Paese. Ha dimostrato di non voler tirarsi per nulla indietro, anzi: è andato, cioè, all'attacco della sinistra e dei suoi candidati, raccontando agli italiani e soprattutto agli elettori che andranno alle urne domenica 29 e lunedì 30, che disastro sarà se città come Napoli e Milano saranno amministrate dal centrosinistra. Siccome della catastrofe del Pd in Campania abbiamo già avuto la prova negli ultimi dieci anni, si è concentrato sul capoluogo lombardo. Parlando di Giuliano Pisapia ha usato toni forti, ha definito il suo mondo «estremista». Ha parlato da falco, con buona pace di quanti negli ultimi giorni avevano filosofeggiato sulle strategie da adottare in campagna elettorale. Ha lanciato l'allarme sulle frequentazioni del candidato comunista e dei rapporti con i centri sociali, quei centri sociali che tante volte hanno messo a ferro e fuoco la città con il benestare dei leader della sinistra locale e nazionale. Con le sue parole, il premier ha dato una scossa anche al centrodestra, ancora un po' intontito dal risultato del primo turno e troppo autocritico sui toni usati in campagna elettorale. C'è da provare a salvare Milano, ha fatto capire Berlusconi, e non è tempo di centellinare le parole.
Il primo risultato, il premier l'ha ottenuto subito, addirittura prima che le interviste andassero in onda: il Pd, e in particolare il suo segretario Bersani, hanno reagito lamentandosi dell'eccessiva esposizione mediatica e hanno evocato gli spettri di fantomatici regimi. Proprio loro che subito dopo il primo turno delle amministrative hanno parlato di Berlusconi finito, di avviso di sfratto al premier, di chiusura di un'epoca. Bene, si mettano d'accordo con loro stessi, i signori della sinistra: o Berlusconi non fa più presa sui cittadini e quindi è innocuo per loro, oppure è ancora il leader più forte, popolare e deciso di questo Paese e quindi resta una minaccia enorme per chi ha la presunzione di poter governare l'Italia senza avere un' idea, un programma e uno straccio di carisma.
Guardando quello che ha detto il premier e soprattutto la reazione di Bersani ho la sensazione che a sinistra prevalga la seconda ipotesi: hanno cantato vittoria troppo presto e adesso tornano ad avere paura.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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