La carica dei giovani. All'Ariston l'identikit della prossima musica

Da Will a Olly passando per Shari e Colla Zio il Festival torna a essere un sogno dei ventenni

La carica dei giovani. All'Ariston l'identikit della prossima musica

In fondo i «Giovani» del Festival di Sanremo sono l'identikit del futuro musicale. Non di tutto, ma di molto senza dubbio. Dopo la «rivoluzione» iniziata da Claudio Baglioni e portata avanti con enorme (e meritato) successo da Amadeus, l'Ariston è diventato non solo un'immagine dei gusti di una generazione (la cosiddetta Generazione Z) ma pure un traguardo ambitissimo anche da chi - per età, per moda, per formazione musicale - fino a pochi anni fa considerava il Festival un evento da boomer e a noi che ce ne frega.

Ennò.

Oltretutto, portando a sei i «Giovani» direttamente inseriti tra i «Big», Amadeus non ha solo (forse) dilatato ulteriormente i tempi dello show ma ha pure fatto dilatato in prospettiva le adesioni ai Sanremo prossimi venturi. Per capirci, Shari, Will, Colla Zio, Olly, gIANMARIA e Sethu, se la giocano come accadeva mezzo secolo fa quando (Sanremo 1970) l'esordiente 16enne Ron affrontava, in coppia con la quasi esordiente 17enne Nada, la sfida ad armi quasi pari con giganti totali come Adriano Celentano, Caterina Caselli, Rita Pavone, Boby Solo e Iva Zanicchi. In pratica, già dall'autunno le richieste di iscrizione a Sanremo Giovani si moltiplicheranno come mai prima. Bene, bravi, bis. Ma il quoziente musicale dei «debuttanti» vale la pena? Intanto c'è da osservare che tra i «magnifici sei» c'è soltanto una ragazza, ossia Shari, al secolo Shari Noioso, 20 anni, nata a Monfalcone come Elisa, debutto in tv a Tu si que vales nel 2015 e attualmente nella scuderia di Salmo, che è il suo fidanzato e con il quale probabilmente canterà nella serata sanremese dei duetti. Grinta ce n'è, eccome, e la canzone Egoista ha avuto un generale riscontro positivo da chi l'ha ascoltata. Anche i Colla Zio hanno un bel biglietto da visita con Non mi va, supportato da una dichiarazione che rende l'idea del carattere: «Non paragonateci ad altri, siamo unici» hanno detto all'Ansa.

Ecco, la determinazione è un minimo comun denominatore di questi ragazzi che musicalmente galleggiano tra l'urban e il pop, tra genuinità e filtri produttivi, tra inevitabile provincialismo e guizzi d'istinto vero. Ma ad accomunare molti di questi ragazzi c'è anche una caratteristica sempre più rara ma finalmente in via di rivalutazione: il garbo, l'educazione, addirittura l'umiltà. Ad esempio Will (vero nome William Busetti, 21 anni, madre inglese e passione a metà tra brit pop e cantautorato italiano) è in gara con Stupido che potrebbe diventare un manifesto generazionale quanto a nuova attitudine emergente. Arriva da Vittorio Veneto, nel 2020 ha vinto un disco di platino con Estate dopo esser passato da X Factor ma è rimasto ancora nella dimensione di chi ha tanta voglia di imparare e poca voglia di insegnare. Praticamente il contrario di tanti instant rapper gonfi di arroganza che credono di essere già appena un gradino sotto John Lennon. Idem Olly, garbato ma incisivo. Genovese del 2001, arriva al Festival con un bagaglio di 380mila ascoltatori mensili su Spotify, roba da non sottovalutare. È in gara con Polvere, brano all'inizio impalpabile ma lentamente destinato a crescere per forza melodica e capacità attrattiva: «Tutti in casa abbiamo uno scatolone impolverato, abbandonato e dimenticato nella mensola più alta» ha detto.

In ogni caso, chiariamo subito: nessuno di questi ragazzi ha sulla carta una forza dirompente o un refrain che possa avere lo stesso impatto di Sincerità di Arisa, ossia capace di restare appiccicato alle orecchie fin dal primo ascolto.

Ma c'è una bella botta di positività, nel complesso. E un insieme di testi meno banali di quanto ci si potrebbe aspettare, ad esempio Sethu, uno che ha la musica nel sangue e andrà avanti per un bel po'.

Infine gIANMARIA. La sua pronuncia accentuata e persino deforme, quasi un corsivo della 73esima edizione, sarà un punto di attenzione della sfida all'Ariston.

La canzone funziona, si intitola Mostro e lo qualifica come un protagonista che fa gara a sé. Promette bene, per dirla tutta. Come tutti questi esordienti festivalieri, magari non vincenti ma convincenti per attitudine e senso della melodia.

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