Israele, il lunedì del terrore. "È il giorno dell'attacco"

Gps in tilt per disorientare i missili, impossibile lasciare il Paese. Un super-bunker a Gerusalemme per ospitare i leader per giorni

Israele, il lunedì del terrore. "È il giorno dell'attacco"
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Stati Uniti e Israele si aspettano per oggi l'attacco dell'Iran e delle milizie sue alleate nella regione. È la temuta rappresaglia all'uccisione del comandante di Hezbollah Fuad Shukr a Beirut, lo scorso martedì, e del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, il giorno dopo a Teheran. A riferirlo è il sito americano Axios.

La situazione è incandescente in Israele. Voli cancellati, invito a restare vicini ai rifugi, forze armate in allerta. E pure nel vicino Libano.

Anche Roma e Parigi, dopo Washington e Londra, hanno chiesto ai connazionali di «andare via il prima possibile» a causa del rischio di escalation e del coinvolgimento del Paese dei cedri nel conflitto. A conferma, i Pasdaran iraniani promettono: «La risposta allo Stato ebraico sarà nuova e sorprendente». Anche per questo lo Shin Bet, il servizio di sicurezza interna israeliana, ha predisposto un bunker sotterraneo a Gerusalemme per ospitare i leader del Paese per un lungo periodo, in caso di guerra totale con Teheran. Il bunker è stato dotato di capacità di comando e controllo ed è collegato al quartier generale del ministero della difesa a Tel Aviv. «Siamo in altissima allerta» ha fatto sapere il portavoce delle forze di difesa israeliane Daniel Hagari. Nella regione è arrivato il capo del comando centrale americano, il generale Michael Kurilla, per coordinare la risposta degli alleati in difesa dello Stato ebraico in caso di aggressione. Il segnale del Gps in Israele è disturbato, per disorientare la guida degli eventuali missili iraniani.

Benjamin Netanyahu è intervenuto e ha per primo smentito di avere ostacolato i negoziati per il rilascio degli ostaggi con richieste di condizioni eccessive. «È Hamas che ha chiesto l'introduzione di decine di cambiamenti», ha precisato all'inizio della riunione del gabinetto di guerra. E infine ha messo in guardia: «Ci vendicheremo e chiederemo un prezzo molto alto per qualsiasi atto di aggressione contro di noi. Chiunque colpirà i nostri cittadini pagherà un prezzo molto alto, la nostra mano lunga colpisce ovunque sia necessario». A Gaza si continua a combattere. Le Brigate al Qassam, braccio armato di Hamas, hanno rivendicato il lancio di cinque razzi dalla Striscia contro Tel Aviv. Mentre aerei da combattimento israeliani hanno colpito due ex scuole usate come centri di comando a Gaza City, uccidendo almeno 25 persone. Ma non finisce qui l'onda di sangue. Sono due le vittime dell'aggressione con coltello nella città di Holon, a sud di Tel Aviv, un uomo di 80 che si è spento in ospedale e una donna di 66 anni morta subito dopo essere stata accoltellata dal terrorista, un palestinese della Cisgiordania, eliminato dalla polizia. Hamas ha subito elogiato: «È un eroe». Invece almeno tre persone sono decedute e 18 sono rimaste ferite ieri mattina in un'offensiva israeliana contro le tende che ospitano i palestinesi sfollati nell'ospedale dei martiri di Al-Aqsa a Deir al Balah, nel centro della Striscia.

Il pressing internazionale per evitare che la regione si incendi va avanti. Il ministro degli esteri francese, Stéphane Séjourné, e il Segretario di Stato americano, Antony Blinken, hanno avuto un colloquio telefonico. I due hanno chiesto a tutte le parti la «massima moderazione». Si è unito all'appello pure il ministro degli esteri Antonio Tajani che ha convocato una riunione dei ministri del G7. Nel frattempo anche l'altro fronte, quello con il Libano, sembra sempre più teso. «La situazione è preoccupante ma la missione rimane» ha rassicurato il portavoce di Unifil, Andrea Tenenti. Intanto le azioni dell'Aeronautica militare israeliana non si fermano: è stato «colpito il lanciatore di Hezbollah» nel sud del Libano da cui sono partiti nella notte «circa 30 razzi, la maggior parte dei quali è stata intercettata» ha fatto sapere l'esercito di Tel Aviv.

Inoltre, sono state prese di mira altre infrastrutture terroristiche nell'area di Marjaayoun, e sono stati sparati colpi di artiglieria nella zona di Odaisseh. I media libanesi hanno riferito pure di un raid aereo israeliano su una centrale elettrica nella città di Taybeh, nel sud del Paese dei Cedri.

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